Sacred 3: Requiem per un Action RPG

Sacred 3: Requiem per un Action RPG

Eccovi la recensione di Gamemag di Sacred 3, il capitolo della nota serie che applica una considerevole inversione di tendenza rispetto alle classiche meccaniche di gioco di Sacred.

di pubblicato il nel canale Videogames
 

Elementi positivi

È davvero un peccato aver riscontrato così tanti problemi, soprattutto perché la produzione di Keen Games si presenta molto bene. La grafica del gioco è pregevole e convincente: i modelli dei personaggi di gioco (protagonisti ed avversari) sono tutti ben realizzati e animati, gli scenari sono abbastanza variegati e riccamente dettagliati, la palette cromatica utilizzata è vivida e brillante e l'uso degli effetti grafici è sempre efficace, anche se qualche volta scontato.

La direzione artistica fa il suo dovere, sia nel mutuare elementi classici del lore della saga, sia introducendo nuovi elementi e personaggi che bene si incastonano nella serie complessiva. Il char design è molto riuscito, sia per i protagonisti che per i tanti boss che incontreremo sulla nostra strada, e la loro caratterizzazione è curata. Le sequenze di intermezzo tra le fasi di gioco sono molto più numerose (a causa della struttura distinta dei livelli) e sono realizzate con disegni a chine colorate, animati minimalisticamente (stile molto in voga di questi tempi), suggestive quanto basta per lasciarsi guardare. Se aggiungiamo che anche i menu e gli elementi della GUI sono curati, è evidente che la confezione complessiva di gioco è decisamente riuscita, giudizio che può solo confermarsi quando viene apprezzata in movimento, fluida e senza sbavature o rallentamenti.

È vero anche che la struttura segmentata degli scenari aiuta a gestire meglio le risorse, e non è paragonabile con le distese sconfinate dei mondi aperti e completamente esplorabili dei primi due capitoli, ma almeno qui abbiamo un comparto tecnico solido, senza particolari bug o problemi.

Anche il comparto sonoro fa il suo dovere, in particolare abbiamo apprezzato le musiche, minimaliste ma suggestive, e il buon doppiaggio in lingua originale (per i non anglofoni ci sono i sottotitoli), ma dobbiamo evidenziare un difetto abbastanza fastidioso.

Fin dal filmato introduttivo che ci introduce all'incipit della trama, noteremo una vena ironica nella narrazione: caratteristica comune della serie di Sacred, direte voi. Peccato che in breve scopriremo che tutti i dialoghi e le righe della sceneggiatura sono infarcite di battutine, allusioni e scherni che enfatizzano la volontà di non prendersi sul serio (e ci può stare), ma la loro lega è spesso infima, e la loro frequenza è così elevata che risulta forzata (per la serie "simpatico a tutti i costi"), troppo verbosa e a tratti stucchevole.

 
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