Nintendo fa causa, Sony gongola: Palworld disponibile su PS5 anche in Giappone
Con qualche settimana di ritardo rispetto al resto del mondo, Palworld è finalmente disponibile su PlayStation 5 anche in Giappone. Nel frattempo, la controversia tra Nintendo e Pocketpair è solamente all'inizio.
di Vittorio Rienzo pubblicata il 05 Ottobre 2024, alle 09:01 nel canale VideogamesNintendopokemonSonyPlaystationPalworld
33 Commenti
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Commenti come questi sono fine a se stessi.
Ovviamente, non c'è obbligo di elaborare, ma una disquisizione utile prevederebbe uno sforzo maggiore.
Se dovessi ispirarmi al tuo stile, potrei seguitare con un:
e menomale!
Senza specificare se il mio sentimento era associato al non essere un fan di Pokémon/Nintendo o al fatto che si fosse notato dalle mie parole.
Vedi? Quando si parla male resta sempre tutto un po' fumoso.
Ne vale davvero la pena?
Se non si ha forza o volontà di elaborare a dovere, non sarebbe meglio astenersi del tutto?
Oh! Wow! Che (mancanza di) capacità dialettica!
Stai per sperimentare il lato "big stick" di "speak softly and carry a big stick", che tu sia pronto o no.
Sei responsabile per le affermazioni che fai, hai di fatto giudicato una persona NON per quello che fa ADESSO e per i risultati che produce ADESSO, ma per il lavoro che faceva prima.
Einstein ha fatto l'impiegato all'ufficio brevetti; seguendo la tua logica non si spiegherebbe come mai abbia vinto il Premio Nobel per la fisica.
Capisci ora le mie perplessità o bisogna scrivertelo con caratteri più grandi ?
Evidentemente secondo la tua logica è anche inspiegabile come giochi tipo Flappy Bird abbiano avuto successo senza un minimo marketing.
Poi è ovvio che non capisci che spesso a decretare il successo di un gioco non è il marketing in se ma il proporre qualcosa che stuzzica interesse e che mantiene quello che promette.
"Pokemon with guns" è evidentemente un concetto che funziona bene, sia tra quelli a cui piacevano i pokemon e sia a quelli che non vedevano l'ora di sparargli.
Stai per sperimentare il lato "big stick" di "speak softly and carry a big stick", che tu sia pronto o no. [...]
A fronte di come continua il tuo commento:
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Evidentemente non eri pronto, visto che hai cercato una battutona di uscita ma non hai trovato di meglio.
Noto con una punta di malinconia e stanchezza che, giunti a questo punto del dibattito, siamo caduti nella trappola del battibecco sterile e vacuo. Vedi, mi spiace deluderti, ma la tua osservazione mi colpisce meno di quanto forse ti aspetteresti. E qui non si tratta di essere "pronti" o meno, come sembri intendere con il tuo tono vagamente trionfale, bensì di capire a fondo l'essenza di ciò che stiamo facendo: un dialogo. Un confronto, per quanto acceso, non è mai una competizione a chi sfodera il colpo di teatro più tagliente o l'insulto più ben assestato. No, non siamo qui a contendersi l'ultima parola come se si trattasse di una medaglia d'oro olimpica del sarcasmo.
Discutere su un forum dovrebbe essere, idealmente, uno spazio in cui si può crescere, in cui le opinioni si confrontano senza la necessità di delegittimare l'altro con sottintesi velenosi. Ma qui vedo una deriva, una decadenza dell'interazione, un impoverimento del dialogo. Hai scelto di rispondere con una frecciata, un piccolo attacco personale che, se mi permetti di essere brutalmente onesto, tradisce una mancanza di sostanza. Ti sei davvero soffermato un momento a riflettere su quello che stai facendo? Questo tuo voler sottolineare una mia presunta impreparazione suona come un disperato tentativo di affermare il tuo ego.
E ti chiedo: a che pro? È forse questa la tua idea di vittoria dialettica? Riuscire a insinuare che l'altro "non è pronto", come se fossimo in una sorta di competizione gladiatoria?
Permettimi di farti notare una cosa: le minacce velate, le insinuazioni e i giudizi affrettati non fanno che inquinare il dialogo e spingerlo verso un vicolo cieco di incomprensioni e animosità. Non servono davvero a nulla se non a gratificare temporaneamente l'ego di chi le pronuncia. Un ego, per inciso, che dovrebbe restare fuori da queste conversazioni, perché il fine ultimo non dovrebbe mai essere quello di prevalere sull'altro. Quando si riduce un dialogo a una lotta per dimostrare chi ha ragione, si tradisce la funzione stessa del confronto. Anzi, si finisce per squalificare il valore della discussione stessa, che non è più uno scambio costruttivo, ma una lotta di potere, uno sterile gioco di prestigio dove ognuno cerca di uscire trionfante.
Siamo davvero così tanto schiavi del nostro bisogno di "vincere" da dimenticare che la vera ricchezza del dialogo risiede nell'imparare, nel considerare la prospettiva altrui senza pregiudizio? Ti chiedo di riflettere su questo: se il tuo scopo è affermare una qualche supremazia su di me o su chiunque altro, stai forse riducendo il valore della tua stessa argomentazione, confinandola nel territorio arido della sterile competizione. E tutto questo a quale scopo, mi domando? Forse nella tua mente esiste una qualche giuria invisibile che tiene conto dei punti guadagnati da chi riesce a sferrare l'attacco più tagliente? Ti illudi, forse, che con questa tua frase tu abbia ottenuto una sorta di vittoria morale?
E qui non è questione di essere aggressivi o di rispondere con tono perentorio. No, sarebbe troppo facile cadere nella tua stessa trappola, rincorrendo la tua provocazione. Mi limito a farti notare che la tua "uscita" non fa che evidenziare una certa frustrazione, come se sentissi il bisogno di mettere l'altro in ridicolo per affermare il tuo punto di vista. Ma, e te lo dico con tutta serenità, è un metodo che non porta a nulla. Le battutine, gli insulti sottili, le minacce velate... queste sono armi retoriche che non costruiscono, ma bensì distruggono. E soprattutto, tradiscono una scarsa fiducia nella forza dei propri argomenti. Se fossi così certo di ciò che sostieni, non avresti bisogno di ricorrere a questi mezzucci.
Lascia che ti dia un consiglio, un po' come farebbe un vecchio saggio stanco delle polemiche sterili: prova a spostare il tuo focus. Il dialogo non è una competizione. Non siamo qui per dimostrare chi ha la risposta più brillante o chi è più veloce nel trovare la frase tagliente. Se vuoi davvero crescere e imparare qualcosa da questi confronti, abbandona la spada del sarcasmo e impugna, piuttosto, il calice della pazienza e della riflessione. Le idee hanno bisogno di spazio, di tempo, e di silenzio per maturare. Ed è proprio nel rispetto reciproco e nella pazienza che si trovano le risposte più profonde.
E dunque, ti invito a riflettere. La prossima volta che sentirai il bisogno di attaccare personalmente l'altro per sentirti superiore, chiediti: che cosa sto realmente guadagnando? E se la risposta è solo un momentaneo sollievo del tuo ego, allora forse è il momento di cambiare approccio. Perché alla fine di tutto questo, cosa ci resta se non l'esito del nostro dialogo? Non sarà certo un commento come il tuo a lasciarci qualcosa di duraturo.
..... (restodellarispostalunghissimaomessoperbrevitàfinoallafrasefinale) ....
Non sarà certo un commento come il tuo a lasciarci qualcosa di duraturo.
Quello che avevi scritto nei post precedenti ti contraddice.
In questa tua ultima risposta devo aggiungere che c'è troppo poco contenuto concreto rispetto alla sua estensione, in altre parole troppo simil-chatGPT.
D'altro canto, il rodimento che ti è venuto mi sa che è stato registrato dai sismografi di mezzo pianeta.
In questa tua ultima risposta devo aggiungere che c'è troppo poco contenuto concreto rispetto alla sua estensione, in altre parole troppo simil-chatGPT.
D'altro canto, il rodimento che ti è venuto mi sa che è stato registrato dai sismografi di mezzo pianeta.
Rodimento di cosa? Tu non hai idea di quanto divertimento mi stai donando.
Chiunque pensi di aver capito qualcosa su di me e su cosa possa ferirmi o infastidirmi... temo che rimarrà estremamente deluso nel sapere che la sua opinione in merito è profondamente errata, qualunque essa sia.
Perché?
È molto semplice: voi non sapete chi sono.
E tanto mi basta per godermi qualunque confronto con oceani di calma e tranquillità.
Immagino i vostri volti adombrati dalla presa di coscienza della mia identità... e me ne compiaccio.
Vi giuro, è bellissimo.
Spero per voi che un giorno possiate imparare ad abbandonarvi al puro piacere dialettico senza preoccuparvi di dimostrare quanto "in gamba" siete, perché agli occhi di nessuno, inclusi i miei, sarete mai di valore superiore a dei pixel non illuminati su di uno schermo che racchiude il tutto delle vostre virtuali esistenze, talmente effimere che un misero clic o tap può farle sparire per tutto il tempo che si vuole.
Quello che hai scritto nel post successivo non mi sembra trasudi di divertimento, senza contare quel "voi non sapete chi sono" scritto dopo innumerevoli post in cui si capisce fin troppo bene chi sei.
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