Recensione The Evil Within: ci sarà del sangue

Recensione The Evil Within: ci sarà del sangue

Creato dall'autore di Resident Evil, Shinji Mikami, che per sviluppare questo videogioco ha fondato una software house apposta, The Evil Within è finalmente a disposizione dei giocatori. Mikami ha promesso un survival horror puro, che in qualche modo ricordi proprio il Resident Evil originale. Ma il suo team di sviluppo è riuscito ad adattare una tecnologia per certi versi ostica, come id Tech 5, alle meccaniche di gioco di Resident Evil?

di pubblicato il nel canale Videogames
Resident Evil
 

Preservare le risorse

A livello di gameplay, l'obiettivo principale dei giocatori è appunto quello di preservare il più possibile le risorse. Bisogna affrontare i vari momenti di gioco avendo bene chiaro in mente che c'è un capitolo successivo nel quale avremo bisogno di proiettili, dardi e siringhe per ripristinare le risore vitali. Non possiamo mai pensare di consumare troppe risorse, perché in seguito pagheremo a caro prezzo un approccio di questo tipo.

Inizialmente The Evil Within mette a disposizione due livelli di difficoltà: Inesperto e Sopravvivenza. Mentre nel primo caso diventa un gioco normale, di quelli che consentono di seguire la storia senza porre troppi freni all'avanzamento, a Sopravvivenza il tutto diventa veramente molto difficile. Questo perché gli zombi e gli altri mostri sono arcigni da affrontare, sia perché capitano frequentemente degli episodi improvvisi che inetavilmente causano la morte del protagonista. Per sbaglio, infatti, capita di attivare un meccanismo mortale o di inciampare in una trappola invisibile.

Dopo aver completato il gioco si sbloccano altri due livelli di difficoltà, che riducono ancora più al lumicino l'interfaccia utente, aumentano il numero di avversari da affrontare, modificano il comportamento di questi ultimi rendendoli ancora più imprevedibili e rendono gli enigmi più complessi. Tango Gameworks ha fatto un ottimo lavoro da questo punto di vista, restituendo al giocatore più impegnato il livello di sfida che si aspetta da un gioco survival horror. Possiamo solo dire che poteva esserci un livello intermedio tra Inesperto e Sopravvivenza, proprio perché il primo è fin troppo semplice rispetto al secondo.

Affrontare gli zombi in The Evil Within è una sfida di grande fascino. Il loro comportamento è imprevedibile e irregolare, perché in alcuni momenti si muovono molto lentamente, mentre in altri, improvvisamente, scattano e si scagliano furiosamente contro il giocatore. Anche quando li si punta con la pistola sul volto, all'interno di meccaniche che per i fan di Resident Evil saranno estremamente familiari, è sempre difficile colpirli, perché barcollano, si dimenano e si muovono lateralmente, oltre che procedere verso il giocatore.

Ma se ci troviamo con la pistola sguainata verso uno zombi o se siamo coinvolti in un combattimento corpo a corpo con i pugni, allora vuol dire che abbiamo sbagliato qualcosa nel nostro approccio iniziale. Abbiamo, insomma, allertato qualcuno facendo troppo rumore o facendoci vedere. L'attacco perfetto, infatti, prevede di avvicinarsi silenziosamente e accovacciati al nemico da abbattere e attaccarlo alle spalle, quando è inconsapevole, con il coltello di cui è dotato il detective.

Ma questo non è affatto facile, soprattutto a Sopravvivenza. Gli zombi, a questo livello di difficoltà, sono molto più reattivi rispetto a quanto accade in altri giochi del genere: ci vedono con facilità e sono molto solerti anche sul piano uditivo. In questi frangenti The Evil Within ricorda The Last of Us e i combattimenti con i Clicker, ma è ancora più difficile. A Sopravvivenza, infatti, gli zombi sono ancora più reattivi, più attenti ai movimenti del giocatore e in numero superiore, e questo dovrebbe, come abbiamo detto, fare la felicità dei giocatori che amano gli alti livelli di sfida.

Un consiglio che si può dare al giocatore è di tenere sempre cariche tutte le armi, perché ciascuna di esse può essere utile in vari momenti. Suggeriamo anche di abilitare l'azione per accovacciarsi alla singola pressione del tasto, perché tenere premuto mentre si fa altro può diventare parecchio difficoltoso.

 
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