Red Dead Redemption: l'ultima frontiera del free roaming

Red Dead Redemption: l'ultima frontiera del free roaming

Rockstar crea un indimenticabile mondo western e, al seguito di un pistolero in cerca di giustizia, ci catapulta nel più grande e vasto gioco sandbox di sempre (articolo e videoarticolo sono stati curati da redattori differenti, per cui le conclusioni divergono in alcuni punti Ndr).

di pubblicato il nel canale Videogames
 

Mother nature's son

Il sud del New Austin e il nord del Messico sono l’interessante scenario del gioco. Ed ecco il primo punto straordinariamente a favore di Redemption: il mondo di gioco è grandissimo. Ma, ancora più notevolmente, è davvero ampio. Le tre macro-zone di gioco, a livello di kilometraggio, tengono testa alle altre produzioni Rockstar. Ma è nella loro vastità che lasciano il segno: la linea dell’orizzonte è pressoché infinita.

Il New Austin offre gli scorci più vasti e toccanti della storia del videogioco. Anche perché sono magistralmente realizzati. Per prima cosa la complessità geologica degli scenari di Redemption è quantitativamente inarrivabile. Alture, montagne, gole, canyon creano paesaggi complessi e credibili. Utili per le possibilità di gioco e splendidi da attraversare.

Importantissimo: questi scenari sono ‘decorati’ con estrema maestria: prateria, foresta, deserto, pietraia, cactus, paludi, corsi d’acqua e polvere (soprattutto). Ogni elemento è nella posizione più corretta e contribuisce a farci ‘sentire’ davvero sulla frontiera, nel vecchio West (e stavo quasi dimenticando la doverosa menzione per il cielo: enorme, come solo gli Usa sanno regalare. E ricchissimo di varietà: pioggia, nuvole, sole dal diverso ‘calore’ a seconda del momento del giorno, e meravigliose stellate).

Non ci sono nè la giungla urbana né la folla cittadina di Gta. Qui è protagonista la natura. Esaltata da un ecosistema realistico e molto ricco. Le lande di Redemption, infatti, sono popolate di una rosa davvero ingente di animali. Il cui comportamento (tra di loro e nei confronti dell’uomo) è quasi sempre magistralmente realizzato: per esempio, se il branco di lupi non esiterà ad assaltare il cavaliere solitario, tendenzialmente più timidi saranno i coyote, consci della loro minor forza.

Menzione particolare per il lato da ‘fattore’ di John Marston. Per sdebitarsi con i MacFarlane, infatti, il nostro si darà da fare come rancher (potendo poi utilizzare le abilità apprese nella tenuta dei MacFarlane un po’ dappertutto), domando cavalli, guidando mandrie, pattugliando piantagioni, andando a caccia di selvaggina. Proprio questo rapporto con la natura si rivela essere uno dei settori del gioco più convincenti e gratificanti. Quasi ognuna delle attività summenzionate si realizza in modo divertente e sufficientemente impegnativo, facendoci davvero sentire parte di un sistema economico e naturale come in poche altre situazioni virtuali.

In particolare, va citata la gestione del cavallo. Realizzata magnificamente, la cavalcata è uno dei cuori pulsanti di Redemption. E il dover/poter creare un rapporto ‘unico’ con il proprio destriero (rendendolo, magari dopo averlo catturato e domato, più fedele e resistente grazie a un uso accurato e continuato) è garanzia di soddisfazione, anche se forse tutto avviene con un po’ troppa semplicità. È comunque un pregevole tocco di realismo, perché nel west il cavallo era uno dei beni più preziosi per ogni uomo, non uno strumento usa e getta.

La natura del New Austin, con la sua coerenza, il suo realismo e la sua complessità, è un pezzo fondamentale di ciò che rende Redemption il miglior gioco sandbox della storia.

 
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