Homeworld Deserts of Kharak: ritorno all'RTS classico
È finalmente arrivato il tempo per la recensione di Homeworld Deserts of Kharak, uno strategico in tempo reale sviluppato dai veterani di Homeworld che gli appassionati del genere adoreranno. Non si combatte più nello spazio, ma a terra, all'interno di un'impostazione che ricorda il mitico Total Annihilation per l'ampiezza delle mappe, e che richiede quindi riflessione e profondità strategica.
di Rosario Grasso pubblicato il 01 Febbraio 2016 nel canale VideogamesSteam
Multiplayer
Quando mi sono spostato dalla prova del single player a quella del multiplayer ho temuto che potesse esserci un consistente calo di qualità dovuto alla difficoltà di differenziare lo schema di gioco. Se la campagna, insomma, si dimostrava suggestiva e gradevole in ogni fase del suo svolgimento, il multiplayer sarebbe potuto risultare povero, anche perché Homeworld Deserts of Kharak non eccelle dal punto di vista della varietà delle unità. Inoltre, Coalizione e Gaalsien sono sostanzialmente identiche per caratteristiche delle unità: l'unica consistente differenza riguarda le velocità delle unità (comunque fattore cruciale negli equilibri di gioco come abbiamo visto), più alta nel secondo caso a fronte però di minore resistenza.
Cambiano le modalità di incremento della capacità massima della flotta. I giocatori, infatti, sono limitati nel numero massimo di unità che si possono creare a meno di portare avanti la relativa ricerca nel caso dei Gaalsien, oppure installando dei moduli logistici in prossimità del Carrier nel caso si scelga di giocare come Coalizione.
I dubbi relativi a queste componenti, tuttavia, passano in secondo piano dopo che si dà un'occhiata alla struttura dei match multiplayer di Deserts of Kharak. I giocatori possono configurare l'obiettivo finale di questi match agendo su tre differenti parametri: ovvero recupero dei manufatti, annientamento dei trasporti (Carrier) nemici o annientamento totale. Insomma, ciascuna di queste tre prerogative di vittoria può essere abilitata o disabilitata a piacimento. Ad esempio, si può lasciare il solo recupero dei manufatti come requisito di vittoria.
Proprio quest'ultimo elemento altera sensibilmente gli equilibri di gioco e si rivela pertanto brillante. I giocatori devono usare un Baserunner per andare a estrarre dalla sabbia un manufatto e, alla fine di questa operazione, trasportarlo alla zona di estrazione. Queste necessità generano nuovi focolai di battaglia e spingono il giocatore a dover presidiare diverse aree contemporaneamente, il che rende ancora più cruciali il dispiegamento e la gestione delle unità aeree e delle altre unità molto rapide. Come per il single player si tratta ancora di proteggere le unità da terra dall'alto e coprire per bene l'enorme mappa di gioco, anche se qui abbiamo un altro livello di complessità e differenti scale di urgenza.
Da quest'ultimo punto di vista potrebbe essere molto utile il comando "proteggi", visto che si può ordinare a un'unità di seguire e preservare un'unità più debole. Pensate un'unità corazzata che fa da "angelo custode" a un ben più debole Baserunner o Incrociatore. Nel multiplayer, inoltre, permangono le esigenze di potenziamento del Carrier, ancora in termini di ingegneria e di upgrade delle unità già presenti sul campo di battaglia. E ovviamente c'è ancora il Sistema Sensori, che permette di avere una visione di insieme di ciò che fanno alleati e nemici.
I match multiplayer di Deserts of Kharak possono prevedere un massimo di 6 giocatori coinvolti contemporaneamente, schierati su due squadre. Ci sono diverse mappe a disposizione, anche se in termini di varietà il titolo Blackbird non eccelle neanche in questo aspetto, proprio perché si tratta sempre di scenari desertici molto simili tra di loro. Non ci sono neanche tantissimi giocatori impegnati al momento sul multiplayer online del nuovo Homeworld, e questo potrebbe rendere in certi casi difficoltoso il matchmaking. Questo schema di gioco è esperibile anche contro l'intelligenza artificiale all'interno della tipica modalità Schermaglia.
Al di là dei soliti limiti, però, è un multiplayer valido e coinvolgente, che riesce a esprimere al meglio le opportunità tattiche che lo schema di gioco del nuovo Homeworld aveva fatto emergere anche nella prova del single player. Soprattutto la presenza dei manufatti fa sì che ci siano tantissime urgenze durante i combattimenti che spingono il giocatore a fare delle scelte sugli elementi sui quali focalizzare l'attenzione.