Il Testamento di Sherlock Holmes: deliziosamente demodè
E’ sempre difficoltoso, per me, essere alle prese con un gioco dedicato a Sherlock Holmes. La mia passione per il detective inglese, infatti, è profonda e articolata (tanto da avermi portato a essere membro dell’associazione holmesiana italiana, ‘Uno Studio in Holmes’). E allora, da un lato ogni titolo che coinvolge l’investigatore mi trova naturalmente ‘ben disposto’, dall’altro posso divenire critico spietato, perché vado a soppesare non solo la valenza del gioco in sé, ma anche la precisione con cui esso ricostruisce le reali dinamiche holmesiane.
di Stefano Carnevali pubblicato il 17 Ottobre 2012 nel canale VideogamesVedo sento e tocco
Graficamente, TSH si disimpegna piuttosto bene. Pur senza strafare. Le location e i personaggi principali risultano le componenti meglio realizzate. Cast di contorno e animazioni, invece soffrono un po’.
In generale, poi, gli spazi aperti dove saremo chiamati a girovagare, avranno sempre un sapore ‘finto’. I PNG che li popolano, infatti, seguiteranno imperterriti a compiere le medesime azioni, senza mai evolvere. Certo, anche ciò è tipico delle avventure ‘old school’.
Ma anche sotto questo punto di vista sarebbe opportuno effettuare una ‘sterzata’ verso credibilità e coinvolgimento. Nessuno pretende modi vivi e immersivi – come in Heavy Rain o in qualsivoglia free-roaming -, però si può svecchiare un po’ il sistema, evitando che i PNG ‘si attivino’ solo quando sollecitati da qualche nostra azione.
Musiche ed effetti sonori fanno la loro degna figura. Mentre la recitazione dei dialoghi è di buon livello, anche se non del tutto coinvolgente. Le interpretazioni di Holmes e Watson convincono fin tanto che si rimane sui binari del ‘british polite’. Decisamente meno valide in circostanze maggiormente concitate, con il dottore sempre sovraeccitato e il detective particolarmente ingessato.
Il sistema di controllo, su console, risulta un tantino limitato dal rigore del pad. Per ovviare a qualche incertezza di troppo, però, si può sempre ricorrere alla visuale in prima persona, con cui si può procedere con sicurezza.