Bodycount: quante volte vi siete sentiti dire che potete fare la differenza?
Recensione della versione XBox 360 di Bodycount, il nuovo sparatutto in prima persona di Codemasters e degli autori di Black basato su Ego Engine e sulla tecnologia middleware Morpheme.
di Rosario Grasso pubblicato il 31 Agosto 2011 nel canale VideogamesXboxMicrosoft
Conclusioni
Bodycount, nome che rimanda al concetto di conta dei cadaveri dopo una furiosa battaglia, è purtroppo uno di quei giochi che ti danno la sensazione di approssimazione, oltre che di scarsa ricerca di innovazione. È contestualizzato all'interno di una storia poco interessante e raccontata senza seguire gli stilemi cinematografici che ormai vengono sovente impiegati nei videogiochi. Sul campo delle novità, poi, ci sono pochissime cose da segnalare, visto che Bodycount sa di già visto, e non riesce a rinnovarsi nel corso della campagna.
Un altro elemento della struttura di gioco che farà storcere il naso riguarda poi il fatto di non potersi più muovere nel momento in cui si entra in modalità mira. Lo abbiamo spiegato nel corso della recensione: quel tasto serve anche ad eseguire il lean, lo sporgersi al di là delle coperture, e ciò impedisce appunto i movimenti. Quando si entra in modalità mira, il personaggio si arresta bruscamente, senza risentire dell'inerzia provocata dalla corsa.
Anche sul piano dell'intelligenza artificiale Bodycount non eccelle. I nemici gestiti dall'IA vanno quasi sempre contro il giocatore, senza organizzare tattiche, e non riescono a sfruttare la superiorità numerica con manovre di accerchiamento e di evasione. I comportamenti dei soldati sono quasi sempre innaturali e illogici, e molto spesso si bloccano senza riuscire a capire qual è la cosa migliore per loro.
Ciò che risolleva Bodycount, come detto, è Morpheme. La tecnologia allestita da NaturalMotion gestisce ottime animazioni e un livello di interazione con gli scenari interessante. Il giocatore, così, è chiamato a sfruttare gli elementi che si trovano sullo sfondo dei livelli di gioco per aiutarsi nel sottrarre energie vitali ai nemici. Tutto ciò rende i combattimenti spettacolari e riesce a dare al giocatore la voglia di continuare a giocare e di completare la campagna single player.
Quest'ultima ha una durata che si allinea a quella delle campagne dei giochi di ultima generazione. Purtroppo, il multiplayer non riesce a migliorare la longevità del gioco, visto che manca la progressione e che le modalità disponibili, di nuovo, sono assolutamente scevre di novità.
Un gioco che dunque ci sentiamo di consigliare solo agli appassionati di sparatutto in prima persona che non riescono proprio a perdersi nulla che rientri in questo genere di gioco, e a chi ha apprezzato il precedente gioco di Guilford Studio, Black.
9 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoScusate l'ot
Ovviamente merita più tempo, e ci saranno diversi altri contenuti a corredo della recensione...
Non vedo l'ora di leggere quella su Deux Ex cmq
Ovviamente merita più tempo, e ci saranno diversi altri contenuti a corredo della recensione...
Mi sembrava strano, non vederla , anche perchè è da un pò di giorni che le recensioni sono uscite in altri siti.
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