Lost Planet 3: il 'freddo' non è mai stato così caldo

Lost Planet 3: il 'freddo' non è mai stato così caldo

Quando ci è arrivata in redazione la nostra copia di Lost Planet 3 per Xbox 360 non avremmo pensato di dover raccontare un videogioco così differente dai suoi due antenati. Lost Planet approda su Xbox 360 per la prima volta nel 2006, questo primo capitolo intitolato: “Lost Planet – Extreme Condition” già dal titolo lasciava trasparire quella che sarebbe stata l’ambientazione di questo videogame.

di pubblicato il nel canale Videogames
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Analisi Tecnica

Dal punto di vista tecnico, Lost Planet 3 non ci ha fatto per nulla una cattiva impressione. Se solitamente il comparto tecnico è quello su cui ci troviamo ad avere le maggiori riserve in questo caso è di certo quello che maggiormente ci ha soddisfatti.

Se infatti trama e storia sono di ottima fattura il risultato non sarebbe lo stato lo stesso se le animazioni non fossero state così ben fatte. I movimenti dei personaggi sono molto realistici e anche i movimenti facciali sono ben riprodotti.

Il doppiaggio è certamente la ciliegina sulla torta: un lavoro così ben fatto lo si trova davvero di rado e in produzioni certamente di peso maggiore. Anche la scelta di inserire i sottotitoli in italiano ci è sembrata azzeccata, in tal modo il gioco potrà essere giocato anche da persone con ridotte capacità uditive. Il suono è di certo ben curato in tutto e per tutto, sia i versi degli Akrid che gli effetti sonori di porte e tempeste. Sono realistici anche i suoni del nostro RIG in movimento e, se ascoltati con un buon impianto hi-fi, faranno tremare i cristalli di mamma.

Volendo trovare il pelo nell’uovo due pecche tecniche sono presenti in questo titolo: la prima è la lentezza nei caricamenti e la limitatezza delle mappe. Molto spesso infatti dopo aver fatto pochi metri ci troviamo ad entrare in un'altra zona e dover aspettare una quarantina di secondi davanti ad una schermata di attesa che ci dà sempre le stesse informazioni sul gioco. Avremmo gradito, piuttosto, qualcosa di interattivo (stile FIFA, Assassin’s Creed) o perlomeno una varietà maggiore di informazioni.

La seconda pecca è la poca malleabilità dell’environment in cui si svolgono le nostre avventure, infatti la nostra trivella distruggerà come burro le pietre che si troveranno sul nostro cammino ma non scalfirà per niente alcuni cumuli di ghiaccio lungo il percorso.

Anche in questo caso, sebbene la poca libertà di movimenti sia una scelta degli sviluppatori, avremmo con piacere goduto dell’opportunità di frantumare un po’ EDN III con il nostro RIG, che invece è praticamente ridotto a mero mezzo di trasporto.

Se però l’interazione con il paesaggio non è eccessivamente curata lo è di certo la resa grafica. Tramonti, tempeste e gole sono disegnate molto bene e i rendering sono di certo alto livello.

Passando ad analizzare gli avversari con cui ci scontreremo la qualità degli scontri ci è sembrata ottima. Come accennato all’interno della recensione, infatti, ci è capitato di essere uccisi più di una volta.

Gli Akrid hanno una buona Intelligenza Artificiale, ci colgono di sorpresa mentre ricarichiamo la nostra arma e quelli più potenti sono capaci anche di nascondersi dietro ai ripari ed attaccarci quando siamo più scoperti.

Anche la varietà di bestie è più che soddisfacente: come detto quando si parlava dei collezionabili, ci sono ben 17 razze di tutti i tipi e dimensioni. L’HUD del gioco è ben curato ed è facile tenere sotto controllo tutto quanto. In più quando si è un po’ ammaccati iniziano ad apparire delle macchie di sangue sullo schermo e l’audio diventa meno chiaro, dando davvero l’impressione di stare soffrendo.

Per recuperare le energie dovremo stare per un po’ alla lontana dai colpi dei nemici e recuperare un po’ di vita. Se vicini al nostro RIG il campo ombelicale renderà più veloce il recupero.

 
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