Risen 2: Piranha Bytes spiega come si crea un rpg hardcore

Risen 2: Piranha Bytes spiega come si crea un rpg hardcore

Piranha Bytes ha organizzato una nuova presentazione per la stampa italiana di Risen 2 Dark Waters, il suo ultimo gioco di ruolo destinato a giocatori hardcore. Abbiamo avuto modo di vedere tre nuove location e di giocare la parte iniziale dell'atteso rpg. All'interno l'intervista con Daniel Oberlerchner, brand manager di Deep Silver.

di pubblicato il nel canale Videogames
 

Civiltà e antiche rovine

A questo punto si torna su PC per la location successiva. Si tratta di un luogo decisamente più civilizzato con navi ed edifici, oltre che gente che esegue le proprie mansioni quotidiane. Si possono origliare le conversazioni spontanee tra personaggi non giocanti e trovare in questo modo delle quest secondarie. La città in cui è ambientata questa parte di Risen 2 è decisamente più viva rispetto alle città del primo capitolo, all'interno di uno scenario più colorato e con illuminazioni più efficienti.

Le indagini sono molto simili a quelle del primo capitolo: spesso bisogna sentire diversi personaggi per trovare degli indizi su come proseguire, e individuare, ad esempio, il colpevole di un assassinio o risolvere dei problemi economici di un piccolo imprenditore. La maggior parte delle quest, inoltre, possono essere completate in modo diverso.

Adesso il brand manager di Deep Silver mostra uno dei tanti espedienti possibili in Risen 2. Gli sviluppatori, per corroborare ulteriormente l'ambientazione piratesca, hanno infatti inserito dei modi con cui il giocatore può imbrogliare gli altri personaggi, raggirandoli sia nei dialoghi che nei combattimenti. L'espediente mostrato consiste in una scimmia: è richiamabile da un menu di selezione rapida e, una volta attivata, viene interpretata in prima persona.

Il giocatore può quindi spostare la scimmia all'interno del mondo di gioco, può aprire le casse e si può intrufolare nei negozi, rubando degli oggetti. Nei dungeon, invece, la scimmia può essere usata per individuare le trappole. Ci saranno altri animali gestibili come questa scimmia e, come detto, altri tipi di espedienti per aggirare i personaggi non giocanti.

Come nel primo Risen ci si può coricare, portando avanti il tempo nella simulazione, e mangiare. Gli sviluppatori hanno infatti pensato a una completa gestione dell'alternanza tra il giorno e la notte, oltre che alle condizioni meteo variabili. Piranha Bytes ha rivisto il sistema di combattimento, aggiungendo più animazioni e inserendo le armi da sparo, che sostituiscono le balestre del primo capitolo.

Si usano come in uno sparatutto in prima persona. Possono essere estratte con il grilletto sinistro (su PC si può giocare con il gamepad di XBox 360, ma il gioco rimane ovviamente strutturato su mouse e tastiera) e si spara con il grilletto destro. Quando si impugna un'arma compare un cerchio, che individua la possibile destinazione della rosa di proiettili sparata da quell'arma. Ci sono diverse armi da sparo in Risen 2 e ognuna di esse varia per caratteristiche, che riguardano il rate di fuoco e la possibilità di andare a segno, e possibili potenziamenti.

Un'introduzione importante nei combattimenti riguarda poi i cosiddetti "attacchi direzionali", attraverso i quali si potrà controllare la direzione del colpo sferrato durante l’azione dell’eroe. Pertanto, se un nemico si trova alle spalle del personaggio interpretato dal giocatore, si potrà premere il pulsante di attacco e uno dei tasti direzionali per colpire chi cerca di insinuarsi alle spalle.

La terza location era ambientata all'interno di antiche rovine. Serve per mostrare i combattimenti contro gigantesche creature e la gestione dell'equipaggio. Una parte del menu, infatti, prevede la gestione dei personaggi che fanno parte della crew organizzata dal giocatore per portare a compimento le sue missioni tra i mari. L'equipaggio potrà fare parte di un'imbarcazione e seguirci fino alla missione, aiutando nei combattimenti.

In questo caso, altri quattro soldati combattevano a fianco dell'eroe senza nome e affrontavano una squadra di indigeni. Mentre i primi sono dotati di moschetti, i secondi riescono ad attaccare solo attraverso combattimento ravvicinato. Mentre gli indigeni, tra urla e imprecazioni, si lanciano contro i soldati dotati di moschetto, questi si organizzano per l'attacco con le armi da sparo. L'eroe chiede di aspettare e nel momento in cui gli indigeni sono a distanza copribile dal fuoco dei moschetti, ordina di sparare.

Scatenano così la reazione magica del capo degli indigeni, che invoca un gigantesco golem di pietra. La battaglia che ne viene fuori coinvolge diversi personaggi: diventa caotica e indecifrabile. Il giocatore attacca il capo degli avversari e conquista la sua arma. Con questa può controllare il golem e, finalmente, infilarlo mortalmente.

 
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