Una storia che sottolinea come il gaming possa essere ormai considerato professionismo

Una storia che sottolinea come il gaming possa essere ormai considerato professionismo

Segnaliamo l'interessante storia di un giocatore professionista, e di come grazie al gaming riesca a guadagnare abbastanza per vivere dignitosamente.

di pubblicata il , alle 09:18 nel canale Videogames
 
13 Commenti
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marezza09 Ottobre 2014, 09:23 #11
Tutto molto vero se non avessi una responsabile del personale ritardata (e figlia del capo)...cmq ormai MOBA era un torneo di Hon quello che vinsi ormai defunto per lasciar spazio a dota2 e lol
zagash09 Ottobre 2014, 12:42 #12
Originariamente inviato da: fraussantin
Le ferie sono un diritto acquisito e uno le.prende quando vuole.

Ma di certo per un titolare sapere che un dilendente prende le ferie ,per andare a fare un altro lavoro non credo faccia piacere.

Poi io personalmente non vi giudico , anzi visto che siamo in uno stato dove le fabbriche chiudono per una partita di calcio.....


Ma per favore! Le ferie si concordano con il datore di lavoro che non è comunque tenuto a dartele. Ma li leggi i contratti nazionali? Ci sono diritti e doveri ambo le parti. Per esempio il tuo datore di lavoro è tenuto comunque a darti almeno due settimane consecutive in un anno ma per il resto non è obbligato a concedertele.
Techs09 Ottobre 2014, 19:42 #13
Sinceramente trovo che il messaggio che trapela da questo tipo di articoli sul progaming sia fuorviante e pericoloso.

La situazione più simile è quella del tennista o del giocatore di biliardo. Il tennista professionista guadagna quello che vince nei tornei, un po' come un progamer. La domanda è: quanti tennisti riescono a vivere con questo sport, nel mondo? Risposta: sì e no 2-300. E stiamo parlando di uno sport molto popolare, che va regolarmente in onda sulle paytv e sulle reti nazionali di tutto il mondo.

Per parlare di "professione" servono numeri ben maggiori e consolidati. Altrimenti siamo nel campo del fortunello che è riuscito a sbancare, o al massimo di una ristrettissima elite. Sognare è lecito, purché il sogno non si trasformi in pura utopia.

Direi che molto più interessante in questo momento sia la realtà degli youtuber. Per avere un canale di successo bisogna avere uno stile accattivante e proporre contenuti interessanti quotidianamente. Ma almeno non è indispensabile essere dei geni del mouse, cosa che geneticamente è oggettivamente riservata ad un ristretto numero di individui.

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