Recensione The Last of Us: la nuova perla di Naughty Dog

Recensione The Last of Us: la nuova perla di Naughty Dog

Chi pensava che Uncharted rappresentasse un punto di arrivo per Naughty Dog dovrà ricredersi. L’ascesa di questo studio è inarrestabile, ogni nuova IP che viene messa sul mercato stupisce per la quantità di idee proposte e la qualità dell’intrattenimento offerto. Due protagonisti legati a doppio filo, una trama dal ritmo inaspettato e un gameplay che va a pescare tra i generi, sono soltanto alcune delle caratteristiche che ci consentono di collocare The Last of Us nel ‘gotha’ assoluto del videogioco.

di pubblicato il nel canale Videogames
 

Naughty Dog: quasi vent’anni a stretto contatto con Sony

Quando si deve discorrere di Naughty Dog il rischio più o meno diffuso è quello di risultare prevedibili, o peggio di apparire scontati. Una sensazione spiacevole il giusto, dovuta soprattutto agli eccellenti risultati conseguiti nel tempo da questi talentuosi sviluppatori, ma che paradossalmente sembra anche rappresentare il sentimento che alberga più o meno da sempre nelle menti di questi ultimi. Parliamo della volontà costante di stupire il pubblico, senza mai rimanere troppo a lungo statici sui medesimi progetti.

Dalla metà degli anni ’90 la casa stanziata in quel di Santa Monica non ha conosciuto battute a vuoto, ma al contrario ha intrapreso un costante percorso verticale, che l’ha condotta nel novero degli studi più acclamati e di qualità dell’intera industria. A ben vedere, la filosofia di questo team si basa sulla capacità di evolversi continuamente e sulla crescente esperienza. E’ infatti evidente come il percorso di Naughty Dog sia stato sempre delineato tenendo a mente i limiti, anche espressivi, degli hardware con cui il team doveva interfacciarsi. Un approccio pragmatico, molto efficace, scandito dalla proposizione di un’inedita trilogia ad ogni nuova generazione di console. In sintesi si trattava di variare l’offerta, ma solo a tempo debito, senza forzare i tempi o bruciare le tappe.

Agli esordi della partnership con Sony, Jason Rubin ed Andy Gavin decisero di prendere le mosse da un’idea relativamente semplice, dando alla luce quel Crash Bandicoot che in tempo zero fu identificato come mascotte della prima PlayStation. Con l’avvento di PlayStation 2 la necessità di rinnovati stimoli condusse all’ideazione della trilogia di Jak & Daxter, e venne così posizionato un altro “mattoncino” nel già interessante curriculum dello studio, suffragato da ampie differenziazioni nello stile di gioco, soprattutto tra il primo e il secondo capitolo della serie.

Con la nascita di PlayStation 3 i fan attesero con curiosità l’annuncio di una nuova avventura nei panni di Jak e del suo improbabile collega, ma la strada maestra di Naughty Dog era tracciata. Sotto la rinnovata guida di Evan Wells e Christophe Balestra nacque Uncharted, interpretato di fatto come la consacrazione definitiva. Ci fu un radicale cambio di genere, la creazione di nuovi personaggi carismatici e un approccio mediamente più maturo. Le console di nuova generazione garantivano possibilità che fino ad allora erano state precluse e questo fattore poteva efficacemente riflettersi sui contenuti, le tematiche e l’approccio ‘tout court’ della compagine californiana. I padri fondatori avevano nel frattempo lasciato l’azienda, ma il talento di chi era rimasto era pronto ad esprimersi con rinnovato e prorompente dinamismo.

Lo sguardo all’attualità ci permette di chiudere il cerchio della nostra riflessione introduttiva. Di nuovo, la filosofia evolutiva di Naughty Dog ci ha regalato The Last of Us. Per la prima volta in quasi vent’anni lo studio ha deciso di dare vita ad una seconda proprietà intellettuale durante il medesimo arco generazionale. E’ cambiato ancora il genere, questa volta crossover, a metà strada tra le dinamiche di sopravvivenza dei survival horror, efficaci soluzioni action-stealth e un sapore adventure che viene comunque mantenuto anche grazie alla tematica del viaggio e ad uno stile grafico ancora molto colorato, a dispetto del setting post-apocalittico.

Ancora non sappiamo se nella next-gen ormai alle porte Uncharted sarà destinato all’archiviazione, come già è avvenuto in passato con Crash e Jak. Sembra difficile, alla luce del successo riscosso, ma non ci sarebbe da stupirsi se Naughty Dog mantenesse intatta la sua tradizionale coerenza. Quel che è certo, per il momento, è che l’esperienza che abbiamo vissuto in The Last of Us ci è piaciuta un sacco, ci ha saputo emozionare ed esaltare come pochi altri titoli in questi anni.

 
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