Battlefield 1 è uno dei migliori Battlefield di sempre
Con Battlefield 1 Dice è tornata sui suoi passi, e ha confermato di avere una spiccata predilezione per lo scenario storico. Qui ripristina il suo approccio classico e smette di seguire le orme dei rivali che, grazie alla semplificazione, hanno raggiunto il pubblico di massa.
di Stefano Carnevali pubblicato il 15 Novembre 2016 nel canale VideogamesElectronic ArtsBattlefield
La guerra per porre fine a tutte le guerre
La Grande Guerra fu il primo vero conflitto moderno di larga scala. Prima di essa, infatti, la concezione della guerra era ancora associata all’idea di una competizione ‘nobile’ che, anche nelle sue versioni peggiori, coinvolgeva direttamente solo gli ‘addetti ai lavori’, direttamente impegnati sul campo di battaglia.
Per intere generazioni la guerra era stata vissuta come un rito di iniziazione, in grado di far entrare nell’età adulta attraverso azioni dove temprare coraggio e personalità, ricoprendosi possibilmente di onori.
Prima della Grande Guerra la concezione della guerra era ancora associata all’idea di una competizione ‘nobile’ che, anche nelle sue versioni peggiori, coinvolgeva direttamente solo gli ‘addetti ai lavori’, direttamente impegnati sul campo di battagliaPer quanto lo scontro militare fosse sempre stato violento, foriero di lutti e di difficoltà per tutte le parti in causa, fu solo con la Guerra Civile Americana che l’idea di nobiltà cominciò a discostarsi dalla guerra.
A livello mondiale, però, la disillusione si diffuse solo con l’avvento della Grande Guerra, in cui, comunque, si erano gettate con entusiasmo centinaia di giovani, convinti di andare a coprirsi di gloria, per il Sovrano, la Patria e Dio; combattendo i nemici della civiltà e gli oppressori del proprio popolo.
La guerra del 1914, poi, secondo la propaganda, avrebbe dovuto porre fine a tutte le guerre: fu infatti immediatamente chiaro che la sua portata, per la prima volta nella storia, sarebbe stata globale e che il mondo - una volta deposte le armi -, in un modo o nell’altro non sarebbe più stato lo stesso. Immaginatevi, allora, la carica di entusiasmo che i giovani della classe 1899 (o limitrofe) avrebbero avuto in corpo, una volta gettati nella mischia.
Quello che non era chiaro praticamente a nessuno - nonostante i parziali insegnamenti che si erano potuti trarre dalla Guerra Civile Americana, dove le potenze europee (Germania su tutte) avevano mantenuto per mesi degli osservatori - era che la guerra era definitivamente cambiata.
Discostandosi sempre più dai cavallereschi scontri campali, i conflitti erano destinati a tramutarsi in massacri su ampia scala, con protagonisti soldati di leva - non più i soli ‘professionisti’ - e con il sempre più pesante coinvolgimento dei civili, soprattutto attraverso l’uso sistematico dei bombardamenti sulle città. La brutalità della guerra, poi, sarebbe esplosa anche grazie alla velocità di sviluppo dell’industria bellica che, dalla seconda metà dell’800 in poi, conobbe una crescita vorticosa: la guerra moderna vede protagoniste armi e macchine sempre più devastanti, che seminano morte e distruzione dopo operazioni sempre più semplici compiute dai soldati.
L’impreparazione dei vertici militari della Grande Guerra ebbe come principale e maggiormente iconica conseguenza la trasformazione del conflitto da guerra di movimento a guerra di attesa e stallo. Non per nulla è la trincea ad essere il vero e proprio simbolo della Prima Guerra Mondiale, con tutti i drammi a essi connessi.
Uno degli elementi più caratteristici del Primo Conflitto Mondiale è quello delle condizioni dei soldati al fronte: esse erano pessime - lo sappiamo - ma anche simili, a prescindere dallo schieramento, come raramente successo nella storia.
Poca ideologia, una propaganda ancora di portata limitata, la disillusione per la fine della guerra ‘nobile’: tutte questi elementi fecero sì che il conflitto - diffusamente e rapidamente - divenne poco ‘sentito’ da chi era chiamato a combatterlo. La sensazione diffusa era che fosse qualcosa voluto dalle alte sfere (in realtà loro stesse, in molti casi, vittime degli eventi e degli errori di valutazione dei Generali), utile più che altro a disegnare delle linee di confine sulle mappe.
La stessa tipologia di guerra, caratterizzata da stallo e trincea, esasperò la percezione dell’inutilità del conflitto, creando un'empatia maggiore con i soldati nemici - con cui si condividevano disperazione e condizioni - rispetto a quella provata con chi a casa o con i Comandanti. Non sono rari - soprattutto sul fronte francese - episodi di ‘cessate il fuoco’ e fraternizzazione ben documentati.