Devil May Cry: il diavolo piange anche in reboot

Devil May Cry: il diavolo piange anche in reboot

Azzerare e riscrivere un franchise, compiere un reboot, è sempre un’operazione rischiosa. Specialmente all’interno dell’industria dei videogiochi. Dove tanti ‘Soloni’ si dicono sempre in cerca di novità e originalità, salvo poi sentirsi traditi, quando il nuovo capitolo di una serie si discosta pesantemente dai canoni mostrati negli episodi precedenti. Capcom non è sempre stata ricettiva, quanto a innovazioni. Anzi, spesso e volentieri ha perseverato nella riproposizione ultra-canonica dei suoi principali franchise. E, quando ha cercato di innovare pesantemente, non sempre ha ‘fatto centro’.

di pubblicato il nel canale Videogames
Capcom
 

Spettacolo intelligente

Il cuore di DMC è sempre quello dell’hack’n’slash arrogante e stiloso. Ma, questa volta, è tratteggiato con sorprendente intelligenza ed efficacia.

Non solo – discreta novità rispetto al passato – ogni combo è perfettamente eseguibile al momento giusto e con input diretti e chiari, mixati a un po’ di giusto tempismo. Adesso il passaggio da un lato di Dante all’altro (Demoniaco, neutro e Angelico) può avvenire in tempo reale, senza soluzione di continuità. In questo modo, i combattimenti sono frenetici, spettacolari, vari e controllabili come non mai.

Infatti, gli attacchi con arma da fuoco si effettuano con X (quadrato su Ps3), quelli ‘di lama’ orizzontali o diretti con Y (triangolo) e quelli all’arma bianca verticali o alternativi con B (cerchio). Se non si utilizza nessun trigger, essi verranno effettuati con le armi ‘standard’ di Dante: Ebony & Ivory per il fuoco, lo spadone Rebellion per l’arma bianca. Passare alle soluzioni angeliche o demoniche è semplicissimo e geniale: tendo permuto il trigger destro, infatti brandiremo le armi infernali, con quello sinistro le paradisiache. Abbinando i trigger al tasto X (quadrato), non avremo soluzioni di fuoco, bensì utilizzeremo fruste/catene che attireranno a noi il nemico (soluzione diabolica) o ci trascineranno su di lui (soluzione angelica). Queste saranno anche utili nella componente platform del gioco, visto che la catena angelica ci consentirà di far appendere Dante ad appositi ganci (rendendolo così in grado di attraversare voragini e salire ad altezze normalmente irraggiungibili), mentre quella diabolica renderà possibile spostare elementi di scenario, in modo da consentirci di proseguire. Nelle sessioni più mirabolanti e ‘atletiche’, si dovranno – mentre Dante è in volo – alternare i due strumenti, in modo da non far sprofondare nel vuoto il demon hunter.

A livello di arsenale, si può dire che, generalmente, le armi diaboliche sono dotate di maggior potere distruttivo e risultano perfette per aggredire frontalmente il nemico, mentre quelle angeliche hanno portata e rapidità maggiori e sono preferibili per immobilizzare le fitte schiere di avversari minori o per prolungare le combo.

Il sistema di combattimento che scaturisce da questa soluzione è immediato, ben controllabile, profondo e divertente. Senza soluzione di continuità, si può passare di arma in arma (utilizzando il d-pad) e switchare da arsenale demoniaco ad angelico. In questo modo, rapidissimamente, si possono portare gli attacchi più utili e funzionali all’avversario e alla situazione, avvicinandosi repentinamente (o trascinandolo a sé) a ogni nemico, tramite le catene. Il sistema di combo è ricco e profondo ma, con un po’ di pratica (utile, in questo senso anche la modalità d’allenamento) perfettamente padroneggiabile.

Menzione meritevole per il sistema difensivo: per quanto non esista un vero sistema di parate (in realtà è possibile controbattere, attaccando, a quasi tutti i fendenti nemici), le schivate (normale, angelica e demoniaca, più le rispettive varianti) fanno una gran figura. Anche perché, quando effettuate al momento giusto, sbilanceranno l’avversario, rendendolo estremamente vulnerabile.

Quello che si ottiene, allora, è una serie di scontri in cui ci si diverte, creando e pianificando godibili mix di violenza, rapidità e stile. Anzi, lascia l’amaro in bocca solo il fatto che i Demoni avversari non siano più numerosi!

Infatti, se proprio vogliamo trovare una pecca strutturale al combattimento di DMC, essa è insita negli avversari. Per prima cosa, con la sola eccezione delle fasi finali del gioco, essi ci affronteranno sempre in squadriglie ridotte numericamente (almeno in confronto alla forza di Dante). E poi saranno troppo ‘gentili’. Se la loro capacità di danno risulta decisamente inferiore a quanto accadeva in passato (il che non è per forza un male, visto che era del tutto improponibile avere un Dante, gagliardo e indistruttibile in tutte le cut-scene, ma ferito gravemente da ogni graffio subito), sono essenzialmente le routine d’attacco a non convincere fino in fondo. I servi di Mundus, infatti, sono fin troppo ‘onesti’, visto che cercheranno di colpire il demon-hunter in modo un po’ troppo ordinato, quasi a turno. E, soprattutto, evitando pressoché sempre offese provenienti da punti ciechi. Per carità, vista la colpevole mancanza di un ‘locking’ sui nemici (che sarebbe stato molto utile contro schiere numerose o affrontando rivali volanti), la decisione di ‘inibire’ i nemici non inquadrati, è comprensibile. Ma, al cospetto di una difficoltà piuttosto bassa, si poteva osare un po’ di più.

Vero, comunque, che progressivamente si avranno a disposizione 5 livelli di sfida, per cui sarà possibile trovare pane per i propri denti comunque. Detto questo, DMC non è scontato nemmeno a livelli medio-alti. Però, certo, non vi farà impazzire come nelle sue vecchie incarnazioni.

Il contenuto livello di sfida, si riverbera in modo più marcatamente negativo sulle boss-fight. Queste, da tradizione positiva, hanno sempre rappresentato duelli impegnativi e dinamici, in cui – per avere la meglio – era necessario un mix di destrezza e tatticismo. Oggi, tolte pochissime eccezioni, i boss con cui Dante si confronterà risulteranno carne da macello. E non tanto per una loro debolezza di base, quanto per prevedibilità e scontatezza dei loro pattern.

Un elemento che colpisce in positivo è decisamente la sensazione di progresso costante, rapido e coerente. Dante comincia la propria ‘prima’ avventura senza avere le idee chiare, nonostante ostenti sicurezza. Man mano che i pezzi del suo passato si incastreranno con precisione, il nostro acquisirà certezze e scopi. Il tutto contornato dalla crescita dei suoi poteri e del suo arsenale. Impressionante, in questo senso, il tempismo con cui avvengono queste evoluzioni: non appena il giocatore sarà portato a pensare “caspita, come sarebbe utile avere questa capacità”, ecco che il gioco la renderà disponibile, facendo evolvere il protagonista.

Il mix tra divertimento stiloso dei combattimenti, il senso di miglioramento costante e la spettacolarità delle ambientazioni, insomma, garantiscono al giocatore una grande gratificazione. Nonostante un livello di sfida non sempre impeccabile e una storia piuttosto lineare.

 
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