Metal Gear Rising Revengeance: quando Kojima incontra Devil May Cry
Metal Gear Rising: Revengeance è un capitolo del tutto particolare, nella continuity della grande saga scritta e diretta da Hideo Kojima. Per quanto l’eclettico game designer, negli ultimi anni, abbia inondato il mercato con spin-off più o meno ispirati e più o meno connessi con le vicende di Solid Snake, non si era mai avventurato così lontano dai ‘canoni’ della serie.
di Stefano Carnevali pubblicato il 11 Marzo 2013 nel canale VideogamesMondo spento
C’è poi – in numerose fasi di gioco – un chiaro tributo all’anima stealth di Metal Gear. Attraversando i livelli, infatti, si potrà mantenere un basso profilo, per poi sorprendere alle spalle l’avversario uccidendolo all’istante. Un’alternativa semplicemente ‘strategica’ è quella di ‘fare fette’ parti dello scenario, per poter colpire nemici altrimenti irraggiungibili, magari sorprendendoli. Anche queste fasi, però, risultano approssimative: ci sono situazioni in cui passeremo inosservati anche quando sarebbe francamente impossibile. Altre in cui, soprattutto per questioni di telecamera, non riusciremo a renderci conto della posizione del nemico, finendo così per farci scoprire.
Il combattimento di MGR, comunque, non è ‘tutto da buttare’. Intendiamoci: ci sono situazioni intense e incalzanti. E la potenza di Raiden è sempre piuttosto galvanizzante. Lo zan-datsu, infine, per quanto non libero e totale come ci si sarebbe potuti aspettare, è comunque un ‘marchio di fabbrica’ sufficientemente carismatico e innovativo. Ci sono poi alcuni scontri con i boss decisamente meglio riusciti e più vari di altri. Queste fasi, unite come detto alla sensazione di poter ‘dominare’ i nemici minori, lasciano comunque belle sensazioni. Buono anche il costante senso di progressione degli avversari: con cadenza ben ritmata, infatti, i nemici di Raiden sapranno innovarsi e – adeguandosi alla crescita del nostro eroe – riusciranno a rappresentare sempre una sfida adeguata.
I livelli di gioco non brillano certo per la loro realizzazione. Tinte smunte e architetture monotone rendono MGR tutt’altro che una gioia per gli occhi. Spesso, poi, non convincono nemmeno le scelte stilistiche (per capirci: muoversi in una metropoli africana sarà praticamente come essere in una città della Mitteleuropa). Le animazioni dei personaggi, invece, sono assolutamente degne di nota: tutto si muove con fluidità e credibilità assolute. In particolare risultano impressionanti le animazioni facciali dei personaggi principali.
Dal punto di vista del sonoro, si registrano effetti di buon livello – ‘classici’ e spesso presi di peso dalla tradizione della saga – e un buon doppiaggio (inglese) dei personaggi. Poca cosa, invece, dal punto di vista della colonna sonora che non riesce a essere mai davvero coinvolgente o memorabile.