Recensione Dishonored: finisci la storia senza uccidere nessuno

Recensione Dishonored: finisci la storia senza uccidere nessuno

La nuova IP di Arkane Studios in questi mesi è stata sotto i riflettori e ha affascinato per quanto di buono sembrava poter offrire. Dopo aver analizzato approfonditamente il gioco possiamo affermare con sicurezza che Dishonored costituisce una delle più liete sorprese di questo 2012. Merito di meccaniche stealth ben realizzate, di una grande levatura artistica delle ambientazioni e di una trama dagli esiti non banali.

di pubblicato il nel canale Videogames
 

Corvo Attano, un uomo ‘nel posto sbagliato, al momento giusto’

Dunwall è la capitale dell’Impero ma non è più un posto sicuro. Da tempo una terribile epidemia di peste la sta flagellando e qualsiasi tentativo di trovare una cura si è dimostrato inefficace. La popolazione continua a morire, le strade pullulano di infetti ma l’Imperatrice non intende lasciare nulla di intentato. Proprio per questo ha deciso di inviare Corvo Attano, il proprio fedele Lord Protettore, in un lungo viaggio presso altre popolazioni, anch’esse impegnate a combattere l’inesorabile avanzare dell’epidemia, vero e proprio flagello in moltissimi territori.

Il gioco inizia proprio al termine di questo viaggio, durato oltre due mesi. Il Lord Protettore sta finalmente per ritornare a casa, ma non porta in dote buone notizie. Scortato su una barca attraverso il fiume Wranhaven - che tornerà spesso in scena per tutto il corso dell’avventura – giunge al palazzo reale e incontra Emily, giovane figlia dell’Imperatrice, che lo conduce dalla madre, mentre quest’ultima si trova a colloquio con il Capospia di corte, che viene presto congedato.

Corvo comunica alla sua protetta che gli sforzi sono stati vani e che è dovuto ritornare, suo malgrado, a mani vuote. Rapidamente nel giardino reale compaiono alcuni misteriosi sicari, che in pochi istanti assassinano l’Imperatrice e rapiscono la figlia Emily. Palesemente incastrato dal Capospia di corte, il protagonista viene subito incriminato dell’assassinio e rinchiuso nella prigione di Coldridge in attesa del processo. Una vicenda iniziale che a ben vedere riporta alla memoria Geralt di Rivia dopo l’assassinio di Re Foltest in The Witcher 2.

Le sequenze riprendono sei mesi dopo quando Corvo, ormai condannato a morte per il presunto crimine commesso, è in attesa di essere giustiziato. Il Capospia di corte, Hiram Burrows, divenuto nel frattempo il temibile e cinico Lord Reggente dell’Impero, si pavoneggia di averlo incastrato e che nessuno scoprirà mai la verità su quanto realmente accaduto. Un uomo nel posto sbagliato al momento giusto, per l’appunto. Un capro espiatorio necessario per poter legittimare l’acquisizione di potere di Burrows e la sua nuova politica di sterminio dei Piangenti (i contagiati), anche di coloro ad uno stadio ancora iniziale della malattia.

Dopo essere stato torturato e ricondotto in cella in vista dell’imminente impiccagione, Corvo riceve un pasto inatteso da una delle guardie, ‘da parte di un amico’. Al di sotto del cibo un messaggio anonimo è accompagnato dalla chiave della cella e da alcune istruzioni su come evadere di prigione e trovare un primo equipaggiamento utile.

Ed è proprio in questo momento che il giocatore inizierà ad assumere familiarità con il sistema di gioco di Dishonored, dovendo uscire di soppiatto dal complesso e raggiungere un certo Samuel, che scorterà l’ormai ex Lord Protettore dai suoi misteriosi alleati o come amano definirsi: i Lealisti. Avrà così inizio un percorso di vendetta nei confronti di chi ha infangato il suo nome, una risalita che condurrà Corvo su sentieri inesplorati, facendolo diventare un’ombra, una letale macchina di morte che agisce nel silenzio.

 
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