Lost Planet 3: iniziamo a rompere il ghiaccio

Lost Planet 3: iniziamo a rompere il ghiaccio

Lost Planet torna allo scenario innevato del primo capitolo, che è stato uno dei giochi che hanno dato i natali all'attuale generazione di console. Ma non è l'unico importante cambiamento, visto che Lost Planet non è più sviluppato internamente a Capcom e non usa più MT Framework, visto che passa a Spark Unlimited e a Unreal Engine. Capcom annuncia, inoltre, la componente multiplayer di Lost Planet 3 con il primo trailer.

di pubblicato il nel canale Videogames
Capcom
 

Free roaming

Iniziamo a prendere confidenza con alcuni elementi di base del gameplay di Lost Planet 3. Innanzitutto, bisogna parlare del job log. All'interno di quest'ultimo, installato sul computer posto sul braccio del protagonista, possiamo navigare le sezioni relative alla mappa, all'equipaggiamento, alle migliorie e alle utility rig. Ma ci sono sezioni anche per i collezionabili, ovvero log audio e testo, e per gli obiettivi, divisi tra principali e opzionali.

Notiamo come l'esperienza di gioco possa essere personalizzata considerevolmente rispetto ai precedenti Lost Planet. Innanzitutto, per ogni arma possono essere installati proiettili diversi, che producono effetti diversi. Poi, il giocatore può scegliere quale deve essere la missione attiva e se dedicarsi alle missioni opzionali o meno. Andando fuori dalla base e procurandosi energia termica si è in grado di comprare armi più forti ed equipaggiamento maggiormente competitivo.

Nella base c'è un quartier mastro, che è colui predisposto alla vendita delle armi. Già all'inizio c'è la possibilità di acquistare un fucile a pompa, mentre le munizioni si trovano lungo i livelli di gioco, e si adattano a qualsiasi arma precedentemente acquistata. La base, poi, è divisa su più piani, ognuno con specifici locali. Come detto, la si raggiunge per accedere alle missioni e comprare oggetti spendibili, mentre la si lascia nel momento in cui si vuole portare avanti la storia e risolvere gli obiettivi.

La prima missione della storia principale prevede di uscire dalla base per recuperare Laroche, che in precedenza era rimasto bloccato fuori. Gale dà le istruzioni su come usare il Rig, che ha opportunamente modificato per renderlo più efficace. Come dicevamo, ha due bracci, che possono essere anche incrociati per entrare in posizione difensiva e per difendersi dagli attacchi alieni più incessanti. Ma ben presto saremo obbligati a lasciare il mezzo robotico e a proseguire a piedi. Lost Planet 3, infatti, alternerà spesso queste due modalità di gioco.

Notiamo, però, come il motore fatichi a gestire spazi di dimensioni differenti. Abbiamo, infatti, spazi sensibilmente più grandi quando si tratta di usare il Rig. Mentre si è a bordo del mezzo (abbiamo giocato su Xbox 360) non ci si rende conto del claudicante livello di dettaglio, ma se si scende a terra (operazione che si può fare praticamente in ogni momento) allora i livelli di gioco appaiono terribilmente spogli. Le cose migliorano quando si è a bordo della nave, e quindi in ambienti particolarmente piccoli, ma il comparto tecnico di Lost Planet 3 sembra richiedere diversi affinamenti. Un altro limite riguarda il passaggio tra le sequenze di narrazione, che come abbiamo detto sono pre-calcolate, e le sequenze di gioco vere e proprie. Il client infatti ha bisogno di lunghi caricamenti, che stranamente non vengono espletati durante la sequenza di narrazione. Insomma, ci sono diverse criticità sul piano tecnico che si spera vengano risolte da qui al momento del rilascio definitivo del gioco.

Una volta a terra notiamo come sia molto importante il radar. Questo ci ragguaglia sulla posizione da cui stanno arrivando le minacce aliene, dandoci un'idea chiara di ciò che sta succedendo intorno alla posizione del personaggio che interpretiamo. Cosa, naturalmente, fondamentale in uno sparatutto in terza persona, in cui per forza di cose si ha meno controllo che in un FPS. Gli Akrid, inoltre, lasciano cadere il loro sangue arancione che, come vuole la tradizione della serie, va raccolto.

Il giocatore ha poi a disposizione un impulso di navigazione, che va attivato quando non conosce la strada per raggiungere l'obiettivo successivo. Durante i combattimenti veri e propri, poi, è molto importante la schivata, che va usata per mandare fuori combattimento gli alieni e aggirarli in modo da colpirli alle spalle, dove sovente presentano la famosa zona arancione che il giocatore deve colpire per annientarli.

Quando si è a piedi bisogna stare attenti a non allontanarsi molto dal Rig, perché forma un campo ombelicale, all'interno del quale si otterrà la rigenerazione automatica della salute. Gli scenari, dobbiamo dire poi, presentano dei punti sensibili che, una volta colpiti, producono delle esplosioni a catena che sottraggono energie vitali agli Akrid.

Una volta trovato Laroche, si scatena una furibonda tempesta che colpisce la base. Serve il Rig per assicurare dei tiranti disposti intorno alla base. Jim deve quindi tornare furiosamente verso l'insediamento e usare il braccio-arpione per rimettere in sesto i tiranti. Grosse masse di ghiaccio colpiscono la carcassa del mezzo meccanico, mentre la tempesta avvolge e cattura il Rig, senza lasciargli scampo. Ma l'enorme forza che il mech riesce a sprigionare gli consente di venire fuori dall'empasse e di raggiungere finalmente la base.

 
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