The Last of Us: Parte II, melodie di sangue - Recensione per PlayStation 4
Abbiamo portato a termine la complessa esperienza di gioco che si è rivelata essere The Last of Us: Parte II. L'ultima fatica di Naughty Dog ci ha colti alla sprovvista, 'maltrattandoci' con una storia brutale e cruenta: ecco tutto quello che vi aspetta nell'ambiziosa esclusiva PS4
di Pasquale Fusco pubblicato il 11 Giugno 2020 nel canale VideogamesPlaystation
Sette anni fa, The Last of Us faceva calare il sipario su PlayStation 3, regalando ai relativi utenti un'ultima, spiazzante ondata di emozioni.
Quella di Naugthy Dog si era dimostrata una delle produzioni più brillanti mai sfornate dallo studio di Santa Monica, un successo che ha spinto Neil Druckmann e colleghi a inaugurare immediatamente i lavori per un sequel. Ciò che al tempo non sapevamo, tuttavia, è che la seconda parte dell'incredibile storia di Ellie e Joel si sarebbe fatta attendere più del previsto e che avrebbe incarnato, anch'essa, il canto del cigno dell'ultima console Sony.
The Last of Us: Parte II sarà disponibile dal prossimo 19 giugno, in esclusiva su PlayStation 4. Abbiamo avuto la possibilità di provare il gioco con largo anticipo e non vediamo l'ora di raccontarvi in che modo, il survival di Naughty Dog, ci ha insegnato a trovare la bellezza anche nella distruzione più desolante. Ecco le nostre impressioni finali.
Una storia di semplici, e vendicativi, esseri umani
"Le mie promesse al tramonto, valgono quanto le altre". Sono passati cinque anni dai drammatici eventi che hanno segnato le vite di Joel ed Ellie, e le nostre: è attraverso gli occhi dei due protagonisti di The Last of Us che abbiamo scoperto uno degli scenari postapocalittici più inquietanti di sempre; un mondo piegato da un fungo parassita, il Cordyceps, capace di assumere il controllo degli esseri umani e di portarli alla follia più incontrollabile.
Eppure, come ci ha dimostrato il primo indimenticabile capitolo, la pandemia fungina si limita a incorniciare un quadro reso ancora più spaventoso dalla stessa natura umana. L'anarchia ha messo in ginocchio gli Stati Uniti, con i pochi superstiti che si massacrano a vicenda e con i più razionali che tentano di ristabilire l'ordine ricorrendo anche alla violenza, paradossalmente. È in questo scenario che si inseriscono un cinico contrabbandiere, segnato dalla perdita della figlia, e una ragazzina di 14 anni alquanto vispa, ma anche ingenua e impulsiva.
The Last of Us ci racconta la lenta e progressiva evoluzione di questo insolito duo, fino ad arrivare al tragico climax che sconvolgerà in maniera irrimediabile il consueto corso degli eventi. In Parte II, Joel dovrà fare i conti con gli errori del passato, errori che difficilmente riuscirà ad affrontare a testa alta e che, pertanto, continueranno a tormentarlo. Ellie, d'altro canto, ha già affrontato la sua personale sfida con il brusco passaggio all'età adulta, acquisendo una maturità tale da rivalutare il rapporto di fiducia instaurato con la sua nuova figura paterna, ora più vacillante che mai.
L'obiettivo di Neil Druckmann, responsabile della regia e della scrittura di questo sequel, è quello di raccontare la storia di due esseri umani, inseriti in un mondo in cui il confine tra bene e male è così sottile da confondere lo spettatore. Quest'ultimo viene completamente catturato dall'ipnotica narrazione lineare e travolto dalle maestose interpretazioni dei protagonisti: sono questi i due tratti più rilevanti di un'opera che oltrepassa, anche con una certa prepotenza, i consueti confini del medium videoludico.
A dirla tutta, parlarvi della trama di The Last of Us: Parte II senza inciampare in fastidiose anticipazioni risulterebbe un compito davvero difficile, se non impossibile. Ogni frammento di questo mastodontico racconto cela un potenziale colpo di scena, ponendo il giocatore in uno stato di costante tensione, con poche e brevi soste che coincidono con attimi di relativa tranquillità e, perché no, con momenti di doverosa autoriflessione.
La vita nell'avamposto di Jackson appare insolitamente serena. Ellie e Joel sono ormai parte integrante della piccola comunità stabilitasi nel cuore del Wyoming, dov'è ancora possibile instaurare collaborazioni, amicizie e persino relazioni amorose. È qui che rincontriamo Tommy, fratello del nostro ex-contrabbandiere, e Maria, a cui è affidato il compito di salvaguardare gli abitanti di Jackson. Incrociamo anche lo sguardo di un paio di volti nuovi, come quelli di Dina e Jesse, due ragazzi che hanno già occupato uno spazio importante nella vita di Ellie.
Durante le prime ore di gioco partecipiamo a una delle pattuglie organizzate dalla comunità di Jackson con l'obiettivo di ripulire l'area circostante dagli infetti. Tuttavia, l'apparente quiete di questa routine verrà presto scombussalata da un evento inatteso, un fulmine a ciel sereno che imporrà una forte deviazione all'intero flusso narrativo e che spalancherà le porte a nuovi, imprevedibili scenari. La vendetta diverrà così il fulcro del racconto, spingendo i protagonisti - e il giocatore - a intraprendere un lungo viaggio o, se vogliamo, una vera e propria discesa agli inferi.
Volenti o nolenti, il confronto con il mondo cinematografico appare fin troppo invitante. Proprio come i più raffinati lungometraggi, dunque, The Last of Us: Parte II si prende i suoi tempi, si concede delle brevi pause e persino dei lunghi silenzi. Lo spazio sullo schermo è ceduto agli sguardi, alle delicate interazioni tra i protagonisti e a quelle poche parole che, complice l'egregia scrittura, racchiudono tutto quello che basta sapere. A tale delicatezza è contrapposta la più brutale rappresentazione della violenza mai osservata in un'opera videoludica: non c'è alcun tipo di censura a mascherare l'efferatezza degli atti qui esposti, segnale evidente della volontà di Druckmann di raffigurare un realismo cruento, ma soprattutto credibile all'interno del surreale contesto trattato.
Non ci scomporremo ulteriormente sui contenuti della trama, lasciando a voi il piacere di scoprire cosa vi attende in The Last of Us: Parte II. Alcuni utenti, invece, avranno letto i presunti spoiler provenienti dai famigerati leak, ma - come affermava lo stesso Neil Druckmann - è nell'esperienza di gioco che risiede il vero potenziale di questo survival. Certo, non mancheranno gli spiazzanti colpi di scena a cui ci aveva abituati il prequel, ma solo immergendovi nel mondo di Parte II potrete provare quella sensazione di stupore e meraviglia che il team di Naughty Dog ha saputo sapientemente plasmare.
La spietata legge della sopravvivenza
Come spiegavamo nella nostra anteprima, The Last of Us: Parte II porterà il giocatore in giro per gli Stati Uniti, alla riscoperta di un mondo ormai riconquistato dalla natura e soggiogato dalla devastante pandemia da Cordyceps.
Partiremo dalla già citata Jackson per poi far visita a un'impressionante Seattle post-apocalittica, scandagliando le grigie rovine della metropoli e le lande desolate che la circondano. Dobbiamo ammettere che le nostre aspettative sono state ampiamamente superate, grazie a un'ineccepibile rappresentazione di ogni singolo scenario: dal claustrofobico corridoio di un minimarket ai vasti piazzali della città portuale, passando per piccole foreste e lagune che invadono l'universo urbano. Carcasse rugginose di veicoli e inaspettate distese verdeggianti compongono un paesaggio ibrido, in cui l'elemento artificiale e quello naturale rappresentano ormai un unicum. Gli scenari esterni costituiscono un'ambientazione macroscopica, la quale concede occasionali boccate d'aria fresca e, talvolta, la possibilità di organizzare i prossimi spostamenti senza dover temere eventuali imboscate. Spostandoci all'interno degli edifici, invece, verremo accolti da un'atmosfera cupa, a tratti angosciante, che sembra invitare il giocatore a restare vigile e a non perdere d'occhio le vie d'uscita.
Gli edifici della città nascondono potenziali insidie, ma anche preziose risorse e materiali che potrebbero fare al caso nostro: parliamo delle sempre più rare munizioni e di materiali quali alcol, stoffa e nastro adesivo, con cui potremo assemblare kit medici, molotov e persino un silenziatore per la pistola. Va detto che il gioco non sarà mai particolarmente generoso per quanto concerne l'offerta degli item appena elencati e, al contrario, ci suggerirà di valutare attentamente l'uso di ciascun proiettile, così come quello di bende e trappole: in alcuni scontri, ad esempio, sarà preferibile optare per un'eliminazione furtiva pur di risparmiare munizioni e qualche punto salute.
Aguzzando la vista durante le fasi esplorative ci siamo imbattuti in lettere, note e appunti nascosti: è ciò che resta degli uomini e delle donne che un tempo popolavano questi luoghi. Abbiamo così letto le toccanti storie delle prime vittime della pandemia, con le testimonianze dei terribili effetti del virus e degli sconcertanti atti compiuti dalle persone in quegli ultimi attimi di paura e disperazione. Come i pezzi di un elaborato puzzle, alcuni messaggi comporranno racconti ben più grandi di quanto potessimo immaginare, i quali sveleranno, tra le altre cose, interessanti retroscena sugli ultimi superstiti che si contendono il controllo di Seattle e dintorni.
Parliamo allora del branco del Washington Liberation Front (WLF), noti anche come Lupi, e dei devoti Serafiti, o Iene, come vengono definiti dispregiativamente dalle loro nemesi. Durante la nostra avventura ci scontreremo con entrambe le fazioni, scoprendone le origini e le peculiari caratteristiche: mentre i primi che abbiamo citato vantano un'organizzazione dalla forte impronta militare, i secondi costituiscono un vero e proprio culto, basato sulla 'purificazione' di un mondo ormai corrotto, obiettivo che i Serafiti intendono perseguire ricorrendo a qualsiasi mezzo.
Anche la stessa Ellie non baderà a compromessi in quella che sarà la sua personale odissea. Nei panni della ragazza, straripante di rabbia, affronteremo un'incessante serie di pericoli, in cui trovano spazio tanto l'ostilità umana quanto il virus che abbiamo imparato a temere. Non dimentichiamoci, del resto, delle fameliche orde di infetti che si annidano negli antri più oscuri di questo mondo: Ellie affronterà ancora una volta i Runner, i silenziosi Stalker e gli immancabili Clicker, decisamente più pericolosi (e spaventosi). Torneranno anche i coriacei Bloater, rappresentanti il quarto stadio evolutivo dell'infezione, ma questa volta saranno affiancati da una nuova classe di infetti che risponde al nome di Shambler, colossali ammassi di pustole che ci attaccheranno con un letale gas corrosivo.
Che si tratti di una battaglia tra superstiti o di una caccia all'ultimo infetto, la giovane protagonista sarà libera di approcciarsi agli scontri nelle modalità che riterrà più opportune: potrà scaraventarsi sul nemico ad armi spianate, correndo il rischio di attirare spiacevoli attenzioni, o potrà puntare sulla furtività, strategia che si dimostrerà la soluzione ideale per la maggioranza dei casi.
In queste circostanze ci viene incontro l'eccellente level design, che abbraccia un'innovativa verticalità ed eleva il livello d'interazione ambientale. Ellie potrà sfruttare la folta vegetazione e i pochi ripari offerti dagli ambienti esterni per mantenere un basso profilo: a quel punto potrà analizzare i movimenti del bersaglio, nel tentativo di prevederne le prossime mosse e di intercettarlo nei momenti di maggiore vulnerabilità. La situazione cambia - e non in meglio - all'interno dei grandi edifici di Seattle, dove le distanze tra Ellie e il nemico sono sensibilmente ridotte e dove il suono più impercettibile può diventare un segnale d'allarme. A volte, tuttavia, un po' di trambusto sarà necessario: infrangeremo finestre e vetrate per aprirci una via di fuga o, più semplicemente, per introdursi in zone altrimenti inaccessibili - con un po' di fortuna potremmo persino trovare una cassaforte piena zeppa di risorse.
Nelle situazioni più concitate nulla ci vieterà di imbracciare una delle armi del nostro arsenale: rivoltelle, fucili di precisione e shotgun ci supporteranno nei momenti di maggiore bisogno, mentre il sempre versatile arco ci consentirà di mettere a segno delle kill rapide e silenziose. Come benzina gettata sul fuoco, il viscerale gunplay alimenta quel realismo che viene fieramente esibito da The Last of Us: Parte II. Il giocatore sarà in grado di percepire l'impatto dei colpi subiti sul proprio corpo e persino le percosse inflitte ai nemici: ogni proiettile, ogni freccia conficcata nelle nostre o nelle loro carni, i pugni appena incassati e quelli ben assestati; tutto è accompagnato da un solidissimo feedback, sia sonoro che visivo, che raffigura la fisicità degli scontri con una naturalezza disarmante.
In merito ai suddetti nemici, dobbiamo promuovere a pieni voti la 'nuova' intelligenza artificiale implementata da Naughty Dog. L'IA muta costantemente per diversificare i comportamenti assunti dalle due fazioni sul campo di battaglia: mentre i Lupi del WLF ridurranno il nostro spazio di manovra con assalti violenti e ben organizzati, i Serafiti tenderanno ad agire furtivamente aggirando il nemico e costringendolo a lasciare il suo riparo. Ben più imprevedibili sono invece gli infetti, che si distinguono per i movimenti rapidi e apparentemente casuali, ma che saranno sempre pronti ad assalirci con la furia più spietata.
Nel corso dell'avventura ci imbatteremo in diversi banchi da lavoro, grazie ai quali potremo applicare nuove appendici alle nostre bocche da fuoco: parliamo dunque di mirini telescopici, caricatori estesi e impugnature più ergonomiche, a cui sono associati altrettanti bonus legati a precisione, capienza e stabilità dell'arma. Questa meccanica affiancherà un ulteriore apparato di potenziamento dedicato, invece, alle abilità di Ellie, distribuite in un intuitivo skill tree. Per accedere a differenti rami di quest'albero occorrerà trovare delle speciali riviste, le quali addestreranno la nostra protagonista alle tattiche di combattimento più avanzate: in cambio degli stimolanti racimolati in giro acquisiremo nuove capacità, furtive e non, e la possibilità di creare altri gadget, come fumogeni e dardi esplosivi. Questi elementi confluiscono in un sistema di progressione tanto essenziale quanto appagante, ma che richiederà più di una semplice run per l'accesso completo a tutti i suoi 'power up'.
A tal proposito, sono state necessarie 24 ore esatte per portare a termine la nostra prima partita di The Last of Us: Parte II, durante la quale abbiamo esplorato gran parte di ogni scenario e raccolto una discreta quantità dei numerosi collezionabili disseminati nel gioco. Per la run originale abbiamo optato per la difficoltà Normale, ma chi si dedicherà ai livelli di sfida più avanzati potrebbe addiritura sfiorare le 30 ore, senza neanche dedicarsi alla certosina raccolta dei collectible.
Ricordiamo che per i più audaci ci sarà sempre la modalità Sopravvissuto, che innescherà una sensibile impennata del livello di sfida. Cosa più importante, tale difficoltà altera in maniera sensibile il consueto comportamento dell'IA: alcuni nemici risulteranno molto più reattivi del solito, rispondendo ai nostri movimenti e ai rumori prodotti con un attacco istantaneo e, spesso, letale. Rientrare nel loro cono visivo sarà del tutto sconsigliato e, pertanto, occorrerà prestare maggiore attenzione alla componente stealth. Come se ciò non bastasse, risorse e materiali saranno quasi inesistenti: ogni proiettile o kit medico sprecato potrebbe firmare la vostra condanna a morte.
La desolante bellezza dell'apocalisse
Possiamo serenamente affermare che The Last of Us: Parte II rappresenta, al momento, l'apice tecnico raggiunto da PlayStation 4. Restiamo tuttora sbalorditi dagli incredibili risultati ottenuti da Naughty Dog sul fronte tecnologico, ma il merito va attribuito anche al maniacale lavoro effettuato sul design e sul comparto artistico, altri due grandi punti di forza di questa colossale produzione.
L'eccezionale colpo visivo restituito dai suddetti scenari nasce da un'ossessiva ricerca ai dettagli, quelli più piccoli apparentemente irrilevanti, che rischiano spesso e volentieri passare inosservati all'occhio del giocatore meno attento e, dunque, di colui che si approccia a questo titolo con pericolosa superficialità. Non parliamo di un semplice gioco dedicato alla mera sopravvivenza: è una grande tela digitale brulicante di segreti, un dipinto che vanta la sua tavolozza di colori, tendente prima al grigio dei soverchianti agglomerati urbani, al verde della natura incontaminata che riacquisisce il suo originale dominio e, infine, al rosso, quello del sangue.
Ancora più impressionante è il livello qualitativo ottenuto sul comparto delle animazioni. I movimenti dei personaggi all'interno dei variegati ambienti di gioco appaiono estremamente spontanei e naturali, così come le sue interazioni con ciascun elemento visibile su schermo. Ogni azione, dalla più innocente alla più significativa, è rappresentata con un realismo senza precedenti - quasi spaventoso, oseremmo dire. Le stesse animazioni contribuiscono all'eccellente resa dell'afflizione fisica provata da Ellie durante le sue battaglie, così come contribuiscono all'efficace rappresentazione di quella cruda violenza di cui abbiamo già parlato a più riprese.
C'è da dire che non avremmo mai assistito a un simile spettacolo senza un'interpretazione attoriale adeguata. Applausi dunque per Troy Baker, nei panni di Joel, e in particolar modo per Ashley Johnson, che nelle vesti di Ellie ci ha regalato una performance semplicemente memorabile, al limite della perfezione. Altrettanto straordinarie sono state le interpretazioni dei doppiatori italiani, che non avrebbero nulla da invidiare alle controparti americane: Lorenzo Scattorin e Gea Riva tornano nei rispettivi ruoli di Joel e Ellie per regalarci, ancora una volta, emozioni indimenticabili. Come è stata indimenticabile la colonna sonora, che riporta nuovamente l'elegante firma di Gustavo Santaolalla (I segreti di Brokeback Mountain, Babel), il quale ci delizia con componimenti tanto delicati quanto ammalianti e con brani di assoluta bellezza.
Al termine del lungo viaggio che si è rivelato essere The Last of Us: Parte II ci siamo sentiti stremati, incapaci di metabolizzare quanto appena visto, sentito e provato. Le immagini che animano i frangenti più oscuri di questo racconto sono terribili, proprio perché derivanti da una violenza mai gratuita né ingiustificata, ma tristemente autentica. In tal senso il coinvolgimento del giocatore non può essere solo emotivo, ma anche e soprattutto fisico. Raramente un 'semplice videogioco' è stato in grado di trasmettere questo genere di emozioni con un simile impatto.
Il survival destinato ai giocatori PlayStation 4 ha tutte le carte in regola per ridefinire gli standard della narrazione videoludica, proprio come aveva già fatto, in parte, il suo inobliabile predecessore. Da questo punto di vista, il merito è in buona parte attribuito a Neil Druckmann, regista e scrittore che ha difeso a spada tratta la bontà qualitativa di quest'opera, anche in seguito alla devastante pioggia di leak che ha rischiato di comprometterne l'agognato lancio.
Non siamo soliti assegnare voti numerici ai giochi che recensiamo, ma siate certi che, nel caso dell'ultima opera di Naughty Dog, ci troveremmo davanti a un perfect score. In fine dei conti parliamo dell'ultima perla di un'intera generazione, uno dei pochi titoli a meritare davvero quell'appellativo troppo spesso abusato: The Last of Us: Parte II è un vero capolavoro.
PRO
- Una storia che resterà impressa nelle menti dei giocatori
- Ambientazione variegata, ricca di eccezionali colpi visivi
- Gameplay brutale e, a tratti, frenetico
- Ineccepibile sia sul fronte grafico che su quello sonoro
CONTRO
- Ne vogliamo ancora
62 Commenti
Gli autori dei commenti, e non la redazione, sono responsabili dei contenuti da loro inseriti - infoIl gioco sembra stupendo, come il primo.
E' un gioco che punta tutto sulla storia e dura una ventina di ore, non servono mesi per capire se e' un buon gioco o meno. Una volta finito si ha sicuramente un idea ben definita del valore del titolo.
Anche Polygon non era per niente entusiasta del gioco.
E' un gioco che indubbiamente sarà molto divisivo, tra chi urlerà al capolavoro senza se e senza ma e chi lo bistratterà senza pietà.
Onestamente per quel che mi riguarda questo genere di giochi che fa Naughty dog non mi hanno mai detto nulla e questo TLOU: part 2 non fa eccezione.
Mi sembrano proprio quei giochi che valuti più per la trama che non per il gameplay e di fatto chi li apprezza e chi non li apprezza ti porteranno come unica motivazione quella della trama (da cui sono nate tutte le discussioni e le polemiche sui leak). Non ho mai sentito dire "oh quanto è bello il gameplay di TLOU/Uncharted", perchè di fatto non interessa a nessuno.
anche IGN Japan ha messo su una recensione non positiva.
però tutti i piccoli siti, internazionali, incluso hwupgrade hanno dato 10/10.
purtroppo fa parte della campagna marketing di sony.
il gioco è di 25 ore 10 delle quali sono filler. il gameplay è identico a tlou 1 e fanno i fighi per aver aggiunto il comando "salta". così come dicevano "open world" quando in realtà è lineare come tlou 1.
i personaggi e la storia...lasciamo perdere. guardate la recensione di SKILL UP su youtube per una recensione imparziale. quasi tutto il resto è di parte.
però tutti i piccoli siti, internazionali, incluso hwupgrade hanno dato 10/10.
purtroppo fa parte della campagna marketing di sony.
il gioco è di 25 ore 10 delle quali sono filler. il gameplay è identico a tlou 1 e fanno i fighi per aver aggiunto il comando "salta". così come dicevano "open world" quando in realtà è lineare come tlou 1.
i personaggi e la storia...lasciamo perdere. guardate la recensione di SKILL UP su youtube per una recensione imparziale. quasi tutto il resto è di parte.
Dopo le cavolate che SkillpUp ha detto su The outer worlds non mi fido nemmeno di lui e della sua "imparzialità", per quanto magari questa volta potrebbe averci azzeccato.
Questo gioco può essere valutato nel giusto modo solo se si ha la mente libera da pregiudizi e fanboysmi, ma nessuno di quelli che lo giocheranno avrà questo stato mentale.
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