Dai videogiochi alla terapia per il Parkinson: ecco il chip neurale del fondatore di Steam

Dai videogiochi alla terapia per il Parkinson: ecco il chip neurale del fondatore di Steam

Starfish Neuroscience, startup fondata da Gabe Newell di Valve, dovrebbe rilasciare il suo primo chip neurale entro la fine del 2025. Al momento però si tratta solo di un chip e non di un impianto completo come il Neuralink

di pubblicata il , alle 18:17 nel canale Videogames
ValveSteam
 

Gabe Newell è sicuramente un'icona nella community dei PC gamer. Non tutti forse sanno, però, che il fondatore di Valve e proprietario di Steam ha creato una startup che lavora allo sviluppo di un chip neurale, una soluzione simile al Neuralink di Tesla.

L'idea di Newell ha origini profonde, poiché nasce proprio dalla volontà di consentire alle persone di videogiocare utilizzando solo il cervello. Oltre dieci anni fa, Valve iniziò a studiare le reazioni fisiologiche che scatenavano i videogiochi. Alla GDC 2019 mostrò anche alcuni concept di interfacce cervello-computer per il gaming.

Tuttavia, nello stesso anno, Newell decise di scorporare il progetto e fondare Starfish Neuroscience, una piccola startup concentrata nello sviluppo di un chip più che di un impianto completo come quello di Neuralink. Come notato da Brad Lynch, noto osservatore di Valve, sul blog della società è recentemente apparso un nuovo post.

Le informazioni condivise dalla società descrivono le caratteristiche del primo chip neurale che, secondo le previsioni della società, dovrebbe essere pronto entro la fine del 2025. Il chip dovrebbe consentire di leggere e registrare le informazioni e sviluppare impulsi per stimolare aree diverse del cervello.

"Prevediamo che i nostri primi chip arriveranno verso la fine del 2025 e siamo interessati a trovare collaboratori per i quali un chip del genere potrebbe aprire nuove ed entusiasmanti strade" si legge nel post sul blog di Starfish. "In questa fase iniziale, siamo particolarmente interessati a collaboratori per i quali questa tecnologia si integrerebbe bene con il loro lavoro esistente in settori come la distribuzione di energia e le comunicazioni wireless, o coloro che progettano interfacce neurali impiantate personalizzate".

In buona sostanza, almeno per il momento, la società non ha progettato sistemi di alimentazione o di implantazione cerebrale. Starfish è alla ricerca di partner con i quali integrare semplicemente il chip, probabilmente per semplificare la fase di test.

Di seguito la scheda tecnica riassuntiva del chip:

  • Bassa potenza: consumo energetico totale di 1,1 mW durante la registrazione normale 
  • Fisicamente piccolo: 2 x 4 mm (passo BGA 0,3 mm) 
  • In grado sia di registrare (picchi e LFP) che di stimolare (impulsi bifasici) 
  • 32 siti di elettrodi, 16 canali di registrazione simultanei a 18,75 kHz 
  • 1 sorgente di corrente per la stimolazione su coppie arbitrarie di elettrodi 
  • Monitoraggio dell'impedenza a bordo e misurazione transitoria della tensione di stimolazione 
  • L'elaborazione digitale dei dati integrati e il rilevamento dei picchi consentono al dispositivo di funzionare tramite interfacce wireless a bassa larghezza di banda. 
  • Realizzato con il processo TSMC a 55 nm

Tuttavia, questo non significa che non intenda realizzare un impianto completo. Anzi, proprio come si legge nel post, l'obbiettivo è un impianto più piccolo e meno invasivo rispetto alla concorrenza, ma che in più consenta di connettersi a molteplici regioni del cervello contemporaneamente, una caratteristica fondamentale secondo la società per affrontare alcune patologie.

"Ci sono sempre più prove che un certo numero di disturbi neurologici comportano disfunzioni a livello di circuito, in cui le interazioni tra le regioni cerebrali potrebbero essere mal regolate" ha scritto il Dr. Nate Cermak, neuroingegnere dell'azienda.

Un caso in cui si verificano queste disfunzioni è il morbo di Parkinson, dove le interazioni tra le aree del cervello vengono compromesse. In sintesi, Starfish conta di poter riequilibrare le interazioni tra le varie regioni, anche se non spiega quali sarebbero gli effetti (ammesso ce ne siano) sul decorso della malattia.

Nel frattempo, l'azienda sta lavorando anche a un "dispositivo di ipertermia di precisione", ovvero un apparecchio capace di distruggere i tumori attraverso un calore mirato, e un "sistema di stimolazione transcranica" (TMS) per affrontare condizioni neurologiche come il disturbo bipolare e la depressione.

1 Commenti
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LMCH27 Maggio 2025, 11:26 #1
Tutto molto bello, ma il vero problema sono le connessioni con le cellule del cervello, sia gli elettrodi che le fibre ottiche attualmente utilizzati troppo spesso non mantengono la posizione sul lungo periodo oppure vengono riconosciuti come materiale estraneo e gli si forma tessuto cicatriziale attorno.
Servono grossi investimenti sulle interfacce ed i materiali più che sui chip.

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