John Carmack: la demo di Quake II generata dall'IA di Microsoft non è 'disgustosa'

La tech demo di Quake II generata dall'IA di Microsoft ha scatenato un po' di discussione. A difenderla è sceso in campo persino John Carmack, co-creatore del gioco originale, il quale ha sottolineato l'importanza della tecnologia, non necessariamente un male per l'industria del gaming.
di Manolo De Agostini pubblicata il 09 Aprile 2025, alle 14:01 nel canale VideogamesJohn Carmack, leggendario co-creatore della saga di Quake, è intervenuto pubblicamente in difesa della recente tech demo di Quake II generata con intelligenza artificiale da Microsoft. Il suo commento è arrivato dopo che su X un follower aveva definito il progetto "disgustoso" e "un insulto al lavoro di ogni sviluppatore".
Con il progetto WHAMM (World and Human Action MaskGIT Model), Microsoft ha creato un motore IA in grado di generare in tempo reale ogni frame del gioco basandosi su modelli predittivi, piuttosto che su tecniche tradizionali di rendering. "Non intendiamo replicare pienamente l'esperienza originale di Quake II", hanno chiarito i ricercatori, sottolineando i limiti attuali della tecnologia, al momento qualcosa di "futuribile".
La tech demo di Quake II generata dell'IA e giocabile da browser è molto grezza (la trovate qui), con interazioni nemiche scarse, memoria a breve termine di soli 0,9 secondi, tracciamento impreciso di elementi numerici come la salute e una risoluzione di 640x360 pixel. Allo stesso tempo, però, fa anche "paura", specie a un settore in cui vi sono stati molti licenziamenti negli anni precedenti.
Secondo l'utente "Quake Dad" su X, "un gioco completamente generativo riduce il numero di posti di lavoro necessari per un progetto del genere, rendendo più difficile per gli sviluppatori trovare impiego".
Carmack ha risposto direttamente, cercando di calmare i timori: "Penso che tu stia fraintendendo cosa sia davvero questa demo tecnologica", ha scritto. Poi ha contestualizzato: "I miei primi giochi consistevano nell'assemblare a mano il codice macchina e trasformare i caratteri della carta millimetrata in cifre esadecimali. Il progresso del software ha reso quel lavoro irrilevante quanto la manutenzione delle ruote dei carri".
"[…] Sì, arriveremo a un mondo in cui sarà possibile creare un gioco interattivo (o un romanzo o un film) partendo da un prompt, ma ci saranno esempi di gran lunga migliori del medium, ancora creati da team dedicati di sviluppatori appassionati", ha aggiunto Carmack.
Anche Tim Sweeney, CEO di Epic Games, è intervenuto nel dibattito, condividendo una visione simile: "L'IA alla fine sarà uno strumento potente nella cassetta degli attrezzi di ogni programmatore, artista e designer, proprio come lo sono stati i linguaggi di alto livello, i programmi di disegno e gli script visuali in epoche precedenti".
Entrambi i veterani dell'industria respingono l'idea che l'IA porterà solo all'eliminazione di posti di lavoro e che non usare le opportunità offerte dall'evoluzione tecnologica non è una scelta saggia. "Ci saranno più o meno posti di lavoro per sviluppatori di giochi? Questa è una domanda aperta. Potrebbe seguire la strada dell'agricoltura, dove la tecnologia che fa risparmiare manodopera consente a una piccola frazione della precedente forza lavoro di soddisfare tutti, oppure potrebbe essere come i social media, dove l'imprenditorialità creativa è fiorita a molte scale diverse".
Secondo Sweeney, è più probabile che alla fine si concretizzerà la seconda ipotesi: "C'è sempre il timore che l'automazione porti le aziende a produrre le stesse cose con meno persone. Ma la competizione le spingerà a realizzare il meglio possibile con i nuovi strumenti - e questo di solito significa più posti di lavoro".
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