Gli YouTuber devono pagare le tasse?

Gli YouTuber devono pagare le tasse?

Lo streaming online è ormai un fenomeno con diffusione elevatissima nella società moderna. Le statistiche sono chiare, YouTube è secondo soltanto al popolarissimo Facebook e vanta profilature con un range di età tra i 16 e i 60 anni. C'è chi lo sfrutta per crearsi un proprio business personale, ma in quali casi e come vanno pagate le tasse su questi introiti? Lo abbiamo chiesto a un professionista del settore, il dott. Valentino Spataro.

di , Alessandro Oteri pubblicato il nel canale Videogames
 

Introduzione

Sembra che sia parte della nostra vita da sempre ma in realtà YouTube è online soltanto dal 2005 e da quando è stato acquistato nel 2006 da Google è cambiato molto.

È cambiato soprattutto l’utilizzo di questo media: se inizialmente veniva utilizzato soltanto per caricare canzoni, video personali o film, poi, con l’applicazione di politiche di protezione del diritto d’autore, è diventato sempre più un posto dove ognuno potesse avere il suo canale “televisivo” personale.

La libertà di espressione e la possibilità di raggiungere grandi bacini di spettatori hanno fatto il resto. Nel giro di pochi anni sono proliferati i canali creati e Google ha iniziato ad offrire ai canali di maggior successo la possibilità di monetizzare le visualizzazioni.

Non è un caso quindi che oggi la televisione tradizionale inizi a vacillare al cospetto di questo trend. A favore delle “Social Content Sharing” c’è anche una differenza sostanziale. La TV è monodirezionale, mentre i siti come YouTube invece sono Bidirezionali. Lo spettatore può interagire direttamente, può commentare ed esprimere il suo apprezzamento o meno per i contenuti di cui fruisce.

Anche per gli inserzionisti e Google i portali di questo tipo sono una manna dal cielo. Il fatto che gli spettatori siano registrati e profilati offre l’occasione a Google di poter offrire un servizio di pubblicità perfettamente targettizzato sul suo pubblico.

Come si poteva facilmente prevedere quelli che inizialmente erano soltanto canali di appassionati che mostravano al mondo cosa “sapevano fare”, sono diventati veri e propri canali televisivi a pagamento.

L’unica differenza è che invece di pagare un canone mensile come per le pay-tv paghiamo attraverso la visualizzazione di spot di 20 secondi prima dei video.

Anche in Italia questa corrente si è rinforzata negli ultimi anni e abbiamo potuto vedere centinaia di canali nascere, crescere ed in alcuni casi morire. Esistono canali per praticamente qualsiasi cosa, dalla creazione di uccelliere in legno a video sui videogames appunto.

I protagonisti di questi canali, per i quali è stato coniato il termine “YouTuber” sono diventati dei veri e propri VIP. Ci è capitato, ad esempio, di vedere all’ultimo GamesWeek a Milano un sacco di persone che chiedevano gli autografi a questi “eroi del web”.

Ci sono video su YouTube che contano un numero di visualizzazioni pari alla metà dell'intera popolazione italiana

Nel mondo del gaming in più sono nate anche altre piattaforme prettamente dedicate ai videogiochi, come Twitch per fare un esempio, e anche le console di “nuova generazione” hanno voluto implementare delle funzioni di condivisione facilitata delle immagini e video di gioco.

Alla luce di quanto detto ci siamo iniziati a chiedere: “Quanto può guadagnare uno YouTuber in un anno?”Abbiamo chiesto un po’ in giro e con nostro grande stupore abbiamo scoperto che a volte si parlerebbe anche di cifre a cinque zeri.

A questo punto in un momento in cui quotidiani, telegiornali e politici parlano di lotta all’evasione fiscale ci siamo chiesti se chi guadagna “attraverso internet” si trovi una sorta di “paradiso fiscale” o se sia come un vero e proprio canale televisivo soggetto all’Agenzia delle Entrate.

Poiché si parlava di un argomento molto delicato e non ci piaceva improvvisare abbiamo voluto avvalerci del parere di un legale al quale abbiamo fatto qualche domanda. Le risposte che abbiamo ricevuto sono molto interessanti e fanno riflettere molto. A conti fatti sembra che i soldi su internet non siano poi così “facili”.

È per questo che ci siamo rivolti a Valentino Spataro, consulente legale in nuove tecnologie e amministratore del sito Civile.it.

 
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