Valutare un prodotto artistico

Valutare un prodotto artistico

"Non fidarti mai dei siti e della stampa specializzata, le loro valutazioni sono di parte e comprate. Fidati sempre del commento degli utenti!", sono le parole tipiche che spesso si leggono nei forum o in altri spazi di discussione a proposito di un voto, o una valutazione, di un prodotto artistico. Insomma, molto spesso la valutazione di un libro, di una foto, di una canzone, di un film o di un videogioco differisce, e in maniera sensibile, tra critica e pubblico. Perché?

di pubblicato il nel canale Videogames
 
21 Commenti
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Kharonte8505 Aprile 2011, 00:45 #11
Originariamente inviato da: appleroof
il rischio però è passare da democrazia ad anarchia, dove ognuno dice la propria senza un filo conduttore e dunque si parla perdendo di vista parametri oggettivi, senza i quali si può dire tutto ed il contrario di tutto (come nel bar dello sport dove tutti sanno come vincere il campionato di calcio con 2 mosse, o risolvere i grandi problemi della società, altro che il politico di turno)

secondo me occorre dare fiducia alla stampa specializzata (nei videogames, nello sport, nella politica ecc ecc) ma cercando di evitare di prendere tutto per oro colato; un buon metodo secondo me è leggere quanti più punti di vista possibile di chi "ne sà più di altri" e poi farsi cmq un'idea personale, senza farsi condizionare dalla stampa (o critica ufficiale se si vuole) ma nemmeno dalla "massa": ad esempio io Dragon Age 2 l'ho comprato e giocato tutto e non mi è sembrato nè il capolavoro che tanta stampa dice, ma nemmeno la monnezza che sostiene essere la "massa", in questo specifico caso ad esempio se avessi seguito la massa mi sarei perso un gioco che alla fine mi è piaciuto....

Sono d'accordo.

Fino a che si parla in un Bar ci possono stare le uscite di emozione, frustrazione e delusione. Ma se si deve fare la critica di un prodotto artistico è ovvio che si devono prendere in considerazione dei parametri il più possibile oggettivi che sono poi quelli che nascono dal confronto fra gioco e cultura di chi fa la recensione che si presume essere maggiore di altri in quel campo.

Alla fine è abbastanza comune in molte forme artistiche (e penso al cinema, all'arte, all'architettura...) che ci sia una disparità di giudizio fra la stampa specializzata (Giudizio critico) e il pubblico. L'anomalia però è che negli ultimi anni (complice forse la quasi scomparsa delle riviste cartacee) certe recensioni di videogiochi tendono ad essere clamorosamente di manica larga anche a fronte di giochi che presentano macrodifetti (specifico che non mi riferisco a GAMEMAG che tutto sommato da quando è diventato un sito si sta sforzando di dare punteggi sensati).

Su questo aspetto ci sarebbe da riflettere...
indio6806 Aprile 2011, 15:58 #12
bla bla bal...ma la verità è sempre e solo la prima frase con cui aprite l'articolo...putroppo, spiace dirlo, ma il mondo odierno (politica, Tv, lavoro, economia.ecc .ecc) và così..ed è uno schifo assoluto...ma è così
Soulbringer07 Aprile 2011, 10:44 #13
Boh, il senso dell'articolo quale sarebbe? Fidati di noi stampa specializzata e non dei giudizi "popolari" per valutare un videogame?

Io sinceramente dopo le cantonate che ho preso negli ultimi anni faccio fatica a fidarmi...faccio solo un esempio:

Ottobre 2008, esce Far Cry 2. La stampa specializzata lo osanna più o meno all'unanimità, mi ricordo la recensione di TGM (94 e una pioggia di elogi), e altre cagate che leggevo in giro del tipo: è un free-roaming come Stalker ma è molto meglio (questa poi è assurda! Un capolavoro come Stalker viene votato in media intorno al 75-80 mentre un cesso come FC2 tranquillo sopra al 90), oppure ancora "Netto passo avanti rispetto a Far Cry"...
Risultato? Compro la collector's di Far Cry 2 al day one a 69€, ci gioco per 8 ore e lo abbandono in preda alla noia più assoluta. Nelle 3-4 recensioni che avevo letto non si faceva MINIMAMENTE riferimento all'estrema ripetitività del gioco.

Questo è solo un caso, ce ne sono molti altri come Modern Warfare 2, il recentissimo Dragon Age 2, Assassin's Creed 2...

Ma c'è anche un'altro problema relativo alla votazione dei recensori: molto spesso, anche a fronte di recensioni negative, si fa fatica a stroncare un titolo tripla A, mi viene in mente la recensione di Dragon Age 2 su Gamesvillage, che leggendo è una stroncatura unica ma poi il voto è un 86.
I voti dovrebbero essere più pesati! A scuola non mi davano 8 e mezzo se deludevo e facevo un compito da schifo!!
sintopatataelettronica08 Aprile 2011, 01:09 #14
Originariamente inviato da: appleroof
il rischio però è passare da democrazia ad anarchia, dove ognuno dice la propria senza un filo conduttore e dunque si parla perdendo di vista parametri oggettivi, senza i quali si può dire tutto ed il contrario di tutto (come nel bar dello sport dove tutti sanno come vincere il campionato di calcio con 2 mosse, o risolvere i grandi problemi della società, altro che il politico di turno)


ah: ma più che del bar dello sport a me sembrava parlassi del parlamento
sintopatataelettronica08 Aprile 2011, 01:20 #15
Originariamente inviato da: Malek86
Mah. Lungi da me difendere i recensori, ma credo che il pubblico spesso sia troppo frivolo nelle sue scelte. Soprattutto il pubblico di internet.

Uno di solito non va sui forum a dare opinioni su qualcosa a meno che non l'abbia trovata profondamente schifosa o particolarmente magnifica. Il risultato è che spesso, nei voti degli utenti, i giochi tendono ad avere punteggi molto alti o molto bassi. Le vie di mezzo non sono molto diffuse, per il semplice motivo che uno che non sia stato colpito da un gioco in qualche modo (positivo o negativo), non sente nemmeno il bisogno di dirlo agli altri.

Poi c'è il fatto che anche il pubblico, proprio come la stampa, tende ad essere di parte: solo che la stampa lo fa per motivi economici, mentre il pubblico lo fa per motivi differenti. Vedi ad esempio Crysis 2: i giocatori PC dicono che è una schifezza, anche se magari l'unico motivo per cui lo dicono è che si sentono "traditi" dai Crytek per quelle promesse sulla grafica. Poi magari il gioco è anche buono, ma quello per loro è irrilevante, l'avevano bollato come schifezza fin dal momento che hanno visto che era solo DX9. Oppure ad esempio, molti che dicono che COD fa schifo, magari poi quando ci giochi sarebbe anche abbastanza godibile e un 7 se lo merita pure, ma dicono che è "orribile" semplicemente per astio verso la moda generale.

E naturalmente funziona anche in modo contrario: vai a chiedere a un giocatore comune se gli piace COD, e probabilmente ti dirà che è bellissimissimo perchè si ammazzano i soldati nemici e ci sono esplosioni ovunque. Non il tipo di parere obiettivo che ti serve sentire per decidere cosa comprare.

Quindi uno, prima di andare a vedere le opinioni su un gioco, dovrebbe anche capire il background di chi ha dato quelle opinioni. Il che non è certo semplice.

Alla fine, meglio usare le demo dove possibile. E dove non ci sono demo, beh... io ormai vado a istinto


sono pienamente d'accordo con quel che hai scritto..
E aggiungerei che, spesso, nel mondo di Internet le opinioni (soprattutto quelle negative) si costruiscono per "sentito dire".. per cui dei 10mila detrattori di un gioco magari solo il 10-20% (non so quale potrebbe essere la percentuale reale, ma di sicuro molto inferiore alla metà!) l'ha davvero provato.
Per cui.. sempre meglio informarsi il più possibile MA farsi le idee da soli.
elgiova07 Maggio 2011, 16:47 #16
Sembra incredibile che quasi ovunque le informazioni siano date in base ai soldi che ognuno può fare
Raghnar-The coWolf-07 Maggio 2011, 20:09 #17
Originariamente inviato da: Soulbringer
Ma c'è anche un'altro problema relativo alla votazione dei recensori: molto spesso, anche a fronte di recensioni negative, si fa fatica a stroncare un titolo tripla A, mi viene in mente la recensione di Dragon Age 2 su Gamesvillage, che leggendo è una stroncatura unica ma poi il voto è un 86.
I voti dovrebbero essere più pesati! A scuola non mi davano 8 e mezzo se deludevo e facevo un compito da schifo!!


Se in matematica avevi 9 e mezzo e in un compito decisivo prendevi 8 e mezzo, il prof era autorizzato a chiederti che è successo.
Si chiama "contestualizzazione".
blade972209 Maggio 2011, 15:29 #18
Originariamente inviato da: Malek86
Mah. Lungi da me difendere i recensori, ma credo che il pubblico spesso sia troppo frivolo nelle sue scelte. Soprattutto il pubblico di internet.

Uno di solito non va sui forum a dare opinioni su qualcosa a meno che non l'abbia trovata profondamente schifosa o particolarmente magnifica. Il risultato è che spesso, nei voti degli utenti, i giochi tendono ad avere punteggi molto alti o molto bassi. Le vie di mezzo non sono molto diffuse, per il semplice motivo che uno che non sia stato colpito da un gioco in qualche modo (positivo o negativo), non sente nemmeno il bisogno di dirlo agli altri.

Poi c'è il fatto che anche il pubblico, proprio come la stampa, tende ad essere di parte: solo che la stampa lo fa per motivi economici, mentre il pubblico lo fa per motivi differenti. Vedi ad esempio Crysis 2: i giocatori PC dicono che è una schifezza, anche se magari l'unico motivo per cui lo dicono è che si sentono "traditi" dai Crytek per quelle promesse sulla grafica. Poi magari il gioco è anche buono, ma quello per loro è irrilevante, l'avevano bollato come schifezza fin dal momento che hanno visto che era solo DX9. Oppure ad esempio, molti che dicono che COD fa schifo, magari poi quando ci giochi sarebbe anche abbastanza godibile e un 7 se lo merita pure, ma dicono che è "orribile" semplicemente per astio verso la moda generale.

E naturalmente funziona anche in modo contrario: vai a chiedere a un giocatore comune se gli piace COD, e probabilmente ti dirà che è bellissimissimo perchè si ammazzano i soldati nemici e ci sono esplosioni ovunque. Non il tipo di parere obiettivo che ti serve sentire per decidere cosa comprare.

Quindi uno, prima di andare a vedere le opinioni su un gioco, dovrebbe anche capire il background di chi ha dato quelle opinioni. Il che non è certo semplice.

Alla fine, meglio usare le demo dove possibile. E dove non ci sono demo, beh... io ormai vado a istinto



Ti quoto in pieno.

Anche perchè a volte ci sono casi estremi, del tipo prodotti di un determinato autore che nella vita reale sono apprezzati quasi all'unanimità ma attaccati ferocemente nei forum ( mi vengono in mente due nomi: Bethesda e Terry Goodkind).
stelestele07 Marzo 2014, 18:46 #19
La meravigliosa citazione di Propp che hai riportato dallo spassosisimo post del blog, ha risevegliato in me antiche passioni. All'università fotocopiavo la stragrande maggioranza dei libri per ragioni economiche. Dei pochi che ho acquistato, pochi hanno resistito all'ondata digitale e ancora meno ai vari traslochi e cambi di casa... ma nella mia libreria non manca una copia nostalgicamente e nobilmente cartacea di 'Morfologia della Fiaba' anche in rapprestanza dei formalisti russi che ho odorato. Si trova in compagnia di Algirdas Julien Greimas che secondo me è il degno prosecutore dell'opera di Propp. Il suo quadrato semiotico mi ha letteralmente ammaliato e mi è capitato di ricevere delle belle soddisfazioni ad applicarlo in una analisi dei testi di... Vasco Rossi! Bei ricordi ai quali aggiungo tra i tanti anche quello di una estate con una intensa storia d'amore con la grammatica generativa di Chomsky. In generale lo strutturalismo mi ha rapito. Consideravo e considero l'idea di trovare un insieme di regole, una grammatica semantica soggiacente, valide a spiegare e leggere i vari tipi di messaggi di comunicazione e alle forme artistiche in genere, davvero bellissima e affascinante. Mi ricordo che biennalizzai semiotica e l'ambizione era quella di applicarla allo sviluppo del sw. Mi sono poi infatti laureato in interazione uomo macchina con una tesi
sull'usabilità in applicazioni a sicurezza critica (nel mio caso il controllo del traffico aereo). Ma alla fine ho volato più basso. Allora c'erano due approcci (anche ideologici) allo studio dell'attività (che doveva essere poi alla base dello sviluppo del sw): uno di tipo più umanistico-antropologico-soggettivo e uno più rigorso-strutturalista-informatico-oggettivo. Alla fine di un bel lavoro basato su del materiale etnografico (registrazioni audo-video in sala di controllo) mi ricordo che la conclusione della mia tesi potrebbe da me oggi essere sintetizzata in questo modo: senza il primo approccio il secondo non ha senso. Il primo è una condizione necessaria ma non sufficiente al secondo. Mi sono fermato qui, e la vita è andata in altre direzioni.

A distanza di tempo la mia attuale opinione è che qualsiasi tentativo di leggere un'opera (un film, libro, VG ecc..) sotto una prospettiva teorica, dentro un modello formale, con una chiave di lettura... è una riduzione, una astrazione che ha forti limiti e spesso la snatura, la piega e sfalza. Peggio ancora i tentativi di leggere l'attività umana o peggio ancora la realtà. Il linguaggio stesso è un artefatto, un costrutto che la falsa, la taglia e la definisce riducendola. Famoso e molto significativo il famoso esempio degli eschimesi che hanno decine di vocaboli per quello che per noi è semplicemente 'bianco'. Se pensiamo a questo, immaginiamo cosa può essere il lavoro di un critico che utilizza uno strumento, il linguaggio, per analizzare un'altro linguaggio (quello cinematografico, narrativo, videoludico, artistico ecc...)! Ma allora si arriva all'abdicazione totale del tentativo di fare critica come sembra concludere l'autore del blog citato nel post?
Se invece di fare estimo abbandono la posa del ragioniere e provo a leggere il libro, allora devo dire che mi piace. Il che e' un giudizio libidico, ed equivale a dire "la relazione tra me ed il libro e' piacere ": piacere(Uriel, "Le avventure della giovane Laura" e' vera.

Fantastico. Ancora rido mentre lo scrivo. Parafrasando:

Se invece di fare critica abbandoni la posa dell'intellettuale e provi a giocare il titolo, devi ammettere che ti piace.... che è un giudizio di qualità... ed aquivale a dire che la relazione tra videogiocatore e gioco è di qualità: qualità (videogiocatore, gioco) = vera

Dice ai critici di abbandonare ogni velleità critico-formale con una formula di relazione matematica che più formale non si può (come dire: finiscila di dire parolacce brutto stronzo bastardo figlio di puttana!). Una sintesi efficacie dello stile e del contenuto dell'intero articolo. Se da una parte contiene istanze largamente condivisibili come la critica al dogma dell'originalità, la boria pomposa di molti pseudo-intellettuali tutto fumo e capricci e niente arrosto, l'ironia sulla 'valutazione' critica definita di 'estimo'... mi sembra che arrivi però a una conclusione molto netta e NON da me totalmente condivisa.

Rosario invece, l'autore di questo editoriale, sembra essere tentato di assumere un punto di vista opposto quando afferma:
Proprio la grammatica e le modalità di formazione del messaggio nel media, a mio modo di vedere le cose, devono essere considerate al primo posto nella valutazione del prodotto artistico.

Sembre pensare che come la grammatica semantica soggiacente ad un racconto letterario è stata scoperata ed è disponibile attraverso gli strumenti critici di Propp, quella dei videogiochi deve fornire la chiave di 'valutazione' anche per questo nuovo media e magari gi strumenti di una grammatica semantica per la generazione del senso in generale. Io invece ritengo che anche quello di Propp è un meraviglioso e affascinante strumento tecnico-concettuale, ma non sempre adeguato nemmeno per la letteratura nel suo insieme. Forse se la cava nel Fantasy, non a caso nasce da un sistema chiuso di un gruppo di fiabe folkroristiche russe! Come purtroppo non lo è quello seguente di Greimas anche se presenta caratteri più generali... e non è adeguato nemmeno quello dopo... e haimè di tutto il paradigma strutturalista in genere ma oso dire che tutto l'approccio scientifico (almeno della materia) presenta forti limiti.

Tra quella che interpreto come la posizione dell'autore dell'editoriale (w le giurie tecnico-critiche alla oscar) e quella del blogger (fanculo la critica, c'è sempre un tecnico più tecnico che può smentire il primo per cui si può dire tutto e il contrario di tutto. Alla fine non ce n'è bisogno)... mi trovo, in modo per me del tutto inedito, in una posizione di salomonica via di mezzo: condivido quindi la scelta di Sanremo di una giuria mista (che forse nell'ultima edizione è già cambiata, non saprei perchè mi annoia molto e non lo ho mai seguito)!
Riprendo la digressione sulla mia tesi fatto prima e attualizzandola su questo contesto direi: non sò se l'approccio soggettivo sia meglio di quello oggettivo ma di sicuro nella critica dei vg il primo è condizione necessaria e non sufficiente per il secondo. Intense e approfondite ore di gioco passate a vagliare un titolo in ogni dettaglio, livello di difficoltà e missione secondaria insieme ad una esperienza storica del mondo dei vg e non solo, devono essere il presupposto minimo per iniziare a tentare un approccio teorico-formale a posteriori che tenti di descrivere e raccontare (più che valuatare) l'esperienza vissuta dal critico in modo da renderla il più possibile universale, sapendo tuttavia che questa è comunque una riduzione 'soggettiva' (filtrata dal critico e dallo strumento/metodo di analisi stesso) che tuttavia vale la pena fare a patto di renderne il più possibile espliciti e rinegoziabili i criteri e i presupposti che ne stanno alla base.

Io adesso riparo fotocapiatrici e ogni volta che ne riparo una (ne faccio almeno 4/5 al giorno), o eseguo un compito, testo ed esamino con occhio critico la borsa degli attrezzi che porto: mi domando se è adeguata o meno ad eseguire il compito, mi chiedo sempre se c'è un modo migliore per farlo e rimetto in discussione tutto a partire dalla borsa stessa (es. borsa rigida, semirigida e morbida. Monospalla, a trolley e a zaino...). Ne ho distrutte parecchie e cambiate almeno una all'anno. Mi muovo molto e sono costretto a limitare spazi e pesi. Ogni attrezzo o cacciavite o accessorio è ben ponderato e studiato e ottimizzato ma ad intervalli regolari apporto un cambiamento che migliora la dotazione. Ogni volta che vado in un negozio di attrezzi guardo e cerco ulteriori miglioramenti, anche perchè, il lavoro e il tipo di attività che mi si richiede di fare cambia. I colleghi che lavoravano 10 anni fà avevano borse molto diverse perchè diverso era il tipo di lavoro. Le fotocopiatrici sono passate dall'analogico al digitale: tutto diverso.

Un critico deve dotarsi di strumenti il più possibile adeguati e quindi provare vari schemi di lettura e rifarsi a varie scuole e a vari metodi; sceglierne uno o un insieme originale e personalizzato di essi, ed affinarlo continuamente. Nella mia borsa ho strumenti che uso quasi ad ogni intervento e hanno una carattere quasi universale... e strumenti che invece utilizzo di rado ma senza i quali rimarrei bloccato su alcuni compiti specifici. Alcuni sono relativi di un modello di macchina altri vanno bene per tutti. Prendiamo ad esempio l'analisi di confronto tra AC3 e FC3 sempre di Rosario che ritengo molto efficacie per 'aprire' e leggere quei due giochi. Possiamo usare lo stesso metodo per altri due? E' una chiave di lettura che può essere riutilizzata con opportune modifiche e integrazioni ad altri giochi?
Il videogiocatore si può semplicemente gustare un VG 'as it is' senza preocuparsi troppo e senza porsi troppe domande. Può semplicemente dire mi piace o non mi piace senza scavare troppo. Un impiegato può semplicemente fotocopiare senza domandarsi come funziona il processo xerografico soggiacente e in quante parti si divide. Per lui funziona o non funziona. Gli spettatori di Sanremo si fanno prendere dalle emozioni e valutano la canzone su questo. La giuria tecnica deve fare altro, valutare la canzone sul piano della melodia e su quello del canto. Gli strumenti devono essere più rigorosi. Insieme, le due giurie formano un quandro il più possibile completo.

Alla fine un critico/tecnico serio non è altro che un videogiocatore/lettore/ascoltatore/utente-di-fotocopiatrice con un pò più di interesse, esperienza, tempo da dedicare in modo esclusivo e borsa degli attrezzi (bagaglio teorico-concettuali). Deve scrivere umile, a basso profilo, consapevole che le 'regole tecniche semantico-grammaticali' non solo potrebbero cambiare da media (es. letteratura) a media (vg) ma anche tra genere (es. fantasy) e genere (es, fps) e spesso la griglia concettuale adatta a veicolare un messaggio analitico-descrittivo su un gioco non è pienamente calzante su un'altro. Più uno schema è ampio e meno affonda la lama analitica, più è specifico e più perde di universalità. Ma c'è di più. Anche il tempo (e sopratutto le realtive sensibilità socio-culturali) cambia completamente le 'regole del gioco' per cui, come gli strumenti del tecnico che aggiustava le copiatrici analogiche non sono adeguati oggi con quelle digitali, anche quelli del critico subiscono questi clamorosi smacchi. E non parlo solo dei nuovi media. Pensiamo ad esempio alle mode di genere nei vg dalle avventure punta e clicca di qualche anno fà agli fps di oggi. Se prendiamo poi l'arte gli esempi sono clamorosi e ben canonizzati: come ha giudicato un buon critico del tempo il primo Van Gogh che ha visto? E il salone dei rifiutati? Il critico è inserito nella sensibilità della cultura del suo tempo. Di fatto un'opera d'arte è una negoziazione con il suo fruitore di canoni estetici di bellezza, etici di bene e male o di giusto o sbagliato. Quando viene proposto un cambio radicale di questi canoni, anche la critica come il pubblico ne rimane spiazzata e spesso lo bolla come negativo e infatti nel 90% dei casi molte di queste proposte non vengono poi accettate. E quel 10% che passa e rivoluziona il linguaggio (dell'arte, cinema, letteratura, vg)? Dal critico possiamo pretendere una maggiore sensibilità e intuizione sui trend futuri, ma non si possono pretendere miracoli. Io ritengo che la divisione tra critica e pubblico non sia così netta ma che sia un continuum con in primi che dovrebbero essere più elastici e sensibili ai possibili cambiamenti del grande pubblico, più lento a muoversi. Nel mondo dei vg questa distinzione spesso (ma non sempre) è sovrapponibile a quella che viene comunemente definita AAA vs Indie.

In un'altra testata sui vg che consulto online c'è una sezione relativa alla revisione auto-critica della critica in cui ad es. tra i vari articoli ricordo che se da una parte si davano il merito di aver intuito fin dal primo capitolo e più di altri le potenzialità di AC... dall'altra ammettevano di aver usato un metro di paragone sbagliato per giudicare un gioco come vanquish che meritava un trattamento diverso e migliore.
La cosa che fatico a comprendere e sicuramente non condivido è la valanga di critiche che hanno ricevuto per aver osato fare questo! Mi ricordano molte quelle che riceve Rosario spesse in queste pagine dei suoi ottimi editoriali. Molti lettori vogliono le loro piccole-grandi false certezze di valutazione oggettiva, di misurazione di qualità che ha o non ha un vg, di confronto come si fà con due schede video su HU. Chi mette i dubbi viene lapidato o tacciato di essere venduto agli sponsor o alla massa.
Alla fine secondo me la differenza è tra chi ha delle granitiche certezze di 'oggettività' (inesistente) e chi ad ogni recensione, con la sua borsa, cerca di fare del suo meglio per raccontare il gioco e ad ogni editoriale ragiona e rimette in discussione i suoi attrezzi per migliorarli sempre.
futu|2e10 Marzo 2014, 14:02 #20
Per la miseria, hai scritto un wall of text che andrebbe messo in sticky nel
forum dei giochi.

Per chi saltasse il suo post perchè troppo lungo da leggere ( ), osservate
almeno questa parte che secondo me descrive bene il punto del discorso
che si è venuto a creare:

Alla fine un critico/tecnico serio non è altro che un videogiocatore/lettore/ascoltatore/utente-di-fotocopiatrice con un pò più di interesse, esperienza, tempo da dedicare in modo esclusivo e borsa degli attrezzi (bagaglio teorico-concettuali). Deve scrivere umile, a basso profilo, consapevole che le 'regole tecniche semantico-grammaticali' non solo potrebbero cambiare da media (es. letteratura) a media (vg) ma anche tra genere (es. fantasy) e genere (es, fps) e spesso la griglia concettuale adatta a veicolare un messaggio analitico-descrittivo su un gioco non è pienamente calzante su un'altro. Più uno schema è ampio e meno affonda la lama analitica, più è specifico e più perde di universalità. Ma c'è di più. Anche il tempo (e sopratutto le realtive sensibilità socio-culturali) cambia completamente le 'regole del gioco' per cui, come gli strumenti del tecnico che aggiustava le copiatrici analogiche non sono adeguati oggi con quelle digitali, anche quelli del critico subiscono questi clamorosi smacchi. E non parlo solo dei nuovi media. Pensiamo ad esempio alle mode di genere nei vg dalle avventure punta e clicca di qualche anno fà agli fps di oggi. Se prendiamo poi l'arte gli esempi sono clamorosi e ben canonizzati: come ha giudicato un buon critico del tempo il primo Van Gogh che ha visto? E il salone dei rifiutati? Il critico è inserito nella sensibilità della cultura del suo tempo. Di fatto un'opera d'arte è una negoziazione con il suo fruitore di canoni estetici di bellezza, etici di bene e male o di giusto o sbagliato. Quando viene proposto un cambio radicale di questi canoni, anche la critica come il pubblico ne rimane spiazzata e spesso lo bolla come negativo e infatti nel 90% dei casi molte di queste proposte non vengono poi accettate. E quel 10% che passa e rivoluziona il linguaggio (dell'arte, cinema, letteratura, vg)? Dal critico possiamo pretendere una maggiore sensibilità e intuizione sui trend futuri, ma non si possono pretendere miracoli. Io ritengo che la divisione tra critica e pubblico non sia così netta ma che sia un continuum con in primi che dovrebbero essere più elastici e sensibili ai possibili cambiamenti del grande pubblico, più lento a muoversi. Nel mondo dei vg questa distinzione spesso (ma non sempre) è sovrapponibile a quella che viene comunemente definita AAA vs Indie.

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