Perché non ci piacciono più gli strategici a turni?

Perché non ci piacciono più gli strategici a turni?

Xcom Enemy Unknown è stato un fulmine a ciel sereno: nessuno poteva immaginarsi che Firaxis Games sarebbe riuscita a catturare il fascino di un genere considerato morto e sepolto dalla maggior parte dei giocatori, e a offrire un prodotto che, in definitiva, è indirizzato a qualsiasi tipo di giocatore. Perché non ci interessa più questo tipo di gioco e non ne siamo più attratti?

di pubblicato il nel canale Videogames
 

Ho appena finito Xcom Enemy Unknown e ho tante idee e riflessioni che mi piace condividere con la community, principalmente in riferimento all'essenza del genere degli strategici a turni. Un genere morto e sepolto, come veniva considerato fino a pochi giorni fa, ovvero prima dell'uscita del nuovo titolo Firaxis. Io stesso non riuscivo a capire come lo sviluppatore di Civilization e Alpha Centauri potesse rendere interessante questo tipo di gioco.

Xcom Enemy Unknown

Eppure a metà degli anni '90 gli strategici a turni erano una fra le tipologie di gioco più richieste e più amate dai giocatori. Al di là dello stesso Ufo Enemy Unknown (titolo europeo, Xcom Enemy Unknown nel Nord America), del quale il gioco Firaxis è il remake, ricordo distintamente piacevoli sessioni di gioco a Lords of the Realms, Steel Panthers, Incubation, Jagged Alliance. La struttura a turni non limitava per niente le possibilità strategiche dei giocatori, anzi le ampliava.

Certo a quei tempi produrre giochi del genere era l'unica scappatoia: la limitata capacità computazionale, i primordiali strumenti di sviluppo e la mancanza di una certa verve creativa ed artistica, che poi nel mondo dei videogiochi è arrivata solamente in un secondo momento, conferiva vita facile agli sviluppatori quando decidevano di realizzare un titolo del genere. Insomma, non era possibile, per tutti questi motivi, avere la dinamicità che abbiamo oggi in un videogioco.

A quei tempi, insomma, eravamo maggiormente disposti a "sopportare" i tempi morti che forzatamente impone questa tipologia di gioco. Soprattutto il momento del turno dell'avversario, e penso specificamente al turno dell'IA, è molto critico: i giocatori di oggi hanno la pazienza di aspettare quei pochi secondi? Riescono a vedere quella fase della partita come comunque interessante perché poi la propria strategia dovrà essere basata specificamente su quei movimenti?

Purtroppo la risposta in molti casi è no. E per questo i produttori di videogiochi hanno grande timore a realizzare giochi del genere: purtroppo, non hanno più seguito. Cosa è cambiato nelle persone? Perché negli anni '90 questo genere era giocatissimo e oggi è stato praticamente del tutto dimenticato? Sicuramente bisogna dire che l'industria dei videogiochi ha acquisito delle criticità non da poco nell'ultimo periodo: come abbiamo visto in altri editoriali, è sempre più difficile produrre videogiochi che si rivelino profittevoli e, per come è messa la situazione economica, nessuno dei produttori di videogiochi può rischiare di mettere sugli scaffali un gioco che poi non viene venduto.

Ma certamente è cambiata anche la gente. Conduciamo una vita a un ritmo notevolmente più veloce rispetto anche a pochi anni fa, facciamo tutto più in fretta e non riusciamo più a rimanere per un attimo fermi a ragionare. Ragionare, proprio l'elemento che sta alla base di questo tipo di gioco. Non hai più la frenesia di altri prodotti, non ti viene chiesto di fare uso dei tuoi riflessi per schivare un colpo e non devi più premere all'impazzata sul tasto sinistro del mouse. Tutto è diluito nel tempo, appunto per lo scopo principale di lasciarci riflettere.

Però, se ci viene detto che i ritmi più incalzanti sono fondamentali per il mondo del lavoro di oggi, per la necessità di produrre meglio e di più, per vivere meglio con gli altri insomma, credo che sia una grossa perdita non essere più in grado di fermarsi per quei pochi secondi da destinare al ragionamento.

Per certi versi, quello che sta succedendo nel mondo dei videogiochi è successo anche nel mondo del cinema diversi decenni fa. Se guardate un film degli anni '50 o '60, e mi riferisco anche ai kolossal hollywoodiani, tutto era più lento. I film di oggi, di qualsiasi natura tranne qualche rarissima eccezione, sono appunto più incalzanti, il ritmo con cui si susseguono le scene è molto più rapido, le stesse scene sono più corte in termini assoluti, e il montaggio è più serrato. Insomma, quella della velocizzazione sembra un'esigenza che riguarda tutta la popolazione, a prescindere dal media di intrattenimento.

Però, come potete vedere nella recensione in calce a questo editoriale, ho apprezzato moltissimo questo Xcom Enemy Unknown, e secondo me, come dico ancora nella recensione, può essere apprezzato da qualsiasi tipo di giocatore. Allora tutto quello che abbiamo detto fin qui non è vero?

Ritengo di avere un metodo per approcciare le cose molto schematico, il che non è necessariamente un bene. Probabilmente questo "modo di intendere la realtà del mio cervello" è il motivo che sta alla base del mio apprezzamento verso questo tipo di giochi, e il perché abbia letteralmente disintegrato Xcom Enemy Unknown, giocandoci per circa 50 ore in 10 giorni. Bisogna agire sempre all'interno di certi punti di riferimento, stare dentro dei paletti che vengono determinati dai parametri che stanno alla base della strategia a turni. Puoi sbagliare, ma fino a un certo punto, puoi indovinare, ma sempre entro un limite. Qualsiasi azione che tu stia pianificando ti dà una reazione che, in ogni caso, potevi in qualche modo prevedere.

Ma Xcom Enemy Unknown è un grande gioco anche per il livello di personalizzazione che concede al giocatore, esattamente come faceva il gioco originale di cui ripercorre i passi. Non svelo di più, ma anche il finale della storia esalta questo aspetto: è l'agente che tu hai costruito, che hai modellato secondo le tue esigenze e il tuo stile di gioco, che diventa il chiavistello fondamentale per ribaltare il male che apparentemente inesorabilmente ci circonda. Come dico nella recensione, Firaxis Games fa di tutto per farci affezionare ai nostri agenti: e questo proprio perché non tutto sul campo di battaglia dipende dalle nostre scelte, ma in una minima parte anche dal caso. E in quest'ultima componente, con un po' di immaginazione, possiamo rinvenire un qualcosa della personalità, e del metterci un po' del proprio, dei nostri soldati sul campo di battaglia.

Quindi, i motivi che abbiamo elencato nella prima parte del nostro piccolo pezzo, ci possono anche stare, sono veritieri e in parte descrivono la realtà. Ma bisogna anche dire che c'è molta superficialità nell'analizzare le cose e nel dare i giudizi, perché il genere degli strategici a turni, pur se calato in un design moderno e leggermente velocizzato con un giusto compromesso tra vecchia struttura e rapidità d'azione, può interessare ancora moltissime persone.

Quando Xcom Enemy Unknown è arrivato in redazione ho avuto subito l'impulso di spedirlo a Jonathan, in modo che si occupasse lui della recensione. Purtroppo ho sempre troppe cose da fare, e devo chiedere aiuto ai vari collaboratori esterni di Gamemag. Jonathan, come avrete sicuramente verificato leggendo gli articoli che scrive, è molto legato alle strutture videoludiche di una volta, e segue con grande precisione e attenzione tutti quei progetti che in qualche modo hanno a che fare con il passato. Insomma, è la persona ideale per recensire un gioco del genere. Però, a causa di altri impegni, mi ha detto di non potersene occupare. Bene, devo ritagliarmi il tempo per provarlo e scrivere la review.

Ero scoraggiato, perché appunto, come molti di voi, non pensavo fosse possibile modernizzare una struttura di gioco del genere. Dopo qualche imprecazione per le tante cose da fare, lo installo e comincio a giocare. È a dir poco faraonico! Devo ringraziare sentitamente Jonathan per avermi detto di no, perché con i tanti impegni che ha un redattore videoludico, probabilmente mi sarei spostato su altri giochi, ignorando questa piccola grande perla.

Non mi interessa far vendere delle copie in più del gioco, quello che dovevo dire in fatto di valutazione l'ho detto nella recensione. Vorrei solo che i giocatori non cestinassero subito questo titolo perché spaventati dalla staticità della struttura a turni: dargli una possibilità potrebbe tradursi in una sorpresa graditissima.

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14 Commenti
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hexaae23 Ottobre 2012, 13:18 #1
Hai centrato il problema: easy gamers che vogliono pensare poco e reagire tanto di riflessi (la cosa più facile e istintiva insomma), e uno stile di gioco casual e sporadico senza attenzione ai particolari e a (lunghe) riflessioni su strategie e tattiche.
Persino gli RPG oggi sono action-RPG.
banryu7923 Ottobre 2012, 14:35 #2
No niente, sono d'accordo con le posizioni dell'autore.
Pero questo:
...
Però, se ci viene detto che i ritmi più incalzanti sono fondamentali per il mondo del lavoro di oggi, per la necessità di produrre meglio e di più, per vivere meglio con gli altri insomma, credo che sia una grossa perdita non essere più in grado di fermarsi per quei pochi secondi da destinare al ragionamento.
...

Ci viene detta una balla colossale
Forse va bene solo per il mondo del lavoro (tra l'altro non per tutto).
Decisamente in antitesi invece col fatto di vivere meglio con gli altri.
A casa mia, una relazione profonda con un altra persona richiede tutto meno che ritmi incalzanti
illidan200023 Ottobre 2012, 15:51 #3
ben tre recensioni sullo stesso gioco... mmmmmmmmmmmmmmmmmmh....
Zappz23 Ottobre 2012, 18:05 #4
"la mancanza di una certa verve creativa ed artistica" nei giochi anni 90?!?! Ma scherziamo?!?!
AleK23 Ottobre 2012, 18:35 #5
Originariamente inviato da: illidan2000
ben tre recensioni sullo stesso gioco... mmmmmmmmmmmmmmmmmmh....

BINGO!

Io personalmente questo articolo l'ho trovato un pò offensivo. La tendenza generale è quella di dipingere il videogiocatore come un povero imbecille con una mania compulsiva a smanettare. Privo della capacità di riflettere, con un livello di sopportazione ai confini di un disturbo conportamentale. Non so se questo genere di mentecatto venga considerato per alcune SH, il modello dietro la quale creare un videogioco. Quel che di sicuro capisco è che coloro che cercano di perseguire questo modello, sono oggi quelli che più di tutti (crisi a parte) tendono sempre a sviare i propri fracassi puntando il dito verso un presunto colpevole. Come se la qualità del proprio prodotto non possa mai essere l'epicentro del proprio fallimento. Le responsabilità sono sempre da ricercare al di fuori del proprio operato. La pirateria, l'usato, la crisi e i clienti isterici a cui non va più bene niente e criticano tutto. Per forza, se l'unica cosa che amano fare è premere ripetutamente un tasto è logico credere che siano isterici.
Un pò quello che è avvenuto nel cinema? Solo se si considera Armageddon o qualche action-movie di serie B come paramentro di riferimento. Ma lasciamo il cinema a chi lo rispetta e torniamo a parlare di videogiochi. Lo ammetto, i giochi a turno mi piacciono. Qualche partitella a Civ la faccio di tanto in tanto e proprio da pochi giorni ho rispolverato quello splendido capolavoro che è Disciples. Con gli amici poi, almeno una volta alla settimana una sessione di un paio d'ore al gioco delle carte è attualmente un punto fermo. Ma non manca neppure la dama, seppur sporadicamente in quando preferisco gli scacchi. E pensate un pò, son tutti giochi a turni. Pur essendo consapevole che gli scacchi richiedano del tempo per essere dominati e riuscire a sviluppare delle buone strategie, mi rifiuto di credere che nessuno abbia più la pazienza per fare una semplice partita a carte.

Ma alla fine di cosa parlava questo articolo? Dell'assuefazione alla televisione o della piacevole riscoperta dell'acqua calda? Il titolo in se non lo giudico, poichè non l'ho provato e forse lo farò. Quando il prezzo rifletterà il mercato odierno.
T_zi23 Ottobre 2012, 19:18 #6
Una tipologia di gioco non può passare di moda, e nemmeno venire superata da altre più "funzionali", se non per quanto riguarda i grandi numeri, che sono poi quelli che spingono un publisher a puntare su certe i.p. piuttosto che su altre. Per ogni tipo di gioco c'è sempre una base più o meno vasta di giocatori. Un gioco come legend of grimrock, che teoricamente dovrebbe avere delle meccaniche "superate", ha riscosso elogi da un sacco di giocatori, anche giovani - io sono tra questi, e mai avevo giocato ad un dungeon crawler; non l'ho affatto trovato lento, vecchio o poco interessante perchè mi costringe a muovermi un quadretto alla volta, quindi ha senso di esistere anche quel genere di giochi. Non parliamo poi della strategia a turni, che conta all'attivo diverse serie di successo come civilization, heroes of might and magic, disciples, king's bounty etc. Se parliamo di numeri, sì, è evidente che anche il più scarso degli fps vende più di uno strategico a turni; se invece parliamo di gusti dei giocatori, c'è sempre una grossa base di fan che è attratta dalla giocabilità ragionata, dal fatto di avere tutto il tempo che serve per muovere e dalla difficoltà che solo i migliori strategici a turni sanno dare.

Esistono poi nel grande insieme dei tbs diversi generi e giochi indirizzati a diverse fasce di giocatori. Ci sono strategici a turni semplici e complessi, con partite che durano pochi minuti o tante ore, che richiedono di leggersi un manuale o che si padroneggiano in 10 minuti di tutorial. La mia opinione è che anche un genere considerato di nicchia come quello dei tbs ha ancora molto da dire, e se un giocatore che mai si è avvicinato prima a questa tipologia di giochi riesce a farsi piacere il nuovo xcom, che per quanto semplificato resta ben sopra come complessità ai titoloni odierni, ben venga: vorrà dire che forse potrà piacergli anche qualcosa di più complesso.
fraussantin24 Ottobre 2012, 02:29 #7
risposta: perche non ne fanno più!!!

ditegli di fare alpha centaury 2 fatto come si deve ...............

o tanto per stare sui turni fallout4 in stile del 2!!!
sintopatataelettronica24 Ottobre 2012, 02:32 #8
Originariamente inviato da: T_zi
Un gioco come legend of grimrock, che teoricamente dovrebbe avere delle meccaniche "superate", ha riscosso elogi da un sacco di giocatori, anche giovani - io sono tra questi, e mai avevo giocato ad un dungeon crawler; non l'ho affatto trovato lento, vecchio o poco interessante perchè mi costringe a muovermi un quadretto alla volta, quindi ha senso di esistere anche quel genere di giochi.


Grande!
sintopatataelettronica24 Ottobre 2012, 02:34 #9
Originariamente inviato da: Zappz
"la mancanza di una certa verve creativa ed artistica" nei giochi anni 90?!?! Ma scherziamo?!?!


Se mancava la creatività negli anni '90 (che han visto la pubblicazione di alcuni tra i capolavori assoluti del gaming) .. oggi... come si potrebbe definirla la situazione ?

Che articoli assurdi pubblicati tutti di fila.. boh.

"..non CI piacciono.." ma parlate per voi, io proprio non condivido NULLA di queste VOSTRE analisi ridicole.
Phoenix Fire24 Ottobre 2012, 09:58 #10
Originariamente inviato da: Zappz
"la mancanza di una certa verve creativa ed artistica" nei giochi anni 90?!?! Ma scherziamo?!?!


quoto, credo sia l'unico punto che non ho condiviso per niente, negli anni 90 sono usciti capolavori immortali e giochi che ancora vengono copiati
Originariamente inviato da: AleK
BINGO!

Io personalmente questo articolo l'ho trovato un pò offensivo. La tendenza generale è quella di dipingere il videogiocatore come un povero imbecille con una mania compulsiva a smanettare. Privo della capacità di riflettere, con un livello di sopportazione ai confini di un disturbo conportamentale. Non so se questo genere di mentecatto venga considerato per alcune SH, il modello dietro la quale creare un videogioco. Quel che di sicuro capisco è che coloro che cercano di perseguire questo modello, sono oggi quelli che più di tutti (crisi a parte) tendono sempre a sviare i propri fracassi puntando il dito verso un presunto colpevole. Come se la qualità del proprio prodotto non possa mai essere l'epicentro del proprio fallimento. Le responsabilità sono sempre da ricercare al di fuori del proprio operato. La pirateria, l'usato, la crisi e i clienti isterici a cui non va più bene niente e criticano tutto. Per forza, se l'unica cosa che amano fare è premere ripetutamente un tasto è logico credere che siano isterici.
Un pò quello che è avvenuto nel cinema? Solo se si considera Armageddon o qualche action-movie di serie B come paramentro di riferimento. Ma lasciamo il cinema a chi lo rispetta e torniamo a parlare di videogiochi. Lo ammetto, i giochi a turno mi piacciono. Qualche partitella a Civ la faccio di tanto in tanto e proprio da pochi giorni ho rispolverato quello splendido capolavoro che è Disciples. Con gli amici poi, almeno una volta alla settimana una sessione di un paio d'ore al gioco delle carte è attualmente un punto fermo. Ma non manca neppure la dama, seppur sporadicamente in quando preferisco gli scacchi. E pensate un pò, son tutti giochi a turni. Pur essendo consapevole che gli scacchi richiedano del tempo per essere dominati e riuscire a sviluppare delle buone strategie, mi rifiuto di credere che nessuno abbia più la pazienza per fare una semplice partita a carte.

Ma alla fine di cosa parlava questo articolo? Dell'assuefazione alla televisione o della piacevole riscoperta dell'acqua calda? Il titolo in se non lo giudico, poichè non l'ho provato e forse lo farò. Quando il prezzo rifletterà il mercato odierno.

guarda che non è solo il videogiocatore a essersi instupidito, io ho 24 anni e ho spesso a che fare con ragazzi più piccoli, sia come animatore e sia per ripetizioni e ho notato come il cervello sia diventato un optional per un 3/4 della gente, veramente sembra che la maggior parte dei genitori andrebbe frustata a sangue per come educa i figli e questi ultimi invece dovrebbero partire dall'asilo che tra logica e nozioni di base non so di cosa hanno più bisogno

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