Uncharted 4, perché è il miglior gioco di avventura di sempre
Dopo The Last of Us, un gioco che ha letteralmente segnato la scorsa generazione di videogiochi, Naughty Dog torna a misurarsi con sé stessa con un titolo ancora più ambizioso, non fosse altro che per la necessità di dover sfruttare il rinnovato hardware di PS4. Ne è venuto fuori qualcosa di unico.
di Rosario Grasso pubblicato il 26 Maggio 2016 nel canale VideogamesSonyPlaystation
Una questione di ritmo
È da qualche titolo a questa parte che Naughty Dog, uno dei più illustri team di sviluppo dell'industria dei videogiochi responsabile, tra gli altri, di Crash Bandicoot e di Jak and Daxter, porta avanti i suoi esperimenti sul bilanciamento tra narrazione e gameplay. Un punto cruciale per quei titoli che devono veicolare grosse componenti narrative e di introspezione psicologica dei personaggi. Se con The Last of Us era riuscita a trattare degli argomenti difficili per un media che soffre ancora di una certa "sindrome di Peter Pan", qui porta a compimento quel percorso di bilanciamento che così bene aveva avviato.
Uncharted 4 Fine di un Ladro non solo è il titolo che cerca di sfruttare pienamente il potenziale dell'hardware di PS4, ma è un prodotto che punta a rifinire definitivamente la questione del ritmo. Ovvero individuare le tempistiche esatte da dedicare al gameplay e quelle relative alla narrazione, in modo che quest'ultima non soffochi il primo, come è accaduto troppe volte nelle ultime generazioni di videogiochi, e in modo che il gameplay avvalori la parte raccontata e la faccia percepire come ricopensa al giocatore.
In questo modo un videogioco di avventura riesce effettivamente a coinvolgere maggiormente, e in modo diverso, rispetto a un "tradizionale" film d'avventura. È una questione di incastri e di commistioni, da una parte fra narrazione e gameplay, dall'altra fra tipologie di gameplay differenti. Il gameplay si inserisce nelle sequenze in cui gli autori portano avanti la storia e questa riesce a ritagliarsi i suoi spazi senza soffocare, come dicevamo prima, il gameplay stesso. Un sali scendi di emozioni, mai interrotto da caricamenti, che terrà i giocatori incollati allo schermo della PS4 fino a conoscere l'esito definitivo di uno dei personaggi PlayStation più amati di sempre, Nathan Drake.
Un Uncharted più maturo rispetto ai precedenti e più introspettivo, che alterna riflessioni sul rapporto di coppia tra Nate e la moglie Elena, ma anche sull'amicizia e sul rapporto tra due fratelli, ora alleati ora avversari, ma sempre pronti a mettere a repentaglio la propria vita per salvare quella di chi condivide con te un indissolubile legame di sangue. Il vero cuore della questione è l'ancestrale dicotomia tra impegno e sentimento da una parte e libertà, nuovi stimoli e avventura dall'altra.
Uncharted 4 trasmette in maniera dirompente il cambio di regia che si è verificato dopo il terzo capitolo, dopo che la serie è passata da Amy Hennig e da Justin Richmond alle più profonde visioni di Bruce Straley e Neil Druckmann, gli autori di The Last of Us.
Rispetto alla tradizione Uncharted, il cambio alla regia ha portato anche a una maggiore credibilità psicologia dei personaggi. Qui è il personaggio di Samuel il vero cardine della storia: un'impostazione troppo altisonante forse lo avrebbe consegnato alla storia dei videogiochi, ma Naughty Dog si è preoccupata soprattutto di trovare la misura giusta. Per questo Sam è realistico e funzionale rispetto a ciò che i giocatori fremono di conoscere, ovvero l'evoluzione e il definitivo compimento della figura di Nathan Drake.
Parlavamo di ritmi, una questione chiaramente complessa da sviscerare se non andando a giocare, e quindi rivelare troppo della storia. Come al solito Uncharted si suddivide in due parti per ogni livello: si inizia a giocare da soli, o accompagnati da un alleato gestito dall'intelligenza artificiale, con il quale risolvere enigmi e "collaborare" in qualche modo all'interno della struttura da platformer. In questa fase si esplorano scenari quanto più suggestivi, e in questo quarto capitolo, ve lo possiamo assicurare, Naughty Dog tocca i vertici da questo punto di vista. Poi, l'inferno, visto che quasi inevitabilmente i livelli si riempiono di soldati e si apre la componente da sparatutto tipica degli Uncharted.
Un rollercoaster ritmico, appunto, mai interrotto da caricamenti. L'avventura è sempre lì e si alterna a quelle componenti in cui Nathan scava nel passato, il passato della storia. Per quanto Nathan e soci siano chiamati ad affrontare eserciti diabolici e spietati, sullo sfondo vanno sempre a indagare su antiche storie che in un'epoca diversa dalla nostra erano ancora più diaboliche. Qui si avrà a che fare con storie di pirati, del mitico Henry Avery e della congrega di pirati che portò a compimento il sogno più epico di qualsiasi organizzazione pirata di sempre, Libertalia, un posto in cui vigeva esclusivamente la legge libertaria tipica dei pirati.
Libertalia è esplorabile nelle fasi avanzate di Uncharted 4, ma sempre seguendo lo schema tipico della serie. I "registi" hanno qui, come in passato, la possibilità di guidare l'attenzione del giocatore, all'interno di un'impostazione rigidamente lineare, che rimane grandemente apprezzata dai fan della serie, e che quindi non si può cambiare. Per quanto i livelli di gioco siano più grandi rispetto al passato, merito della maggiore dotazione di memoria di PS4 rispetto alla console precedente, e per quanto ci sia tecnicamente la possibilità di muovere il giocatore in senso free roaming, Libertalia si eplora in maniera molto guidata. Il giocatore ha pochissima libertà, deve vivere semplicemente una storia che qualcun altro ha scritto per lui, con il giocatore che, al livello di difficoltà medio, riceve pesanti suggerimenti in quei casi in cui rimane bloccato anche per pochi minuti.
Il tutto incastonato in un comparto tecnico che non ha paragoni nel mondo dei videogiochi. Certo, se si guarda alle texture, a un certo aliasing e a qualche componente come ombre ed effetti particellari, non ci sono confronti con il PC, ma per la resa dei personaggi, per le loro animazioni, per le loro espressioni facciali e, miracolosamente se si considera l'hardware limitato di PS4, per la profondità poligonale e per l'ampiezza degli scenari di gioco, Uncharted 4 è semplicemente inappuntabile. Il suo essere così guidato permette agli sviluppatori di "guidare" anche la completezza poligonale, e questo consente di avere degli scorci, sia nelle parti narrate ma anche in quelle di gioco vero e proprio e di platforming, che difficilmente si possono riscontrare in altri titoli di questa generazione.