PlayStation Vita alla prova del laboratorio

PlayStation Vita alla prova del laboratorio

Dopo alcuni test di laboratorio, siamo in grado di esprimere un giudizio definitivo sulla nuova console portatile di Sony. Destinata ai giocatori hardcore, può fare breccia in un mercato sempre più complesso e che riguarda ormai esigenze videoludiche così distanti tra loro?

di , Rosario Grasso pubblicato il nel canale Videogames
SonyPlaystation
 

Sotto la scocca

Disassemblare PlayStation Vita, nonostante le ridotte dimensioni del dispositivo, non è operazione complessa, come nel caso delle altre console, domestiche o portatili che siano. Il sistema portatile di Sony è pensato in maniera modulare, con una serie di rivestimenti a guscio fino ad arrivare alla lamina che protegge la circuteria di base della console. Il design modulare si traduce, oltretutto, in costi di riparazione più contenuti visto che le piccole parti possono essere così rimpiazzate individualmente e con facilità.

Solo una parte della console, ovvero il touchpad posteriore, è incollato al resto del sistema con adesivo, mentre le altre parti sono fissate con delle viti. La batteria, inoltre, non è immediatamente accessibile, ma può comunque essere smontata e rimossa senza grandi complicazioni da una persona con media esperienza nel disassemblaggio armata dell'appropriato giraviti.

La batteria di PS Vita si contraddistingue per un amperaggio di 2.210 mAh. La lotta per l'autonomia è sempre complicata per un sistema esoso di risorse come il nuovo sistema di Sony, e non è completamente vinta. Molti giocatori avrebbero gradito maggiore autonomia, anche se la console portatile Sony da questo punto di vista vince la sfida con Nintendo 3DS, che ha una durata della batteria inferiore. Non c'è paragone, invece, con la batteria del Nuovo iPad, che si contraddistingue per prestazioni nettamente superiori e un amperaggio addirittura di 11.560 mAh. D'altronde si tratta di un confronto impari per via del maggiore spazio a disposizione che si ha nel caso del tablet Apple.

La parte frontale in plastica è fusa con il display OLED, che difficilmente può essere separato dal resto della scocca, e ciò rende il rimpiazzamento del display più costoso. Insomma, se rompete il display probabilmente può diventare conveniente ricomprare nuovamente la console, in considerazione degli elevati costi di assistenza che caratterizzano questa componente della console.

Nonostante le piccole dimensioni delle componenti, il disassemblaggio procede senza grandi intoppi, favorito, come dicevamo, dalla modularità con cui sono disposte le stesse componenti. Una menzione merita la circuiteria che gestisce i due dorsali, che si trova chiaramente ai margini esterni del dispositivo. Non è molto dissimile da quella impiegata da Sony nei precedenti modelli di PSP, anzi il sistema sembra del tutto uguale addirittura a quello che si trovava nell'originale PSP. Alla base dei dorsali c'è la scheda che gestisce l'interfacciamento e si occupa del funzionamento dei vari pulsanti che vediamo sulla scocca principale. Anche questa scheda è pensata all'insegna della modularità, si rimuove facilmente e può essere sostituita, dall'assistenza, senza un lavoro troppo grosso in caso di malfunzionamenti.

Sotto la lamina di alluminio centrale, come dicevamo, ci sono i chip principali. Questa lamina è molto sottile e fragile, e quindi va rimossa con particolare attenzione se non si vuole piegarla irrimediabilmente. Si tratta del passaggio più complicato del processo di disassemblaggio, richiedendo uno strumento di apertura in plastica. Una volta completata l'operazione ecco che la scheda madre viene fuori e può essere maneggiata con estrema facilità con una sola mano. Le sue dimensioni, infatti, sono estremamente contenute, come è possibile vedere dalle foto sparse qui intorno.

Nella parte destra notiamo il modulo di memoria NAND flash fornito da Samsung e contraddistinto dalla sigla KLM4G1FE3A-F001. Sotto c'è un ulteriore modulo, contrassegnato dalla dicitura Fujitsu MB44C026A. Subito sopra il primo dei due chip, quello Samsung, troviamo il SoC per la gestione della connettività WLAN/Bluetooth/FM, fornito da Marvell. Nella parte retrostante della scheda madre, invece, ci sono il chip per la gestione del codec audio, prodotto da Wolfson Micro, il chip per il giroscopio realizzato da STMicroelectronics e l'accelerometro su tre assi di Kionix.

Tornando nella parte frontale, al centro della scheda madre, risiede il cuore di PlayStation Vita, ovvero il SoC Sony CXD5315GG. Si tratta di un processore multistrato al cui interno troviamo sia la GPU quad core fornita da PowerVR sia la CPU ARM Cortex A-9, anch'essa in configurazione quad core. La presenza in un unico SoC di due processori quad core rende PlayStation Vita uno dei dispositivi portatili con maggiore capacità computazionale, e i risultati grafici che abbiamo analizzato nelle pagine precedenti non fanno che confermare come PS Vita consenta di avere una grafica pressoché allineata, o di poco inferiore, a quella della sorella domestica PS3.

 
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