Heroes of the Storm: Blizzard dedica un MOBA ai suoi fan
Dopo mesi di testing è finalmente arrivato il momento di recensire Heroes of the Storm. Un MOBA sicuramente atipico che da una parte semplifica l'impostazione classica dall'altra eleva il genere a un nuovo livello. Certo non è facile assegnare un voto univoco a un gioco del genere, anche perché la qualità del prodotto dipende dalla tenuta nel tempo, ma quel che è certo è che non si può dire che Blizzard non ci sappia fare nel mantenere appetibili i giochi nel lungo periodo o con gli sport elettronici.
di Rosario Grasso pubblicato il 08 Giugno 2015 nel canale VideogamesBlizzard
Tutto nacque da lì: Dota
Il modo in cui Blizzard ha perso il controllo sul genere dei MOBA è perlomeno curioso. Soprattutto alla luce del successo che ha avuto il genere nel recente periodo, con League of Legends che è oggi il gioco per PC in assoluto più giocato e Dota 2 che continua a macinare record su record su Steam. Ma agli albori del genere Blizzard aveva l'opportunità di controllare praticamente l'intero panorama MOBA.
Tutto nacque infatti dalla famosissima mod di Warcraft III Reign of Chaos conosciuta come Defense of the Ancients o più popolarmente come Dota. Quella mappa venne realizzata da un modder noto come Eul e fu seguita in rapida successione da tutta una serie di mappe che si ispiravano ai medesimi principi. Quella che però riscosse più successo fu la variante di Icefrog, un modder che rimane ancora oggi anonimo. Icefrog ereditò la variante DotA Allstars creata originariamente da Steve "Guinsoo" Feak e la perfezionò, diventando da quel momento in poi, siamo nel 2005, il guru e il punto di riferimento numero 1 per Dota.
Il concetto di gioco era piuttosto semplice, anche se espandeva delle idee per la prima volta introdotte da Blizzard in un RTS con Warcraft III. Quel gioco infatti vedeva la presenza di eroi molto potenti che si potenziavano nel corso delle missioni di strategia in tempo reale, accomunando in qualche modo i generi degli RTS e degli RPG. In Dota, invece, ogni giocatore impersonava un unico eroe (mentre normalmente negli RTS si gestiscono interi eserciti) e doveva gestirlo in maniera oculata per "pushare i minion" (ebbene si, Dota ha creato tutto un contorto vocabolario che i fan ancora oggi usano incessantemente) e andare alla conquista dell'Antico avversario, e da questo scaturisce il nome stesso del gioco.
Le truppe non eroiche gestite dall'intelligenza artificiale vengono prodotte a rotazione continua a vanno ad attaccare delle torri a difesa dell'Antico avversario. Sfruttando questo "trenino", gli eroi devono penetrare nella base nemica e fronteggiare allo stesso tempo gli eroi della squadra avversaria, gli unici in grado di sconfiggerli sul campo di battaglia. Ogni eroe ha caratteristiche precise e si potenzia in un modo unico.
Dota ottenne subito un grande successo e già alla metà degli anni 2000 era talmente popolare da essere protagonista di una canzone: precisamente del dj svedese Basshunter, intitolata Vi sitter i Ventrilo och spelar DotA («parlare con Ventrilo e giocare a Dota»). Nonostante ciò i grossi produttori di videogiochi per PC lo ignorarono per diversi anni, perlomeno fin quando non si resero conto del successo che stava riscuotendo League of Legends, l'ennesimo clone di Dota, ma stavolta con una forte componente di acquisti in-app. LoL era sviluppato da quella che ai tempi era una piccola software house, Riot Games, oggi diventata la regina indiscussa degli sport elettronici.
Blizzard rimase silente fin quando Valve non si dichiarò interessata a realizzare un seguito di Dota, coinvolgendo nello sviluppo lo stesso Icefrog. Nacque un contenzioso legale tra le due software house da sempre più fedeli al mondo PC, con Blizzard che inoltrò un'istanza all'Ufficio Brevetti e Marchi degli Stati Uniti per bloccare la procedura di registrazione del marchio Dota avviata da Valve. Contenzioso che però si risolse nel giro di tre mesi con un accordo tra le parti e l'autorizzazione per Valve a utilizzare a scopi commerciali il marchio Dota.
In realtà pur avendo un MOBA in casa, Blizzard non si rese conto della portata del genere e preferì concentrarsi sui suoi franchise storici, invece che puntare sull'innovazione. Per questo errore fu costretta a rinominare il suo MOBA in sviluppo, concepito inizialmente come una mappa personalizzata di Starcraft II, da Blizzard Dota a Blizzard All-Stars. Poi il gioco subì un ulteriore cambio di nome, siamo nell'ottobre del 2013, e divenne definitivamente Heroes of the Storm.