Call of Duty Modern Warfare 3: la terza guerra mondiale, senza rivoluzioni

Call of Duty Modern Warfare 3: la terza guerra mondiale, senza rivoluzioni

Recensione della versione XBox 360 di Call of Duty Modern Warfare 3, uno dei giochi che più in assoluto divide le platee. Modern Warfare 3 è un particolare approccio allo shooting che resta esperienza perfetta per rapide sessioni di gioco senza molta tattica, indirizzata principalmente ai fan storici della serie.

di pubblicato il nel canale Videogames
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Single player: setting e plot

Lo scenario immaginato da MW3 è potente e apocalittico (per quanto decisamente esagerato: troppo ‘facile’ nei suoi sviluppi). Prendendo il là dalla conclusione di MW2, ci troveremo alle prese con qualcosa di molto simile a un terzo conflitto mondiale (WW3, con un facile ed efficace parziale capovolgimento del logo del gioco). La Russia, grazie all’intervento intestino (e ingannevolmente costruito) di ultranazionalisti, che la rivorrebbero potenza egemone, si è convinta a dichiarare guerra agli Stati Uniti, invadendoli.

Come in MW2, anche in questo nuovo COD, seguiremo, in parallelo, le vicende belliche ‘primarie’ e gli sforzi ‘sotterranei’, che task force speciali e uomini di potere di entrambi gli schieramenti, stanno portando avanti per porre fine alla guerra. Si tratterà, insomma, di dare una conclusione a quanto iniziato con MW1, quando cominciammo a seguire le vicissitudini del Capitano Price, di Soap Mac Tavish e dell’epic-villain Vladimir Makarov.

Con questo espediente, davvero molto aggressivo, ci troveremo ad assistere a tutte le atrocità che la guerra moderna potrebbe portare nelle strade delle più grandi città del mondo, devastate – anche nei loro monumenti maggiormente iconici – dal conflitto. Scelta coraggiosa e ‘scomoda’. Ma decisamente azzeccata. Combattere porta a porta, in città che conosciamo e che, magari, abbiamo anche visitato, dà tutta un’altra drammaticità, rispetto a scontri che potrebbero avvenire in anonime location ‘minori’ o in piatte installazioni militari. Tanto più che, come quasi solo in COD accade, durante le missioni in città, avremo una pesante, realistica e consapevole interazione con i civili. Certo, forse si potrebbe ‘osare’ di più, mostrando in modo ancora più credibile gi effetti della guerra anche sui non militari. Ma da questo punto di vista, Sledgehammer ha fatto molto più di quanto la media dei produttori realizza.

Durante tutta la campagna, come detto, salteremo costantemente tra i vari protagonisti di questa sporca vicenda. Da un lato seguiremo le forze Usa ‘sul campo’, impegnate in operazioni che frenino l’avanzata dell’esercito russo; dall’altro seguiremo le vicissitudini di Soap, task force clandestine e di uomini di potere, che si sforzeranno di bloccare Makarov e porre fine alla guerra, favorendo l’apertura di vere e proprie trattative di pace.

Tendenzialmente, le missioni ‘più belliche’ funzionano meglio. Sono forse meno epiche e spettacolari, ma danno sensazioni più reali e militari. Di fatto, sono anche quelle meno scriptate e in cui sembra più necessario coordinare i propri sforzi con le unità d’assalto. Sono i momenti in cui MW 3 ‘dà di più’: è in esse, infatti, che si combatte nelle strade delle grandi città, che si tocca con mano il dramma dell’invasione russa, che si ha la sensazione di ‘spostare gli esiti’ del conflitto. E’ in esse che si vivono i momenti più vari (per la molteplicità delle situazioni e la gran varietà di armi e mezzi utilizzati) e quelli più ‘militarmente’ validi (la contro invasione di Amburgo, per esempio).

Le missioni di infiltrazione, con Price, Soap e compagnia bella, invece, deludono. Tanto per cominciare, sanno di già visto. Quasi fossero un tributo reiterato ed eccesivo alle spettacolari sezioni stealth dei precedenti MW. Ma il vero problema, sta nella loro semplicità e linearità. Eccezion fatta per le ultime infiltrazioni, infatti, queste sezioni di gioco, si svolgeranno sempre troppo semplicemente, senza quasi nessuna possibilità di essere scoperti o di venir davvero messi alle strette dai difensori. Di fatto, basterà seguire mosse e indicazioni dei nostri superiori, per arrivare in fondo. Laddove, di solito, saremo inevitabilmente localizzati e dove, quindi, dovremo riprendere a sparare secondo modalità ‘classiche’. E non ci saranno mai situazioni intricate, dove dover sudare le proverbiali ‘7 camice’.

In più, anche gli eventi ‘chiave’ di queste missioni – oltre a non essere quasi mai innovativi – saranno decisamente banalizzati. Nessuna vera difficoltà nel cecchinare da distanze siderali, nessun vero problema nel trasportare – durante la fuga – un compagno ferito, nessun problema di deambulazione (se non nei primi 10 secondi), dopo essere sopravvissuti a una super-esplosione. Quasi che la natura di ‘mass-market’ di COD si dovesse riverberare anche nei passaggi centrali del gameplay. Così, anche i momenti che dovrebbero suggerire epicità, risultano anonimi.

 
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