Lollipop Chainsaw: alla San Romero c'è solo Juliet

Lollipop Chainsaw: alla San Romero c'è solo Juliet

L’Hack ‘n’ slash a base di lecca-lecca, cheerleader e zombi si rivela dotato di tanta apparenza e poca sostanza. Ciononostante, lo giocherete fino in fondo. Motivo? La protagonista, completamente fuori di testa

di pubblicato il nel canale Videogames
 

Occasioni mancate

Come detto, la caratterizzazione di personaggi e situazione ‘domina’ LC. Ma non ci si deve trarre in inganno. A parte Juliet, tutto il resto del cast poteva essere rappresentato meglio e dotato di comportamenti più profondi.

Su tutto, ci erano stati promessi dialoghi sapidi e costanti tra la protagonista, i boss e soprattutto Nick. Il rapporto tra la cheerleader e la testa sarebbe dovuto essere continuo, vario e divertente. Invasivo (in positivo) come quello tra GlaDOS e Chell in Portal. In realtà le cose non stanno affatto così.

Nick, tolte nuovamente le cut-scene, invece che una spassosa risorsa, si tramuterà presto in una fastidiosa ‘palla al piede’. I promessi dialoghi taglienti diventano un pallido ricordo quando, al protrarsi di una boss-fight, sentiremo la testa ripetere, per l’ennesima volta, un insulto o un commento sconnesso da quanto sta avvenendo. Di fatto, le interazioni di Juliet con i ‘cattivi’, si limitano alle cut-scene che introducono o chiudono le boss-fight. Esse, salvo qualche Funk-caso, sono piuttosto scontate e banali. Durante i combattimenti, invece, gli scambi dialettici sono ridotti all’osso. Quasi solo alla pletora di insulti con cui – spesso molto concretamente (nel senso che le parolacce diverranno lettere enormi in grado di colpire la Starling) – i boss cercheranno di intimorire e fermare la cheerleader.

Peccato. Perché una vera cura di questi aspetti dialogici – visto anche il cast di tutto rispetto, se non alto dal punto di vista dell’originalità – avrebbe rappresentato il fiore all’occhiello della produzione Grasshopper.

 
^