Starfield: le nostre prime impressioni sull'odissea spaziale di Bethesda - Anteprima
Il prossimo 6 settembre Starfield debutterà in tutto il mondo, per la gioia dei giocatori PC e Xbox Series X|S. Abbiamo avuto la possibilità di provare in anteprima il nuovo GdR fantascientifico di Bethesda Game Studios, raccogliendo le prime impressioni su uno dei titoli più colossali del decennio.
di Pasquale Fusco pubblicato il 31 Agosto 2023 nel canale VideogamesStarfieldBethesdaXbox
È stata un'attesa spasmodica, ma alla fine Starfield è approdato nel nostro sistema solare. Il gioco di ruolo fantascientifico di Bethesda Game Studios debutterà tra poche ore su PC (Windows) e in esclusiva console su Xbox Series X e Series S: è il primo grande frutto della storica acquisizione di Bethesda da parte di Microsoft, una mossa che, almeno nei piani di Redmond, porterà senz'altro a un allargamento dell'audience Xbox, vista la grande importanza di questa produzione.
In sviluppo dal 2017 e annunciato l'anno seguente, Starfield rappresenta la prima nuova IP del colosso americano in oltre 25 anni. Per l'occasione torna a dirigere i lavori Todd Howard, figura chiave di Bethesda a cui dobbiamo capolavori quali Fallout 3 e The Elder Scrolls V: Skyrim. Sarà lui stesso a paragonare la sua nuova opera a uno "Skyrim nello spazio", un modo come un altro per presentare un titolo che mira ad offrire al giocatore la massima libertà d'azione, catapultandolo in un mondo potenzialmente sconfinato e ricco di opportunità. Starfield è effettivamente questo, ma è anche molto altro, come abbiamo potuto constatare provando il gioco in questi giorni.
Chiariamo immediatamente che l'articolo in questione non è una recensione, bensì un'anteprima che raccoglie le nostre impressioni a caldo su un gioco che, per ammissione stessa del suo publisher, richiederebbe svariate centinaia di ore per dimostrare il suo vero potenziale. Noi ci abbiamo trascorso poco più di 45 ore, quanto basta per farci un'idea chiara della qualità complessiva del nuovo GdR e del funzionamento delle sue meccaniche essenziali. Vi raccontiamo le nostre prime emozionanti avventure tra i sistemi stellari di Starfield.
Girovagando per i Sistemi Colonizzati
Nell'universo di Starfield, l'agognato sbarco umano su Marte avviene nel 2050. Questo evento inaugura una nuova era per l'esplorazione spaziale e culmina, poco più di un secolo dopo, con l'arrivo del nostro popolo nel sistema Alfa Centauri, a 4,37 anni luce dalla Terra. Qui, nel 2159, vengono fondate le Colonie Unite (UC) con lo scopo di guidare gli esseri umani nelle loro nuove vite. Non tutti sembrano però condividere gli ideali della UC e, qualche anno dopo, viene formato il Collettivo Freestar: le due grandi fazioni si scontrano nella sanguinosa Guerra Coloniale. Il conflitto ventennale si conclude nel 2216; si parla per la prima volta di 'Sistemi Colonizzati'.
Su questo movimentato sfondo si muovono i primi passi di Constellation, un'organizzazione fondata dall'esploratore Sebastian Banks che riunisce le menti più brillanti dell'epoca. Dopo essere entrati in possesso di un Artefatto, Constellation avvia delle indagini sulle origini di questo misterioso oggetto e lo fa addentrandosi nei meandri più sconosciuti della Via Lattea. La storia di Starfield ha inizio nel 2330, anno in cui un semplice minatore si unisce a Constellation.
Saremo noi giocatori a impersonare quel minatore che, come avviene nelle battute iniziali di altri giochi Bethesda, sembra ritrovarsi nel posto sbagliato al momento sbagliato. Tuttavia, nel caso di Starfield sarebbe più corretto parlare di 'posto giusto', dal momento che il nostro alter ego s'imbatterà casualmente in un altro Artefatto, attirando l'attenzione di Constellation ed entrando così a far parte del lungimirante gruppo di esploratori spaziali.
La missione introduttiva di Starfield non si distacca molto dalle memorabili sequenze iniziali dei già menzionati Fallout 3 e TES V: Skyrim. Dopo essere passati per l'editor del personaggio, che accoglie un elevato numero di parametri con cui plasmare un avatar unico, abbiamo inaugurato l'avventura proprio all'interno di una miniera, dove abbiamo preso dimestichezza con la nostra prima 'arma' - il Recisore, utile per raccogliere risorse minerarie - e interagito per la prima volta con altri personaggi. Uno di questi è Barrett, membro di Constellation: a pochi minuti dal ritrovamento del suddetto Artefatto, ci siamo ritrovati ad affrontare un gruppo di pirati in uno scontro a fuoco; poco dopo ancora, siamo saliti a bordo della nostra prima nave spaziale, la Frontier.
Di come si spara e di come si pilota una nave vi parleremo a breve. Non passa neanche la prima ora di gioco che veniamo catapultati su New Atlantis, capitale delle Colonie Unite e, cosa più importante, la più grande città mai vista in un gioco Bethesda. Qui siamo rimasti spiazzati dall'effettiva grandezza della location: una metropoli con una grande densità demografica, tradotta sullo schermo con un numero esorbitante di NPC, e con numerose strutture interamente esplorabili, dove raccogliere incarichi di varia natura o, semplicemente, fare compere. Scoprire che al di sotto di questo enorme complesso urbano si sviluppa un'ulteriore area, meno vasta ma altrettanto variegata (Il Pozzo), ci ha fatto capire quanta cura - e quanta audacia - ci sia dietro il lavoro dei designer di Bethesda. Risolviamo però il primo grande dubbio che avrà senz'altro tormentato gli aspiranti giocatori di Starfield in queste giornate di rumor e leak.
Sì, Starfield è davvero immenso come ha sottolineato il suo sviluppatore in questi ultimi cinque anni e sì, il suo universo di gioco ha comunque dei limiti.
Il gioco ci permette di viaggiare attraverso centinaia di sistemi stellari e di visitare circa un migliaio di pianeti, per non parlare delle relative lune e delle numerose stazioni spaziali che orbitano intorno ad essi. Considerando che ciascun pianeta ha una superficie calpestabile accostabile, per dimensioni, a quella della regione di Skyrim, potete facilmente dedurre che Bethesda non può aver realizzato tutto a mano. Il team guidato da Howard si è infatti servito della famigerata generazione procedurale per definire la composizione chimica dei pianeti, il tipo di flora, la fauna e gli stessi paesaggi, in maniera simile a quanto avviene in No Man's Sky.
Al tempo stesso, Bethesda afferma di aver impreziosito ciascun pianeta con diversi elementi 'artigianali', come scenari unici, cantieri o avamposti particolarmente complessi. Possiamo confermarlo dopo esserci imbattuti in una lussuosa villa costruita su un isolotto privato, il cui proprietario è stato brutalmente assassinato da un gruppo di mercenari; tutto questo è avvenuto durante l'esplorazione di un pianeta che appariva semi-deserto. Possiamo anche confermare, però, che nella nostra sessione (ricordiamo, 45 ore di gioco) abbiamo trovato almeno tre avamposti 'gemelli', assolutamente identici l'uno all'altro - persino nella disposizione interna del loot.
Insomma, gli esploratori di Starfield potrebbero avvertire una certa ripetitività dopo qualche dozzina di ore investite nella sola esplorazione spaziale, ma, basandosi comunque sulla proceduralità, questa esperienza potrebbe facilmente variare di giocatore in giocatore. Chiariamo inoltre che questo discorso si applica alla stragrande maggioranza dei pianeti 'secondari' e che quelli 'principali', dove sorgono le quattro città più grandi e dove troviamo alcuni degli avamposti più popolati, sono effettivamente realizzati a mano e vantano pertanto una maggiore cura contenutistica, oltre a sfoggiare una certa unicità sul fronte artistico.
Non vi anticiperemo molto altro in merito all'ambientazione, ma possiamo dirvi che, oltre a New Atlantis, siamo rimasti molto colpiti dal design e dalla complessità di Akila City. Visitando quest'altra grande location si ha l'impressione di fare un vero tuffo nel passato, ai tempi del vecchio West americano, con tanto di rapine in banca, scontri tra sceriffi e fuorilegge e intrighi di ogni tipo. Naturalmente c'è anche tanta tecnologia, con Ranger armati fino ai denti e scienziati che analizzano e catalogano la selvaggia fauna aliena che circonda le mura della città. Un mix che ci ha conquistati, al punto che abbiamo trascorso un buon numero delle nostre ore di gioco a svolgere missioni e incarichi affidatici dai cittadini di Akila - e anche dal suo sindaco!
Nella futura recensione del gioco vi parleremo anche di Neon, altra metropoli di Starfield che segue un ulteriore stereotipo particolarmente popolare nel mondo dei videogiochi, quello cyberpunk. Possiamo solo dirvi che non abbiamo affatto rimpianto la Night City di CD Projekt RED.
Tornando invece in quel di New Atlantis troviamo la Loggia, base operativa di Constellation dove vengono coordinate le operazioni dell'organizzazione e, alle volte, dove farsi un bicchierino in compagnia degli altri membri. Questi ultimi svolgono un ruolo fondamentale nella storia di Starfield e, a parer nostro, nell'intera esperienza ludica confezionata da Bethesda. Dialogando con Barrett, Sam Coe, Sarah Morgan, Andreja, Walter Stroud e con tanti altri comprimari abbiamo scoperto una scrittura di altissimo livello, che è stata in grado di farci appassionare ai background di ogni personaggio e di stabilire sin dall'inizio un forte legame con ciascuno di loro.
Sia chiaro, la storia principale di Starfield è trascinante e, già nei primi minuti, pone le basi per una narrazione articolata e ricca di colpi di scena. Eppure sono i nostri compagni, i PNG, a rubare la scena ai misteriosi Artefatti intorno ai quali si concentrano gli sforzi di Constellation come organizzazione scientifica. Constellation è, per noi, innanzitutto una famiglia e sentiamo di aver stretto dei rapporti importanti con molti di questi personaggi. Coltivando queste relazioni abbiamo sbloccato anche l'accesso a missioni esclusive legate ai companion, che approfondiranno la loro storia e che culmineranno, eventualmente, in una possibile 'romance'.
Nella nostra sessione di gioco siamo arrivati ad un importante punto di svolta della trama. Abbiamo la percezione di dover ancora assistere a molto altro, il che potrebbe confermare le 30/40 ore suggerite da Todd Howard per il completamento della storyline principale.
Esploratori, diplomatici, contrabbandieri: a voi la scelta
In Starfield, ancora più che in altri RPG targati Bethesda, le parole sono importanti. I dialoghi offrono al giocatore numerose opzioni attraverso cui veicolare la conversazione e, con o senza persuasione, molto spesso è possibile influenzare le decisioni degli altri personaggi esponendo il nostro semplice punto di vista. C'è chi ovviamente vorrà 'giocare di ruolo', preferendo scelte moralmente discutibili a quelle più giuste dal punto di vista etico (o viceversa), e c'è chi - come nel nostro caso specifico - deciderà di lasciarsi catturare da ogni singola storia per determinare, infine, l'epilogo più coerente con l'esperienza che avrà vissuto fino a quel momento.
A tal proposito, sentiamo di dover elogiare il lavoro svolto dai designer di Bethesda per quanto concerne le quest. Se è vero che le missioni principali ci hanno regalato le emozioni più forti, quelle secondarie hanno avuto modo di raccontare storie originali, mai banali e, al contrario, a tratti molto emozionanti. Molti dei protagonisti di queste vicende hanno rivelato una caratterizzazione unica, sorprendente se si pensa che sono 'semplici' NPC secondari, e alcuni di essi ci hanno trascinato in situazioni quasi surreali, alle volte anche esilaranti.
Dimenticatevi le missioni da fattorino, perché nessuna di queste missioni si limiterà a farci consegnare pacchi o a raggiungere zona 'X' per eliminare il bersaglio 'Y'. Queste semplici attività sono sì presenti nel gioco, ma sotto forma di incarichi che potranno essere accettati presso i terminali disseminati nelle città, negli avamposti e nelle stazioni spaziali. Chi vorrà dedicarsi a un po' di sano commercio potrà riempire la propria stiva con carichi di varia entità e girovagare i sistemi stellari fino a raggiungere il luogo di consegna. Discorso identico per i cacciatori di taglie, che potranno inseguire i criminali nascosti nei pianeti più remoti della galassia o rintracciare le loro navi per affrontarli in una scoppiettante 'dogfight' spaziale.
Diventa ancora più forte, quindi, l'emblematico messaggio che da anni Bethesda comunica con i suoi giochi, Starfield incluso: il giocatore può essere chiunque lui voglia essere. Un pirata? Certo, magari facendo concorrenza alla Flotta Cremisi. Un contrabbandiere? Possibile, ma occhio alla schermatura della merce di contrabbando. Un diplomatico? Con le parole si possono evitare molte situazioni spiacevoli e, alle volte, si può anche convincere qualcuno a deporre le armi.
L'unica vera pecca del sistema di quest è la sua necessità di appoggiarsi alla mappa stellare. Navigare in Starfield non sarà un'attività particolarmente immediata, né intuitiva: la mappa offre tre diverse visuali, rispettivamente per i pianeti, per i sistemi stellari e per l'intera galassia. Talvolta sarà difficile rintracciare uno specifico pianeta visitato precedentemente, a meno che questo non sia ancora presente nel questlog per qualche obiettivo non ancora completato. Persino ritrovare una delle grandi città, come Akila City, può diventare una vera impresa alle volte.
Per ogni missione o incarico completato riceviamo una ricompensa, sia essa in Crediti, punti esperienza o nuovi equipaggiamenti. Con la valuta ufficiale si possono visitare i numerosi punti vendita per rifornirsi di armi, munizioni, provviste o risorse; con ogni probabilità, molti giocatori li spenderanno per migliorare la propria nave o per acquistarne di nuove. I PE possono essere investiti nello sfaccettato albero delle abilità che raccoglie un numero nutrito di perk: questi forniscono vantaggi in qualsiasi aspetto del gioco, da quello prettamente sociale a quello bellico, passando per le componenti gestionali. Altre abilità sbloccano vere e proprie meccaniche di gioco, come lo scassinamento, il borseggio, la possibilità di utilizzare il boostpack - una sorta di jetpack - o quella di accedere ad un sistema di puntamento avanzato per la propria nave. Considerando, poi, che ogni perk ha quattro sottolivelli (Gradi) che ne incrementano l'efficacia, i giocatori trascorreranno centinaia di ore prima di riuscire a raggiungere gli ultimi rami dello skill tree.
Parlando degli equipaggiamenti, anche Starfield offre una vastissima gamma di oggetti di cui servirsi nelle situazioni più disparate. Focalizzandoci su armi e armature, ci sono diversi livelli di rarità che determinano i vantaggi unici legati a quella bocca da fuoco o corazza o il numero di modifiche integrate. Le 'armature' sono in realtà tute spaziali, essenziali per sostenersi su uno dei tanti pianeti alieni, e si compongono anche di un casco e di uno zaino. L'arsenale vanta invece numerose tipologie di armi, dai più precisi fucili balistici ai devastanti blaster ad energia, passando per una buona selezione di armi pesanti e di corpi contundenti. Presso i banchi da lavoro si possono modificare e potenziare sia le tute che le bocche da fuoco, andando a ritoccare ogni singolo componente dell'oggetto e servendosi dei progetti di ricerca sbloccati.
Che sia sulla terra ferma o nello spazio, sparare in Starfield regala grandi soddisfazioni, sorprendentemente. Diciamocela tutta, i GdR sviluppati da Bethesda Game Studios non si sono mai distinti per il combat system, soprattutto per quanto riguarda il 'feeling' delle armi messe a propria disposizione. Certo, titoli come Fallout 3 e Skyrim compensavano con soluzioni strategiche quali lo S.P.A.V. o con un intero pool di poteri aggiuntivi, come quelli del Sangue di Drago, ma nessun'arma o incantesimo restituiva un feedback particolarmente piacevole. Da questo punto di vista, con Starfield sono stati fatti passi da gigante e ogni bocca da fuoco reagisce in maniera realistica all'utilizzo che se ne fa: prendere la mira con un fucile da cecchino, mirare e trattenere il respiro per mettere a segno l'headshot perfetto - un colpo, un morto; o ancora, correre ad armi spianate verso il nemico e sorprenderlo con una letale scarica di fucile a pompa o con un fendente ben piazzato. Qualsiasi approccio sceglierete, verrete ricompensati con una buona dose di adrenalina.
Tornando alle dogfight, i combattimenti spaziali di Starfield non sono certo paragonabili a quelli dei simulatori più sofisticati, come Elite Dangerous o un prematuro Star Citizen, ma garantiscono un'esperienza coinvolgente per qualsiasi tipo di giocatore, anche per quelli meno avvezzi al genere simulativo. Basta un controller - o, per i più coraggiosi, mouse e tastiera - per pilotare la nave come un vero veterano, salvo poi rendersi conto di dover bilanciare velocità e manovrabilità della nave e di dover tenere d'occhio le riserve di energia per alimentare armi, scudi e motori.
Se gli armamenti delle vostre navi spaziali non vi soddisferanno, potrete sempre migliorarli presso uno spazioporto, accedendo all'editor della nave. In questa schermata viene visualizzata una blueprint del proprio veicolo e una voce, Costruttore navale: questa modalità consente di smontare e riassemblare la nave pezzo per pezzo - quasi come un set LEGO - fino ad ottenere la forma desiderata. Le modifiche apportare dovranno però rispettare determinati requisiti, come la classe energetica del modulo reattore (A, B o C) o il limite imposto ai moduli arma.
C'è un altro editor che merita un'analisi approfondita ed è quello degli avamposti, ma non abbiamo dedicato molto tempo all'esplorazione di questa meccanica. Vi anticipiamo che, in maniera pressoché identica ai C.A.M.P. di Fallout 4 e Fallout 76, queste basi possono essere costruite dal giocatore su uno o più pianeti dei 1000 disponibili in Starfield: ogni avamposto può avere un numero variabile di strutture e svariati componenti aggiuntivi. Si potrà ad esempio costruire un centro di ricerca, un'officina, un centro di distribuzione o una semplice abitazione in cui ospitare i nostri companion. Rispetto ai C.A.M.P., gli avamposti possono essere assemblati e modificati anche tramite una visuale dall'alto, molto più pratica ed intuitiva di quella in soggettiva - che tuttavia sarà preferibile nel momento in cui si dovranno arredare le stanze della base.
Il gioco meno buggato di Bethesda? Nì.
Facciamo una premessa: l'analisi tecnica di Starfield è rinviata alla fase di recensione, quando avremo modo di mostrarvi gli effettivi vantaggi forniti dalla tecnologia di upscaling supportata dal gioco (AMD FSR 2.0) e le performance restituite su PC a seconda dell'hardware utilizzato. In quest'anteprima ci limitiamo a riconoscere i notevoli progressi effettuati da Bethesda su un fronte in cui, da tempo immemore, ha sempre ricoperto una posizione sfavorevole.
Il Creation Engine raggiunge la sua seconda versione e viene impiegato per la prima volta proprio in Starfield, in vista del suo impiego nel futuro The Elder Scrolls VI. Parliamo di un motore grafico molto versatile e che, tuttavia, ha sempre manifestato non poche debolezze, sin dal suo debutto con Skyrim. Tra le novità più importanti introdotte dal Creation Engine 2 vi è l'illuminazione globale in tempo reale, affiancata da un'illuminazione volumetrica avanzata che restituisce una resa più dettagliata degli scenari e dei numerosi modelli poligonali.
Non sapremmo ancora dirvi se il Creation Engine 2 è già promosso a pieni voti, ma possiamo dire con certezza che, al suo debutto, porta con sé diversi pregi e altrettanti difetti. I pregi sono legati proprio all'illuminazione, che si adatta e si trasforma mentre calpestiamo il terreno dei numerosi pianeti per restituirci un colpo d'occhio sempre molto piacevole. Le armi, le tute spaziali e le scintillanti strutture che popolano città e avamposti sfoggiano un livello di dettaglio mai visto prima - almeno su PC, dove abbiamo potuto spingere al massimo i settaggi grafici.
In merito ai difetti, parliamo di un motore grafico che, seppur aggiornato, vanta ben 12 anni di onorato servizio e che in tutto questo tempo sembra aver faticato molto per nascondere i suoi 'nei' più fastidiosi. Giocando a Starfield si percepisce inevitabilmente una certa pesantezza nel controllo del personaggio all'interno del mondo di gioco, nonostante i suoi movimenti siano più fluidi di quelli che caratterizzano gli alter ego di The Elder Scrolls e Fallout. Quest'ultima è una sensazione che si avverte soprattutto nei combattimenti che, per quanto migliorati lato gunplay, non offrono la stessa dinamicità di altre produzioni improntate sull'action.
Il Creation Engine 2 eredita anche qualche problema minore, il che potrebbe anche far sorridere i fan di vecchia data. Entrando negli edifici chiusi, in alcuni frangenti è possibile notare lo spostamento anomalo di alcuni oggetti 'di scena', come libri, quaderni o altri ornamenti. In qualche occasione ci è capitato di vedere degli NPC incastrarsi nelle pareti o camminarci contro nella speranza di raggiungere chissà quale meta. Ci siamo anche ritrovati a dover ricaricare un salvataggio a causa dell'improvviso mutismo di un PNG con cui avremmo dovuto conversare.
Ciononostante, l'affermazione di Bethesda può definirsi in parte veritiera: Starfield si presenta con un numero di bug davvero ridotto, almeno se confrontato con gli altri popolari RPG della software house di Rockville. Per fortuna, nelle nostre 45 ore di gioco non siamo incappati in bug critici, fatta eccezione per un crash avvenuto durante il caricamento di una partita salvata nell'affollatissima New Atlantis - che potrebbe aver mandato temporaneamente in tilt il nostro PC.
In ogni caso, la situazione migliora sensibilmente sul fronte del comparto sonoro. I personaggi e, in particolare, gli eccentrici companion di Constellation, prendono vita grazie a un doppiaggio (in lingua originale) fenomenale, a cui hanno preso parte anche alcune voci molto note nel panorama videoludico: basti pensare a Elias Toufexis, storico interprete di Adam Jensen (Deus Ex), che qui presta la sua inconfondibile voce al carismatico Sam Coe. Per i giocatori del Bel Paese manca purtroppo il doppiaggio italiano e ci si dovrà accontentare della traduzione dei sottotitoli, dei testi e del menu. Strepitosa la colonna sonora con i suoi arrangiamenti orchestrali, ma siamo piuttosto lontani dagli elevati livelli di epicità raggiunti con TES V: Skyrim.
Conclusioni: l'alba di un'epopea spaziale
Non sembrerebbe, ma c'è ancora tanto altro da dirvi su Starfield. Una sessione di 45 ore è bastata a stento per scorgere la punta del gargantuesco iceberg rappresentato da questo RPG fantascientifico e solo raddoppiando (o triplicando) questa durata potremo affacciarci ad una visione più o meno completa dell'opera scritta e confezionata da Bethesda Game Studios.
C'è un intero finale da scoprire e tanti altri personaggi da incontrare, per non parlare dell'immensa quantità di luoghi da scandagliare alla ricerca di nuovi tesori e di risorse sempre più rare. Ci piacerebbe approfondire la nostra conoscenza degli avamposti, così come desideriamo addentrarci in nuove quest secondarie, vista l'eccellente cura che gli autori di Bethesda hanno riposto nella scrittura delle missioni e dei coinvolgenti dialoghi. Non vediamo l'ora di stringere nuove alleanze e, perché no, farci anche qualche nemico, mentre seguiamo le dinamiche delle diverse fazioni che popolano i sistemi di Starfield. Faremo questo e molto altro a bordo della nostra fidata nave, pronti per tuffarci nell'ignoto di questo mastodontico RPG in puro stile Bethesda.
Il prossimo appuntamento è quello con la recensione completa. Starfield arriverà in tutto il mondo il prossimo 6 settembre, su PC, Xbox Series X e Series S. I possessori della Premium Edition possono però iniziare a giocare già dalle 02:00 del mattino di questo venerdì, 1 settembre. Ricordiamo che il gioco sarà incluso nel catalogo di Xbox Game Pass già dal day one.
CERTEZZE
- Il gioco più grande mai realizzato da Bethesda Game Studios
- Scrittura di altissimo livello per quest e personaggi
- Città come New Atlantis e Akila City restano impresse
- Gunplay sorprendentemente piacevole
- Ampia personalizzazione per armi, armature, navi e avamposti
- Buono sul fronte grafico, ottimo su quello sonoro
DUBBI
- Quanto c'è di procedurale e quanto di 'artigianale' sui pianeti
- La ripetitività dell'esplorazione spaziale sul lungo termine
- La mappa stellare crea molta confusione
- Il Creation Engine 2 conserva alcuni difetti storici
- Bug ridotti, ma comunque presenti
42 Commenti
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Molti critici lamentano la trama inconsistente e banale, la ripetitività del gameplay, la noia di pianeti tutti uguali generati proceduralmente e l'inadeguatezza del vecchio motore grafico Creation Engine 2.
L'avevo detto, il gioco è stato rovinato dal troppo Hype che gli avevano costruito attorno ormai da anni. Peccato. Missed opportunity. Ormai è certo che il GOTY andrà a Baldur's Gate 3
Molti critici lamentano la trama inconsistente e banale, la ripetitività del gameplay, la noia di pianeti tutti uguali generati proceduralmente e l'inadeguatezza del vecchio motore grafico Creation Engine 2.
L'avevo detto, il gioco è stato rovinato dal troppo Hype che gli avevano costruito attorno ormai da anni. Peccato. Missed opportunity. Ormai è certo che il GOTY andrà a Baldur's Gate 3
ha 87 su metacritic che non è male come punteggio. attendiamo le user reviews. ho letto molte cose contrastanti, alcuni trama e dialoghi pazzeschi altri noiosi, quindi va provato per poterlo giudicare.
Inoltre a quanto ho visto finora nelle live in streaming su youtube, c'è un riciclo pazzesco da un pianeta all'altro: nemici con stesse facce, PNG con stesse facce, strutture tutte uguali, insediamenti fatti tipo catena di montaggio tutti uguali. E' pazzesco, quanta roba hanno riciclato facendo dei semplici copia e incolla. E questo sarebbe il gioco fighissimo che ci avevano promesso? Ma è di una noia disarmante. Gameplay proprio banale e scialbo.
Per non parlare di quanti bug ho visto finora nelle live: personaggi che volano, personaggi che afferrano oggetti ma non hanno in mano nulla (??), interpenetrazioni tra oggetti, muri, modalità combattimento che si attiva per sbaglio anche se non ci sono nemici attorno rendendo il fast travel impossibile
Che disastro, onestamente mi sembra un gioco tanto mediocre e per nulla innovativo. Quello che ho visto finora non mi ha impressionato
Il GOTY và alla major che ha più soldi da "donare"
Esatto
TOTK ha avuto banner pubblicitari invasivi per 3 settimane su molticoso... voto al gioco?
"Donare" all'ente del GOTY, il The Game Awards.
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