Assassin's Creed III: la nuova frontiera degli assassini

Assassin's Creed III: la nuova frontiera degli assassini

Assassin’s Creed III è un pioniere. Finalmente, dopo aver spremuto senza pietà tutte le possibilità offerte dal setting rinascimentale e dalle vicende della famiglia Auditore, Ubisoft compie un deciso passo oltre. Sia in termini di setting storico, sia in termini di situazioni ludiche e narrative. Con il (vero) terzo capitolo della saga, infatti, le vicende rivissute da Desmond Miles, attraverso l’Animus, saranno legate ad antenati attivi sul continente americano nella seconda metà del 1700. A ridosso, durante e immediatamente dopo la Rivoluzione Americana. Alla recensione, seguirà l’analisi tecnica della versione PC di Assassin’s Creed III.

di pubblicato il nel canale Videogames
UbisoftAssassin's Creed
 

Narrazione confusa

Una componente che, pur ricoprendo un ruolo fondamentale nella saga, non convince del tutto, è quella della narrazione. Le prime fasi – per quanto in grado di sorprendere in alcuni snodi fondamentali – viaggiano troppo rapidamente e su binari eccessivamente lineari. Sostanzialmente, c’è confusione: non si capisce bene perché il senso complessivo delle azioni compiute.

E ancora, quando il gioco avrà cominciato a ‘fare sul serio’, vivremo continui salti temporali e, successivamente, un deciso annacquamento della narrazione. Insomma: da un lato sembrerà che Ubisoft abbia preso tutta la vicenda di Connor un po’ troppo ‘alla lontana’. Dall’altro tutta la lotta tra Templari, Inglesi, Assassini e Rivoluzionari, ci vedrà eccessivamente ‘sballottati’ in equilibri molto più grandi di Connor.

Il protagonista, come anticipato, si troverà ‘tirato in mezzo’ in vicende che lo metteranno, forzatamente, facilmente e non del tutto credibilmente, al centro dell’attenzione (come quando finirà per essere il Capitano dell’Aquila). Tanto più che, molte volte, Connor risulterà ‘terzo’ rispetto al conflitto tra Inglesi e Patrioti. Il risultato è che sarà molto difficile ‘appassionarsi’ alla Crociata del Assassino mezzo sangue.

Seguendo fin troppo da vicino vere vicende storiche, non ci sarà quasi mai incertezza sull’esito delle nostre ‘imprese’ e la sensazione, vista la costante centralità di Connor, sarà quella di una decisa sospensione dell’incredulità (insomma: effettuare assieme a Paul Revere – sullo stesso cavallo! – la sua famosa ‘Cavalcata’, agli inizi del conflitto tra Colonie e Inghilterra, risulterà più ‘strano’, che esaltante).

Paradossalmente, in AC III, acquistano molta più densità narrativa le sezioni esterne all’Animus. E’ lì che ci saranno le scoperte maggiori: Desmond sarà in costante contatto con le ‘divinità’ che stanno manovrando (per quanto passivamente) la storia dell’umanità e si rivelerà un personaggio più profondo di quanto sin qui abbia mostrato.

Da ultimo, un tarlo che mi rode. Ma che forse non è questa la sede per analizzare a fondo: l’intera Crociata degli Assassini… ha senso? Come al solito, le loro mosse paiono non avere efficacia diretta, sembrano dettate dall’impulso. Le motivazioni dei Templari uccisi, confidate dagli assassinati stessi, assumono – capitolo dopo capitolo – sempre maggior coerenza e persuasività…

 
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