Mondiali League of Legends a rischio doping
In vista della fase finale dei Mondiali di League of Legends, Riot Games ha sottovalutato il problema, ma visti i precedenti il doping è un rischio concreto.
di Rosario Grasso pubblicata il 12 Ottobre 2015, alle 09:43 nel canale VideogamesLeague of Legends
Con la fase finale del Campionato Mondiale di League of Legends sempre più vicina (31 ottobre a Berlino) ritorna d'attualità il problema del doping in abbinamento agli eSport, dopo che a luglio è scoppiato uno scandalo che ha coinvolto un team professionistico tedesco di Counter-Strike Global Offensive.
È infatti emerso che i giocatori professionisti fanno intenso uso di sostanze per la stimolazione del sistema nervoso centrale, delle quali la più diffusa è l'Adderall. Questo è un farmaco, la cui diffusione è legale negli Stati Uniti, composto da due sali di anfetamine, solfato di destroanfetamina e solfato di levoanfetamina.
Il farmaco produce euforia, aumenta la produttività e stimola la concentrazione, la vigilanza e il livello di attenzione. Allo stesso tempo, aumenta la veglia del consumatore e inibisce l'appetito, permettendo di continuare a giocare più a lungo. Teoricamente, quindi, l'Adderall riesce a migliorare le capacità intellettuali senza compromettere la funzione dei neuroni nel lungo periodo, ma allo stesso tempo, come per tutti i farmaci, il suo abuso può comportare effetti permanenti. Un uso intensivo, infatti, può provocare un aumento delle dimensioni di alcune aree del cervello, oltre che dipendenza dal farmaco.
Negli Usa tale soluzione è legale perché viene utilizzata per combattere l'ADHD (disturbo da deficit d’attenzione e iperattività). L'Adderall viene progressivamente rilasciato nel cervello attraverso i neurotrasmettitori sotto forma di dopamina, noradrenalina e adrenalina. Si tratta di ormoni che vengono normalmente rilasciati dall'organismo quando si soffre di grande e prolungato stress, e il corpo si rende conto di aver bisogno di energie supplementari.
Il caso è scoppiato, come dicevamo, nello scorso mese di luglio, quando Kory "Semphis" Friesen ha candidamente confessato su Youtube di avere assunto Adderall insieme alla sua squadra durante i campionati ESL di Counter-Strike Go in Polonia. Ma secondo le voci che si stanno diffondendo presso i bene informati pare che l'uso di sostanze stimolanti come l'Adderall sia ampiamente diffuso nel mondo degli eSport, agevolato anche da un sostanziale vuoto normativo.
Se l'ESL, infatti, si è mossa in maniera decisa dopo le confessioni di Semphis, coinvolgendo le agenzie anti-doping tedesche, Riot Games non ha fatto altrettanto. Non c'è alcuna regola che vieta l'uso dell'Adderall all'interno del regolamento dei Campionati del Mondo di League of Legends. In questo modo, non è possibile determinare se le squadre più competitive del torneo avranno utilizzato sostanze stimolanti.
Sostanze come l'Adderall sono diffusamente utilizzate soprattutto nelle fasi di allenamento e studio degli avversari. Questo non è l'unico farmaco che può essere d'aiuto nel contesto degli sport elettronici, visto che si parla anche di Pirament, che incrementa la capacità di memoria; Modafinil, specifico per aumentare la veglia; Propanolo, riduce l'ansia e aumenta la capacità di mantenere la concentrazione nei momenti delicati.
Tornei come i campionati mondiali di League of Legends o il The International di Dota 2 non solo ormai godono di consistenti montepremi, ma attirano le attenzioni di un pubblico in rapida crescita, e pertanto anche munifici sponsor con messaggi pubblicitari veicolati attraverso le principali piattaforme di streaming come Twitch. È chiaro che in contesti di questo tipo possono attecchire pratiche poco pulite volte a consentire di guadagnare vantaggi competitivi rispetto agli altri team. E, come ben sappiamo da altri sport, nel momento in cui qualcuno inizia a doparsi allora anche gli avversari sono "costretti" a farlo.
"Questi farmaci consentono di ottenere dei miglioramenti così come accadeva durante la seconda guerra mondiale, quando i piloti di caccia assumevano anfetamine per migliorare le loro prestazioni in guerra", ha detto Joseph O’Neill, psichiatra che si occupa di tossicodipendenza alla UCLA.
27 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoQuesto non è gaming.
Giocare è un conto, questo è un lavoro.
vediamo se applichiamo il tuo ragionamento al campionato di seria A
Sport?
Questo non è sport.
Giocare a pallone è un conto, questo è un lavoro.
Questo non è gaming.
Giocare è un conto, questo è un lavoro.
E questo giustifica il doping?
Sport?
Questo non è sport.
Giocare a pallone è un conto, questo è un lavoro.
Mega quotone.
Che poi sia sbagliato in tutti i casi il doping e non sia mai giustificato, non ci piove.
Questo non è gaming.
Giocare è un conto, questo è un lavoro.
Se non erro lo spirito del gaming è divertirsi, è competere con altri giocatori e se per farlo, alcuni "players" hanno bisogno di aiuti chimici, allora questo non è gaming.
Quando sei in competizioni internazionali e tornei con montepremi da decine di migliaia di $ direi che sei già oltre al giocare per divertirsi.
Questo genere di competizioni non ha nulla a che fare con il divertimento, si pensa solo a vincere.
A questo punto la palla passa ad ESL, se vogliono proporre il gaming come attività competitiva al pari di uno sport è il momento che inizino a prendere seriamente certe cose e stilino un regolamento ferreo e relativi controlli.
Ne va della serietà stessa della competizione e, ovviamente, della salute dei partecipanti.
La stessa cosa è per lo sport, più si sale di categoria, più questo svanisce e diventa un lavoro a tempo pieno, dove devi rendere e non divertirti.
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