Recensione Assassin's Creed Unity: la Rivoluzione conservatrice

Recensione Assassin's Creed Unity: la Rivoluzione conservatrice

Il lancio di questo ennesimo capitolo della saga di Assassin’s Creed è stato particolarmente travagliato, soprattutto per le reiterate problematiche di natura tecnica. Nei panni di Arno Dorian veniamo catapultati nella delicata epoca rivoluzionaria, in una Parigi minuziosamente ricreata. Le fasi stealth sono state riviste rispetto a Black Flag, così come il sistema di combattimento, sebbene l’impressione generale trasmessa dal gioco ci sia sembrata fin troppo simile alle esperienze già vissute in passato.

di pubblicato il nel canale Videogames
Assassin's Creed
 

Parigi, 1789

Ormai lo sappiamo bene, ad ogni nuovo capitolo di Assassin’s Creed una delle principali novità è espressa dal contesto storico di riferimento. Dopo essere andati dalla Terra Santa all’Italia, per poi passare da Istanbul agli Stati Uniti d’America e concludere con le scorribande tra Cuba e il mare dei Caraibi, la capitale francese nella sua fase rivoluzionaria era un approdo quantomeno auspicabile. Non a caso se ne vociferava da tempo, anche sulla scorta dell’entusiasmo dimostrato dai fan nei confronti di questa ambientazione.

Dal punto di vista artistico, la città di Parigi raffigurata in Unity offre un colpo d’occhio davvero importante e degno di essere notato. Ovviamente questo livello di dettaglio ha richiesto un’attenta e approfondita attività di ricerca, che ha permesso di ricostruire la struttura della città attraverso oltre 150 mappe d’epoca, consentendo così al team di rendersi conto dei principali cambiamenti morfologici avvenuti in quegli anni difficili e tumultuosi. E’ la prima volta, in senso assoluto, che l’ambientazione di Assassin’s Creed viene ricostruita con una tale attenzione per i particolari, non senza le dovute difficoltà, essendoci alle spalle un approfondito lavoro di ricerca.

Come ha precisato il level design director, Nicolas Guerin, Ubisoft Quebec ha avuto la fortuna di doversi documentare su una città particolarmente ricca di materiale storico ancora intatto, contrariamente a quanto era avvenuto per altre location ed epoche storiche che caratterizzavano i capitoli precedenti. Molti membri dello studio sono di nazionalità francese o originari del Canada di sponda francofona, pertanto è stato più semplice ottenere il materiale adatto, fin dalle prime fasi dello sviluppo. Ubisoft ha assoldato anche numerosi storici per poter ottenere dettagli più approfonditi e offrire una visione d’insieme più accurata a quei segmenti dello studio impegnati nella realizzazione degli edifici, delle strade, ma anche dei vestiti dell’epoca e di altri dettagli di particolare importanza.

Grazie al prezioso supporto del nuovo motore grafico AnvilNext è stato poi possibile dare vita al caos della Rivoluzione francese, permettendo così al giocatore di avere di fronte ampie folle di persone disseminate per le strade, nelle piazze e nei cortili della capitale francese, con ben 5000 personaggi guidati all’unisono dall’IA durante le fasi di esplorazione. Nonostante la morfologia di Parigi lo consentisse, in questo capitolo non è stato reintrodotto l’impiego del cavallo, così come non viene consentito l’utilizzo delle carrozze, che si incontrano talvolta ai lati delle strade. Data l’estensione territoriale della mappa si è comunque optato per un sistema di trasferimento rapido, che tra l’altro è disponibile all’uso fin dalle prime ore di gioco, contrariamente a quanto avveniva in passato.

Come da tradizione per la saga, mettersi a camminare per la città significa entrare in contatto con un’elevata quantità di edifici storici, riprodotti nei minimi particolari. Tra questi l’immancabile Notre Dame e l’iconica Bastiglia, ma anche la Conciergerie, il Cimitero degli Innocenti o ancora la cattedrale di Saint Eustache. Inoltre sono stati riprodotti interi quartieri, come la Corte dei Miracoli, che all’epoca era la zona più povera e malfamata della città, oppure il Marais, che invece era l’area di lusso, situata nel centro di Parigi. Vi è poi una sostanziale novità, per quello che riguarda l’esplorazione, costituita dalla possibilità di introdursi per la prima volta all’interno di edifici, entrare da porte e finestre per poi sbucare in vie antistanti, un altro dei vari modi utili a far disperdere in fretta le proprie tracce.

Peraltro la ricostruzione effettuata da Ubisoft Quebec è stata solamente in parte uniformata alla fedeltà storica. Nella Notre Dame del 1989, ad esempio, la guglia era realizzata in legno e solamente in epoche successive venne sostituita dall’attuale versione in pietra. Come ha spiegato la senior level artist Caroline Miousse, per l’esatta riproduzione di Notre Dame non sono mancate nemmeno problematiche di copyright, che hanno impedito di fare diversamente. Lo stesso discorso vale anche per la Bastiglia, che nel gioco permane come edificio iconico anche in seguito ai moti del 1789 e alla sua distruzione, avvenuta proprio in quei mesi. L’obiettivo insomma non era tanto quello di risultare a tutti gli effetti minuziosi sul piano storico, ma di mettere a disposizione del giocatore un setting accattivante, distintivo e quanto più credibile nel suo complesso. E sotto questo punto di vista Unity riesce benissimo nel suo intento: i dettagli e le incongruenze storiche passano con decisione in secondo piano di fronte ad un’esperienza esplorativa che garantisce ai giocatori di immergersi in un immaginario molto rappresentativo come quello della Rivoluzione Francese.

Certamente, questo tipo di filosofia potrebbe essere avversata da chi teme un “imbastardimento” della verità e accuratezza storica, ma questa querelle ci sembra abbastanza priva di fondamento. In definitiva, l’intento di Unity non è quello di istruire, solamente di intrattenere. In secondo luogo, molte delle incongruenze paventate sono opinabili, oppure sfuggevoli all’occhio del consumatore comune. Ci si riferisce soprattutto alle critiche sui particolari del vestiario o a dettagli secondari dei palazzi, che non paiono di fondamentale rilevanza e non minano l’immedesimazione del fruitore. Sul piano delle opinioni ci riferiamo invece alle recenti dichiarazioni, rilasciate dalla sinistra francese, sulla rappresentazione che nel gioco viene data di Maximilien de Robespierre. Le posizioni degli stessi storiografi sono state discordanti nel tempo, quindi non è poi così strano che Ubisoft abbia deciso di scegliere una di queste tesi per la propria rappresentazione dei fatti, optando per quella che si adattasse meglio alle esigenze narrative di questo capitolo.

 
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