Gabe Newell, CEO Valve: 'La VR può essere un totale fallimento'
Le parole più realistiche sullo stato attuale della realtà virtuale arrivano da Gabe Newell, che è anche l'esponente del mondo tecnologico che probabilmente più crede nella VR
di Nino Grasso pubblicata il 17 Febbraio 2017, alle 09:01 nel canale VideogamesValveHTCVive
Come ogni tecnologia innovativa, la realtà virtuale comporta dei rischi. Le potenzialità ci sono tutte per sfondare, ma nella pratica ci sono diversi ostacoli da affrontare: il costo dei dispositivi, i limiti delle tecnologie attuali, o la difficoltà di spiegarne i vantaggi senza poterli mostrare per citarne alcuni. L'unico modo per avere un'idea di cosa sia la VR è provarla, ma è chiaro che quando sei l'uomo più ricco al mondo del settore videoludico (stima Forbes) qualche rischio puoi anche correrlo.
Gabe Newell ha un patrimonio netto stimato di 4 miliardi di dollari e di fatto con la sua Valve può permettersi di compiere qualche decisione rischiosa. Del resto la software house di Half-Life e Counter-Strike non è nuova a fare scommesse e fra quelle del passato alcune si sono rivelate oltremodo vantaggiose nel lungo periodo. Ci riferiamo naturalmente a Steam, lo store digitale nonché servizio di videogiochi più grande al mondo che ha debuttato nel lontano 2003.
Inizialmente lanciato come piattaforma per la vendita e la gestione dei propri videogiochi, 15 anni dopo Steam è un colosso del settore dei videogiochi con una base di oltre 150 milioni di utenti. Le iniziative di Valve non provengono tutte da Newell, ma è lui a mettere la firma definitiva sulle prossime mosse della società. E l'ultimo rischio che la società è disposta a compiere è la realtà virtuale, con Valve che è fra le società che più credono nella nuova tecnologia.
Ma cosa ne pensa lo stesso Gabe Newell della realtà virtuale? La risposta ce la dà un'interessante intervista che il CEO di Valve ha offerto in un incontro privato con una serie di giornalisti riportata da Polygon: "Crediamo che la realtà virtuale stia andando benissimo, in maniera coerente con le nostre aspettative", ha dichiarato Newell, continuando in maniera sorprendente: "Ma siamo comunque a nostro agio con l'idea che potrebbe rivelarsi un totale fallimento".
Sorprendente perché Valve, come dicevamo poco sopra, è fra i pionieri della tecnologia e fra i principali esponenti del mercato con il suo Vive. Realizzato da HTC, il prodotto affronta il mercato con un prezzo di 800 dollari, superiore a quello della controparte di Facebook, l'Oculus Rift, che costa solo 600 dollari. Anche lo stesso visore proposto ad un prezzo superiore rispetto alla concorrenza è un rischio, e Newell si è mostrato consapevole anche di questo.
"Vive è il dispositivo più costoso attualmente sul mercato. Ed è a malapena in grado di fare un lavoro marginalmente adeguato nell'offrire un'esperienza in realtà virtuale", le sue ruvide parole. Del resto è questa la peculiarità di Newell, che non deve offrire riscontri a nessun investitore dal momento che Valve non è una società pubblica. Ma proprio da lui suonano bizzarre queste parole, dal momento che comunque è l'esponente del settore tecnologico che più ha creduto e che crede nella tecnologia.
"Alcuni dicono che ci saranno milioni di visori VR venduti, ma noi non siamo così sicuri. Non mi sembra di vedere contenuti in giro capaci di convincere milioni di persone a giustificare una rivoluzione nei propri computer domestici", ha lucidamente dichiarato Newell durante l'incontro. Una visione chiara del mercato che arriva da uno dei più grandi investitori: a prescindere dal costo della tecnologia Newell ammette che non esistono ancora oggi esperienze interessanti per il giocatore.
Le sue parole possono sembrare crude e, come lo stesso Polygon tende a sottolineare, Newell si trova solamente fisicamente sulla Terra, ma la sua mente vaga già nei meandri del futuro. È da lui che però arrivano le riflessioni più realistiche sulla realtà virtuale: è un mercato sul nascere molto interessante, ma da qui ad immaginare milioni di visori venduti ci vorrà del tempo.
10 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infomeno male che ci sono i guanti, i cappellini e le skin che tengono su la baracca
Idem.
La VR invece deve sempre ricreare un ambiente completo e quindi sempre richiede grandi capacità di calcolo.
Certo se per AR intendi realistiche costruzioni in 3d perfettamente integrate nella realtà è molto più complessa della VR.
Già.
L' AR "semplice" (HUD ed evidenziazione di aree di interesse con marker, input/output vocale con traduzione di voci specifiche ecc.) sarebbe già estremamente utile ed utilizzabile nella vita reale, solo che li i limiti sono nella leggerezza ed autonomia dei dispositivi indossabili abbinati.
Fondamentalmente un sistema AR "semplice" fatto bene eliminerebbe il bisogno di smartphone con display "grandi" e permetterebbe di interagire a mani libere
(cosa utile in un sacco di applicazioni lavorative ma poco per videogiochi e cose simili).
Secondo me il problema è tutto li, molti si sono concentrati su cose utili ai videogiocatori o al limite ai progettisti di roba 3D pensando che possano interessare anche gli utenti comuni invece di considerare cose meno ambiziose ma utili a livello professionale a categorie più vaste.
La VR invece deve sempre ricreare un ambiente completo e quindi sempre richiede grandi capacità di calcolo.
Certo se per AR intendi realistiche costruzioni in 3d perfettamente integrate nella realtà è molto più complessa della VR.
Giusto, non avevo considerato che esistono tante "gradazioni" di AR
qui abbiamo tutta la sintesi della questione
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